Capitolo 3 (Parte I)

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Un portale sbagliato al momento sbagliato, ecco cos'era accaduto. Ed era tutta colpa sua, che continuava a sfruttare quel potenziale come se fosse stato meno pericoloso del previsto.

Quando Nobu rotolò fra le foglie ebbe appena il tempo di individuare lo Yokai che avrebbe volentieri ucciso se, quel mostro dal corpo di ragno e la testa umana, non si fosse gettato per primo nel portale. E così, il giovane lo aveva seguito, senza avere la minima idea di dove sarebbe capitato.

Con un'imprecazione sulle labbra, Nobu si mise in piedi e cominciò a correre lungo un sentiero delimitato da alberi, infischiandosene del proprio passo pesante. Doveva raggiungere quello Jorogumo, prima che riuscisse a mettere troppa distanza fra di loro.

"Non posso crederci..." mugugnò, prima di avvertire un urlo femminile in lontananza, abbastanza acuto da attirare la sua attenzione.

Forse lo Yokai aveva attaccato qualcuno.

Nobu ricominciò a correre, seguendo le urla e la traccia che lo Jorogumo si era lasciato dietro, spostando fronde e scalciando via i sassi, finché il suo sguardo non trovò quello spaventato di una ragazza avvolta in larghe gonne rosee e intrappolata nella tela che il demone le aveva scagliato addosso. Quest'ultimo pendeva mollemente da un ramo, osservando la vittima con occhi minacciosi.

Le gambe di Nobu si mossero spontaneamente, portandolo ad attaccare prima di poter concepire un piano. Con agilità salì su di un masso e saltò in avanti, aggrappandosi con la mano libera al ramo di un albero e issandosi con tutte le sue forze pur di salire sul robusto prolungamento della pianta.

"Stai tranquilla! Ti salverò!" le urlò, anche se lei non parve comprendere appieno le sue parole.

Lo Shinigami non ebbe tempo di accertarsene e, una volta salito sul ramo, afferrò la katana e la lanciò in direzione dello Yokai, in modo che la lama si conficcasse sopra il collo del demone. Come aveva sperato, il demone si dissolse in una nube di fumo e la sua arma ricadde ai piedi della ragazza braccata.

Fu allora che un sorriso passò sulle labbra dello Shinigami, che non si tirava mai indietro quando si trattava di discorrere in compagnia di belle donne. Sicuramente quella giovane avrebbe potuto fare al caso suo.

Scese con fatica dal ramo, sentendo il sangue colare dal braccio destro, lì dov'era stato ferito prima di attraversare il portale. Non fece neanche in tempo a capacitarsi del taglio che i lamenti della ragazza raggiunsero con prepotenza le sue orecchie.

Nobu recuperò la spada e si affrettò a correrle incontro. Si inginocchiò di fronte a lei e le afferrò il pallido viso in una mano, con delicatezza.

"Tutto bene?" le chiese, ma lei si limitò a strattonare il volto dalla sua presa a rispondergli con delle frasi che il giovane non riuscì a decifrare. Per sua grazia, quella povera vittima, dopo aver esitato, gli si rivolse in una lingua che egli conosceva più che bene: il Cinese.

"Hai intenzione di liberarmi o devo rimanere in queste condizioni ancora per molto?" il suo tono era infastidito, così come il suo sguardo, cosa che provocò in Nobu una risata spontanea.

"Non saprei..." le disse, scostandole con dolcezza una ciocca di capelli dalla fronte, per studiarla ancora meglio. Gli era sempre piaciuto stuzzicare e, in ogni caso, quella ragazza non avrebbe potuto fargli alcun male legata com'era. "Io cosa potrei guadagnarci nel salvare una bella signorina come te?"

Lei si distanziò di nuovo e gli scagliò un'occhiataccia intimidatoria. "Guadagnare? Non guadagnerai assolutamente nulla. Ora liberami da questa tela, sono un'appartenente delle Vere Ossa, non una persona qualunque. Se ti sbrigherai farò finta che tutto questo non sia colpa tua."

Un giorno, tre autunniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora