Flashback 3 - Virginia Road

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{27/Gennaio/2005  Londra}

Il cielo era quasi completamente avvolto dalla nebbia. L'aria umida, come se avesse appena piovuto.
L'inverno a Londra sapeva essere freddo e pungente, un po' come le persone che ci vivevano.
Il fumo delle sigarette si confondeva con quella fitta foschia.
Portò la sigaretta alla bocca guardando verso l'orizzonte completamente bianco. Sembrava essere solo su quella gradinata, circondato dal solito gruppo di ragazzi con cui ormai aveva trascorso più di quattro anni.
Non prestava loro molta attenzione, voleva solo godersi quella fumata per conto suo.
Aveva iniziato a fumare l'estate precedente ormai e dopo aver iniziato, spronato dagli stessi ragazzi, non riuscì più a smettere.
Come poter descrivere la sensazione che si provava ad aspirare una bionda? All'inizio era un po' strano, ma con il tempo ci si abituava. Il solo atto di tenere la sigaretta tra le dita gli dava l'illusione di star ingannando il tempo, era come se ogni tensione, ogni pensiero svanisse, come la città svaniva immersa nella nebbia.
Qualcuno gli tuzzò dietro la spalla.
<<Ehi, ma ci sei!? E' da un paio di minuti che ti sto chiamando.>>
Liam si girò per guardarsi alle spalle, dove un ragazzo dei suoi era seduto su due gradini più in alto.
<<Che vuoi?>> chiese in modo sgarbato portando la sigaretta ad uno dei lati della bocca.
<<Sai... io e gli altri ci stavamo giusto chiedendo... quando cazzo hai intenzione di scopare?>>
I due si guardarono seriamente per un po' di tempo, anche se Liam aveva tutta l'aria di essere piuttosto scocciato dal discorso. Era già da un po' che gli facevano pressione con quella storia e onestamente non ne vedeva la fretta.
Le sue priorità al momento erano altre, non aveva tempo per le ragazze.
Girò la testa da un'altra parte non degnandolo ancora del suo sguardo.
<<Quando ne avrò voglia.>>
Gli altri risero per un po', come se quella che avesse appena detto fosse una battuta. Che trogloditi.
Dopo poco vi fu il silenzio.
Liam riprese a fumare guardando davanti a sé, pur consapevole che quel silenzio sarebbe stato infranto prima del previsto.
<<Hai quasi quattordici anni Liam, non potrai aspettare poi così a lungo.>> affermò un altro ragazzo dietro di lui.
<<Non vuoi diventare un uomo?>>
Che domanda stupida gli venne posta. Se lo voleva? Lo voleva eccome. Tutto il percorso che aveva fatto fino a quel momento era incentrato proprio per raggiungere quello scopo e per quanto quella domanda potesse sembrare a trabocchetto, non poté non richiamare la sua attenzione.
<<Si che lo voglio.>> rispose in modo affrettato guardando ancora davanti a sé.
Il ragazzo di prima emise un versetto, facendo passare qualche prezioso secondo.
Un altro ragazzo, fuori dal coro prese la parola: <<Ho sentito che in via Virginia abita una donna disposta ad andare con ragazzi molto più giovani di lei.>>
Per qualche secondo vi fu ancora del silenzio, interrotto da uno sbuffo del biondo.
<<Non ho intenzione di andare a pagare una prostituta, Nil!>>
<<Ma lei non si fa pagare.>>
Rimase qualche attimo perplesso. Non si faceva pagare? Stava giusto pensando che gli stessero raccontando l'ennesima cavolata, quando Nil riprese il discorso ridacchiando appena.
<<Molti la chiamano "La Sverginatrice di via Virginia". So che sembra una cazzata, ma è tutto vero!>>
Un ragazzo schioccò le dita ridendo: <<Ma certo! Perché non l'hai detto subito? E' quella donna che scopa solo e unicamente con ragazzi giovani e vergini! Non l'ho mai vista ma ne ho sentito parlare.>>
<<Che cazzata...>> fece Liam non badando loro molta attenzione.
<<E' vero! Ho anche il suo indirizzo.>>
Calò nuovamente quello strano silenzio. Ma perché ci tenevano tanto che facesse sesso? Erano cavoli suoi cosa faceva e di certo l'idea di andare da una sconosciuta, sempre e ammettendo che esistesse, non lo entusiasmava più di tanto.
Nil scribacchiò qualcosa su un foglio, scendendo qualche gradino e porgendo il biglietto a Liam.
<<Io te lo do, casomai cambiassi idea.>>
<<Non ne ho bisogno.>>
<<Prendilo.>>
La situazione non si mosse di un millimetro, finché sul volto del ragazzo davanti a sé non apparve uno strano sorrisino.
<<...A meno che, tu non voglia diventare un uomo.>>
A quelle parole incrociò finalmente il suo sguardo, prendendo il biglietto e guardando l'indirizzo preciso all'interno.
Nil rise ritornando al suo posto e tornando con gli altri a parlare dei fatti loro.
Rimase per buona parte del tempo con quel pezzo di carta in mano, guardandolo.
Era una sfida, era sempre così.
Il tempo passò, i ragazzi ritornarono nelle loro rispettive abitazioni. Liam invece continuò a percorrere le strade di quella città ai suoi occhi così spenta e priva di vita.
La nebbia continuava ad avvolgere tutto ciò che toccava.

Erano le undici di sera ormai passate.
Svoltò l'angolo ritrovandosi davanti a sé un cartello con su scritto "Virginia Road". La scritta era ben leggibile.
I suoi piedi si mossero da soli, era come inconsapevole di quello che stesse facendo. Sapeva solo che doveva andarci, anche solo per bussare alla porta e ridere tra sé e sé scoprendo che fosse tutto solo uno stupido scherzo.
In pochi istanti salì nell'abitazione indicata nel foglio, salendo le scale fino all'appartamento della donna.
Sì, la porta sembrava essere quella giusta.
Rimase qualche secondo a fissarla pensando a quanto fosse stupido quello che stava per fare. La Sverginatrice di via Virginia? Era ridicolo solo a pensarci.
Bussò alla porta attendendo una risposta. Passarono svariati minuti ma ancora nulla. Era sul punto di andarsene quando la porta si spalancò.
Davanti a sé vi era una donna con lunghi capelli neri legati in una coda. Aveva la pelle pallida, sembrava un vampiro o una qualche creatura dell'oscurità. Aveva del trucco marcato e scuro sul viso.
Una cosa che, in futuro, non si dimenticò mai furono proprio i suoi tatuaggi. Aveva delle rose disegnate sulle braccia e sul collo.
I suoi occhi allungati e neri lo scrutavano, aveva lo sguardo di una cacciatrice, di chi sapeva ciò che voleva.
Bastava guardarla per capire che non fosse né troppo giovane e né troppo vecchia. La sua età poteva variare tra i venti e i trent'anni. Che fosse davvero la donna descritta dai ragazzi?
Quelle labbra scure si schiusero appena, i suoi occhi erano ancora fissi su di lui. Parevano leggergli nel pensiero.
<<Entra.>>
Si scostò dalla porta dandogli lo spazio necessario per entrare. A quella richiesta, non poté fare a meno di procedere.
Pareva un mini appartamento. Era piccolo e buio, illuminato solo da delle candele sparse qua e là.
Era un'unica stanza dove vi era il letto, un piccolo angolo con dei fornelli e un divano, l'unica stanza a parte era il bagno.
L'appartamento era pieno di oggettini strani, etnici, gotici, tribali. Vi erano anche dei simboli che non riconosceva tra di essi. La prima impressione che gli diede fu che quella fosse una specie di accumulatrice di cianfrusaglie, ma dall'ambiente sembrava essere molto di più.
<<Ti piace il mio appartamento?>>
Udì la sua voce alle sue spalle, così si girò istintivamente per guardarla.
<<Chi sei tu?>>
La donna gli rispose con un sorriso, avvicinandosi scaltramente a lui. Posò una mano sul suo mento alzandoglielo di poco. Sorrise ancora.
<<Sei carino... ma hai ancora il viso di un bambino.>>
A quella frase gli scostò bruscamente la mano. Lei rise.
Ma come si permetteva a parlargli in quel modo? Chi diavolo era quella donna? Iniziò a porsi mille domande su ciò che stava accadendo, domande a cui non riusciva a dare una risposta.
<<Perché fai tutto questo? ...Se non è per soldi, allora perché lo fai?>>
La donna lo guardò con il medesimo sorriso che mano a mano si affievoliva.
<<E tu? Perché sei venuto qui da me?>>
Rimasero svariati secondi in silenzio. Quelle domande vagarono nell'aria senza che nessuno dei due provasse minimamente a dare una risposta. Lei lo guardò con uno sguardo furbesco e pieno di sé.
<<Come vedi, nessuno dei due è disposto a rivelare qualcosa di sé. Si parla anche fin troppo in questo mondo.>>
La donna gli si avvicinò levandogli la giacca lentamente e facendola cadere per terra.
E da quel momento, non parlarono più.

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