Capitolo 2

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Chiudo la porta del mio ufficio e raggiungo Gabriella.
Non si è accorta che sono dietro di lei, tanto è concentrata sullo schermo del computer.

-Gabri!- sussulta girandosi di scatto verso di me e scoppio a ridere vedendo la sua espressione sconcertata.
Si porta una mano sul petto e socchiude gli occhi..

-Mio Dio Emma..Io non c'ho vent'anni, mi fai morire di infarto così!- ridacchio dandole una leggera spinta sul braccio.

-E smettila, hai trentacinque anni mica sessanta!-
-Mica sono pochi oh!-
-No infatti, troppi...Sto andando al bar vuoi qualcosa? O vieni con me, ci mangiamo un panino al volo-
-Un panino? Sei pazza siamo a Marzo, sono assolutamente a dieta..L'estate è dietro l'angolo- la guardo sbalordita, cercando di capire se sia seria o meno..Ma a quanto pare lo è parecchio.

-Tu non stai bene..Comunque, che fai? Non mangi?-
-Magari un'insalata..Con tonno-
-Va bene, andiamo-
-Magari anche mozzarella- scoppio a ridere scuotendo la testa e pigio il bottone dell'ascensore.
-Magari anche l'uovo?- spalanca gli occhi e io rido di più.
-Eddai smettila! Lo sai che poi non resisto- piagnucola e io alzo le mani..
-Va bene!-

-Che succede?-
-Niente, che deve succedere?-
-Non lo so, mi hai chiamato tu ed eravamo rimasti che ci saremmo sentiti stasera direttamente!-
-Calmati, non è successo nulla, sono andato un po' prima a prendere Christian-
-Perché prima? Lo sai che poi si abitua e si dispera quando lo devo lasciare per forza fino alle quattro!- lo sento sbuffare e cerco di rilassarmi.
Ammetto di essere odiosa, a volte, ma poi succede realmente così.

-Ok, scusa..Dimmi-
-Hai finito a lavoro?-
-No, finisco tra una mezz'ora, perché?-
-Perché qui c'è un nano che protesta, perché una certa "mami" gli avrebbe promesso il gelato!- sorrido immaginando la scena.
-E vero! Vabè, portalo tu-
-Grazie genio, secondo te non gliel'ho proposto? Vuoi sapere la sua risposta?-
-Spara-
-"No, mami con noi! "- imita la vocina stridula di Christian ed io scoppio a ridere.
-Con tanto di braccia conserte, ti rendi conto? Due anni e già si impone.-
-Certo! È mio figlio..Comunque dai, stacco prima, ci vediamo alla gelateria vicino all'asilo tra dieci minuti-
-Perfetto, hai sentito nano? Mamma sta arrivando- sorrido di cuore quando sento mio figlio esultare in sottofondo..
-A dopo-
-A tra poco- mi corregge. Non gli rispondo e riattacco.
Spengo il computer e afferro la borsa, saluto Gabri ed esco velocemente dall'ufficio montando in macchina.

-Mami!- mi piego sulle ginocchia e spalanco le braccia un secondo prima di essere travolta da mio figlio.
-Ciao topo, dai un bacio a mamma- mi stringe le guance con le manine, baciandomi poi le labbra.
Gli prendo la mano e mi avvicino a suo padre che mi sorride.

-Ciao- lo saluto freddamente, facendo scomparire il sorriso dalla sua faccia.
Si avvicina e Christian gli si attacca alla gamba saltellando.
-Papà ora gelato si!- Stefano storce gli occhi e lo prende in braccio.

-E certo, ora il gelato si..Ruffiano, andiamo va-

Lo seguo dentro la gelateria e cerco di rimanere tranquilla, nonostante i mille occhi addosso.
Non ci farò mai l'abitudine, credo.
Sbuffo, nel momento in cui vedo una ragazzina puntarci il cellulare, sicuramente per fare un video da mandare alle sue amichette.
Stefano se ne accorge e mi guarda, prima di rivolgere lo sguardo verso la ragazza che lo fissa con la bava alla bocca.
Mette via il cellulare cercando di far finta di nulla e abbassa lo sguardo dopo aver incrociato il mio, non proprio carino.

-Tieni, andiamo.- mi porge il cono con nocciola e stracciatella che afferro subito.
Sa perfettamente i miei gusti, non mi stupisce il fatto che abbia ordinato al posto mio.

-Stefano!- una voce ci fa voltare e un ragazzino ci raggiunge con il fiatone e un pallone sotto braccio.

-Ciao!- Stefano lo saluta sorridente.
-Ciao..Io, ecco..Cioè mi puoi fare un autografo sulla palla?-
-Certo, come ti chiami?- gli chiede mentre mi passa Christian.
-Emanuele-
Afferra il pennarello che gli porge il ragazzino e firma velocemente.
-Grazie!-
-A te- gli risponde sempre con il sorriso stampato.
-Forza Roma eh- aggiunge puntando il dito verso il ragazzo.
-Sempre!- gli risponde portando in alto il pugno, prima di girare i tacchi e andarsene.
Ci raggiunge e scoppia a ridere guardando Christian che, non se lo fila di pezza e continua a mangiare il suo gelato.

-Ma ti sei tutto sporcato, hai cioccolato pure sulla fronte!- sbarro gli occhi guardando mio figlio che effettivamente è più marrone che rosa.

-E no a mamma però, pure la felpina hai sporcato!- Ride e poi fa per toccarmi la faccia con le mani sporche..
-Fermo! Stai fermo con quelle mani, vai da papà che ti pulisco- Stefano lo prende in braccio baciandogli la guancia e io mi affretto a prendere le salviette dalla borsa, gli pulisco le manine e poi il viso.

-Dammi sta coppetta che è finita, così la butto-
-io io io- tiene la coppetta in alto urlicchiando.

-Si buttala tu, basta che la butti!-
Scende dalle braccia del padre e si avvicina al cestino, buttando il pezzo di plastica.

-Bravo nano..Mó andiamo al parco?-
-Sii!- esulta con le braccia in aria e la testa all'indietro, mentre io e Stefano ridiamo.

-Lo riporto a casa per le sette, ok?-
-Va bene..Ci vediamo dopo allora.-
Mi avvicino a Christian che nel frattempo ha messo su il labbrucio.

-Mami anche tu-
-No topo, vai con papà, mamma ti aspetta a casa, ci mangiamo le polpette, va bene?- annuisce non troppo convinto e raggiunge il padre.

-Emma..- mi guarda dritto negli occhi ed io faccio lo stesso.
-Dimmi-
-Se vuoi, puoi venire con noi-
-No, non mi va..Mi riposo, sono un po' stanca-
-Sei sicura?-
-Si, a dopo...Ciao amore, fai il bravo eh-
-A dopo-
Lo sento lo stesso, nonostante fossi già girata e stessi già camminando verso la mia macchina.
Vedo leggermente appannato per via degli occhi lucidi, stringo il labbro fra i denti e mando indietro tutte le lacrime.
Mi piange il cuore ogni volta che che mio figlio rimane male perché non stiamo tutte e tre assieme.
Non è facile spiegare ad un bambino di due anni che mamma e papà non stanno più assieme, che vivranno in due case separate e che non potrà dormire nel lettone, in mezzo, come faceva di solito.
Non è facile.
Ma è così.

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