Sei anni dopo.
― Non credo... insomma, non credo sia una buona idea.― Dobbiamo saperlo, Abigail. Dobbiamo sapere se sono...
Abigail incrociò le braccia e storse la bocca. ― Che cosa, Derek? Dei... ― Esitò prima di parlare, come se non riuscisse a trovare la parola adatta per descrivere i suoi figli. Poi si arrese. ― Sottosviluppati?
Il Re inclinò il capo, annuendo infine sommessamente. ― La figlia di Eric ha liberato il suo potere speciale all'età di quattro anni! E in maniera del tutto accidentale! Theodore ha lanciato la bistecca contro il muro credendo che... ― Scosse la testa e sospirò, come già distrutto dalla conversazione.
― Ha sette anni! Che ti aspetti, che se ne vada in giro a fare incantesimi di quinto livello o a ipnotizzare le cameriere?
― Non mi aspetto di certo che lanci bistecche! Abigail ― Sospirò ancora, ― dobbiamo ammettere che esista la possibilità che l'unione di due noxious come noi abbia potuto... come dire... danneggiare i nostri figli ― concluse.
― Oh Dio... quindi non hanno alcun potere? È questo che stai cercando di dire?
― Non lo so. Per saperlo dovremmo classificarli. Sai anche tu che è necessario. È una procedura standard che abbiamo fatto entrambi alla loro età e che fanno tutti i bambini.
Abigail annuì tra sé e sé e si alzò dalla poltrona, rivolgendo il suo sguardo al marito. ― Va bene ― mormorò.
― Perfetto! La visita è tra dieci minuti ― esclamò con un sorriso colpevole.
La Regina sgranò gli occhi. ― Cosa?
Derek tuttavia la ignorò, lasciando vagare il suo sguardo sull'orologio affisso alla parete di fronte a lui. ― E tra qualche secondo...
Qualcuno bussò alla porta e Derek si avviò con uno slancio più pronunciato del solito verso di essa. Avvolse la mano intorno al pomello e la spalancò, trovando di fronte a lui i suoi figli. Iris aveva otto anni, capelli color dell'ebano e occhi limpidi e glaciali. Indossava una gonna a pois rosa e una camicetta bianca. Il fratello, di un anno più piccolo, arrivava fino alla spalla della sorella. Come ogni giorno, sfoggiava il suo mantello rosso preferito e le calosce – sebbene non piovesse quasi mai. Sulla punta del suo naso erano appoggiati un paio di occhiali dalla montatura spessa.
Entrambi avevano dipinto sul volto un sorriso a trentadue denti innaturale, talmente inquietante da far sussultare i genitori.
― Ci hai fatto chiamare, padre? ― disse Iris, con una voce sottile come il vetro.
Derek annuì, inspiegabilmente a disagio. Tentò di scrollarsi di dosso quella sensazione e si avvicinò a lei. ― Sì, piccola. Ora andiamo a fare una cosa davvero divertente! Vi va, vero?