capitolo 1

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Voi credete nel destino ? Io no ... almeno fino due mesi fa prima che tutta questa assurda storia iniziasse, ma iniziamo dal principio, da quel fatidico incontro sul treno .

Era una mattina fredda, io come consuetudine mi recavo verso la stazione, l'aria secca mi congelava le mani, il mio respiro si addensava in piccoli svapi di vapore che svanivano nel vento.

Arrivato in stazione mi affrettai ad uscire sulla gelida banchina con il biglietto stretto tra le mani, ero molto nervoso e a pagare il prezzo della mia ansia era quel povero pezzo di carta che stringevo ed accartocciavo, ero in anticipo ma nonostante questo avevo paura di arrivare in ritardo al mio primo esame all' università, avevo paura di sbagliare fermata o che il treno si guastasse ed il continuo attardarsi del treno aumentava le mie pene.

I minuti di ritardo si accumulavano sul grande schermo, mi strofinavo le mani con la speranza di scaldarmi, i minuti passavano e sulla fredda banchina la gente incominciava ad addensarsi, c'era chi criticava il sistema ferroviario del paese ed altri invece che raccontavano piccoli anedoti su treni soppressi o ritardi fino a diverse ore, tutti questi discorsi accrescevano le mie ansie sentivo un nodo allo stomaco, quando un rumore di rotaie cancellò dal mio cuore il peso di quelle paure, tirai un grosso sospiro di solievo.

Il treno non era nuovo, aveva molti graffiti sui suoi fianchi ma uno più di tutti gli altri attirò la mia attenzione, era un grosso occhio la cui iride era di un elegante viola che si schiariva verso la grande pupilla nera, il resto del disegno era in bianco e nero e si fermava non più in alto del sopracciglio, il fischio del capo treno mi riportò alla realtà e mi affrettai a salire sul treno.

Il mio paese è in periferia ed a differenza delle fermate successive è facile trovare posto, mi sistemai su un posto da quattro persone quello con l'ambito tavolino estraibile sotto al finestrino, quando il treno partì, tirai fuori il libro per ripassare.

Passarono tre fermate ed io ero immerso ancora nel mio libro, stanco ormai di ripassare riposi il biglietto ormai quasi a brandelli tra le due pagine, quel pezzo di carta ormai sbriciolato dalla mia ansia ora divenne un segnalibro improvvisato, alzai lo sguardo e vidi dal finestrino che aveva piovuto, il paesaggio nascosto da quella leggera foschia tipica delle campagne non offriva grande svago, mi misi allora come facevo durante l'infanzia a guardare le gocce correre sul vetro, seguivo il loro percorso fino a quando non sparivano schiantandosi sul bordo del finestrino.

Il mio sguardo era perso in quel gioco infantile quando una giovane ragazza con tono educato e tranquillo mi chiese : "è libero quel posto ?" indicò con la mano il posto davanti a me, io feci cenno di si e sorrisi ... chi avrebbe mai immaginato che quel cenno avrebbe cambiato la mia vita.

Gli Occhi Della SofferenzaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora