Due

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-Dai má, smettila di prendermi in giro, tanto son sicura che oggi andrà male.-
-É solo un corso scolastico piccola, stai tranquilla.- era già quel lunedì.

La madre di Nube era davvero una donna speciale, aveva un rapporto poco convenzionale con sua figlia, erano abituate a parlare di tutto e la loro relazione era più simile a quella fra due migliori amiche e ciò rendeva a Nube sempre facile raccontare i suoi problemi alla mamma.
Anne, appunto, era una donna alta e formosa, con un viso tondo e 'morbido'.
Lei e Nube avevano gli stessi occhi color tempesta che le rendeva speciali in tutta la famiglia e dei capelli biondi lunghi lunghi.
Un sorriso allegro e dolce ed un naso piuttosto sottile che stonava quasi su quel viso tutto rotondo.
Portava degli occhialetti piccolini e il suo modo di vestire era abbastanza singolare.
Le piacevano le cose colorate e le stampe floreali.
Un po' hippie forse, portava spesso anche i jeans a zampa di elefante che, secondo Nube, erano "la cosa più oscena sulla faccia della terra".

-Smettetela di chiacchierare voi due o farete tardi entrambe.-
Anne si sarebbe presentata a lavoro in ritardo, come sempre e Nube avrebbe corso di più, ma che importava.

John, la persona che aveva appena sgridato Anne e Nube, era il maschio di casa, l'unico.
Un padre spiritoso e simpatico, che riusciva ad essere severo ma allo stesso tempo dolce e premuroso.
John era un uomo davvero scherzoso che amava divertirsi con la sua famiglia, spesso però non riusciva a star sempre dietro a quest'ultima e si perdeva qualche ultimo scoop della figlia.
Ma alla fine, lo si perdonava sempre, una persona così affermata nel suo lavoro, doveva cercare di smezzarsi in tante cose senza perdere credibilità in nessuna di queste.
E visto che Nube era sempre stata una ragazza intelligente ed autonoma, non necessitava di così tante attenzioni, al massimo qualcuno che ascoltasse la sua parlantina isterica la sera, quando si tornava tutti a casa e ognuno parlava delle sue avventure giornaliere.
John era un po' basso per essere un uomo ma ciò non lo rendeva meno maschio, aveva un fisico abbastanza 'importante', era ben piazzato e aveva due braccioni muscolosi con i quali dava degli abbracci talmente forti che ti ricordavi fino al prossimo abbraccio quanto il precedente ti avesse fatto male.
Capelli neri come la pece e degli occhi scuri e profondi che inquietavano persino quella parte ombrosa di Victor LaRue.

-Papà e tu? A lavoro non ci vai?- disse Nube portando indietro qualche ciocca di capelli per poi fermarle con un elastico per evitare che le andassero sul viso durante la colazione.

-Entro un'ora più tardi, su smorfiosetta, sbrigati!-
Nube fece la linguaccia e finí la sua colazione, prese lo zaino e, di corsa, uscì di casa salutando i suoi genitori.

Il lunedì era il giorno più odioso della settimana, stracolmo di materie scientifiche che Nube detestava a morte.
-Vorrei capire davvero come sono uscita da voi due se uno insegna matematica all'Università e l'altra è una contabile...- ebbene si, Nube era esattamente l'antimatematica e ciò la portava ad odiare anche le scienze, e in automatico rendeva il lunedì il giorno più pesante della settimana.
Arrivata l'ora di presentarsi al corso, esitò.
"Non voglio fare la figura di quella che se ne sta per i fatti suoi anche perché io non sono così, ma oggi proprio non mi va, ho paura di non piacere o di rimanere sola, non lo so, no."
Questo era quello che aveva detto a Victor che stava cercando di convincerla da più di venti minuti.
Ma poi ad un certo punto il ragazzo, vide un gruppetto di persone dirigersi verso l'auditorium, ovvero dove si tenevano le lezioni di teatro e spinse Nube ad avvicinarsi.
-Io sono Victor, ciao, lei è Nube, fate teatro giusto? Anche lei.- poi la lasciò sola.

Il gruppetto rise e una ragazza la indicò e disse -Sei quella che è caduta e si è messa a ridere davanti a tutti?-
Nube fece di sì con la testa, tutti risero di nuovo e poi uno fra loro disse -Hai un nome davvero figo e ti si addice da morire.-
-Grazie mille, e voi, come vi chiamate?-

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