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"Thomas... Thomas! Mi stai ascoltando?"
Thomas si riscuote. No, non stava ascoltando, si era perso a guardare la parete bianca di fronte a se con la forchetta a mezz'aria, un'altra volta.

Non gli é mai piaciuto ascoltare sua sorella parlare, o meglio, era qualche anno che non gli piaceva più.
Usava decisamente troppa enfasi nel raccontare le cose più banali,
era sempre troppo felice.

"Scusami Emma, parlavi di scuola no?"
Sua sorella sbuffa e annuisce per poi riprendere a parlarne
"...e domani si ricomincia. Non riesco a crederci, siamo arrivati in quarta Thom!
Io che pensavo che avresti ripetuto la prima minimo tre volte." conclude ridacchiando.

A Thomas non viene da ridere.
L'ansia di tornare a scuola lo divora.
Si ritroverà di nuovo in mezzo a troppi libri, troppe interrogazioni, troppe persone.

Si alza di colpo e raggiunge la sua camera senza una parola. Ignora i richiami di sua madre e pensa solo che non ci vuole pensare.

Non vuole pensare a Luca che "Daje Thom, passerá anche quest'anno. Sorridi un po'!"
Non vuole pensare ad Alice che lo prenderà sotto braccio per fargli girare tutta la scuola, che ormai conosce a memoria, e che lo investirà con i suoi gossip estivi.
Non vuole pensare a Marco che ha sempre la battuta pronta e fa ridere tutti.

Deglutisce.

Non ci vuole pensare e basta.

L'unica cosa che vorrebbe ora è rannicchiarsi sotto le coperte fino a scomparire.










Non gli piace, non gli piace per niente.
Persone che si salutano, si raccontano delle vacanze, scherzano, ridono.
Thomas si morde con forza il labbro inferiore quando vede i suoi amici avvicinarsi e salutarlo con la mano.
Sorridono, parlano, ridono, bevono il primo "caffé delle 7:55" dell'anno e ridono ancora ma lui non li ascolta.
Cerca di concentrarsi su altro: tornare a scuola significa studiare, essere di nuovo pieni di compiti, interrogazioni, verifiche, avere l'ansia costante del voto, del giudizio
e questo non è bello.

Sente il labbro bruciare e si accorge di non aver mai smesso di torturarselo.
Sente forte il gusto metallico del sangue in bocca.
Si sente un po' meglio.

-

Prende posto al suo solito banco, prima fila a destra, sedia dalla parte del muro.
È sicuramente tra i posti meno ambiti, per questo gli piace particolarmente.
Le probabilità che qualcuno si sieda vicino a lui sono poche e riesce a evitare le continue chiacchiere degli ultimi banchi.
Gli è andata fin troppo bene, sta arrivando qualcosa di brutto, lo sente.

"Ragazzi bentornati. Abbiamo un nuovo alunno e dopo avrete sicuramente tempo per presentarvi, iniziate a prendere i compiti di matematica"

Gli si gela il sangue.

Un compagno nuovo é in classe e si sta sedendo proprio vicino a lui.

Non gli sembra neanche vero, vorrebbe aprire gli occhi e scoprire che è solo un brutto sogno.

Gli gira la testa e sente l'ansia soffocarlo.

Non riesce a pensare ad altro se non alla voglia di scappare, chiudersi in camera sua e mettersi sotto le coperte.

fatemi uscire fatemi uscire fatemi uscire
fatemi uscire fatemi
"Uscire!"

Spalanca gli occhi, gli manca il respiro.
Corre fuori dalla classe sotto lo sguardo stupefatto di tutti e le risatine di alcuni.

-

Era da un po' che non veniva colto impreparato da un attacco di panico tanto forte.
I professori sanno del suo problema ed è sicuro che saranno già alle prese con i telefoni per avvisare sua madre mentre lui è chiuso in quel bagno.
È spaventato, aveva dimenticato quanto fosse brutto, ma se c'è una cosa che lo spaventa ancora di più sono proprio le novità e una gli si stava sedendo vicino.

Non può permettersi che questa cosa gli sconvolga la vita così perfettamente monotona.

Capisce di starci pensando troppo quando la testa comincia a diventargli pesante , così si alza dal pavimento non troppo pulito del bagno e si avvia lentamente verso la classe, accolto di nuovo da numerose risate.










"Thommy, devi stare più tranquillo. Non puoi permetterti di scattare per ogni cosa nuova che potrebbe migliorarti la vita anche di poco tutte le volte. Avevi fatto progressi..."
Sua madre sta continuando a ripeterglielo dal giorno in cui si è sparato quell'enorme figura di merda davanti a tutta la classe e lui già non la sopporta più.
La donna entra finalmente nella stanza e si siede sul letto accanto a lui
"Devi stare più calmo ok?"
Sorride dolce e prende ad accarezzargli i capelli.

Lei non lo sa, non lo capisce.
Lui non può stare calmo.

Si scosta dalle carezze della madre per rimettersi sdraiato a fissare il soffito.
"Si ho capito, grazie. Ora vai."










Rientrare a scuola è peggio di quanto avesse pensato e questa cosa lo rende quasi felice.
Il solo pensiero lo mette sull'attenti.

La notizia è passata sulle bocche di tutti ma lui continua a camminare tranquillamente tra i corridoi, non gli fanno effetto le critche.
Non sono piacevoli quindi vanno bene.

Ci ha pensato molto durante questi tre giorni e ha deciso che gli basterà ignorare il ragazzo nuovo, non si farà prendere dal panico un'altra volta.
Entra in classe per sedersi vicino a Lorenzo, sa che lui non proferirá parola riguardo all'accaduto e riesce a mantenere la posizione di fronte alla cattedra.
Non riesce comunque a concentrarsi, sente ogni suo movimento sotto lo sguardo del nuovo e l'ansia inizia ad assalirlo.










Qualcuno gli tocca la spalla e non appena alza lo sguardo il suo cuore perde un battito.

Un ragazzo lo guarda dall'alto sorridendo timido e Thomas comincia a sfilarsi le cuffiette il più lentamente possibile, spera che i dieci minuti d'intervallo passino in fretta.

"Ciao, Thomas giusto?"














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Ho trovato non so dove il coraggio di pubblicare questa storia. L'ho scritta presa dalla noia e ispirata dalla canzone di Martina Attili, Cherofobia, che ha presentato a Xfactor.
Spero possa piacervi almeno un pochino, fatemelo sapere nei commenti :)
Non è nulla di serio, un modo per riempire i miei momenti vuoti, per questo se avete consigli da darmi sono apprezzatissimi!
Vi lascio qui sotto la canzone:

Martina Attili, Cherofobia.

Girasoli a tutti voi🌻

/,kɛrofoˈbia/Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora