Il Fuggitivo

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«Che cosa?!» esclamai.

«È esploso il laboratorio di Haston, a causa di una bomba e dobbiamo accorrere subito sul luogo dell'esplosione.»

«C'è stato qualche ferito?»

«Non hanno specificato, ma non penso. La Scientifica sta andando via ora. Muoviamoci.»

Quelle furono le ultime parole che ci scambiammo in casa mia.

Uscimmo dall'appartamento e prendemmo l'ascensore che ci portò al piano terra. Salimmo sulla mia macchina e ci dirigemmo – ancora – verso il laboratorio.

Il fumo continuava a fuoriuscire dal laboratorio, mentre i vigili del fuoco erano intenti a sopprimere le ultime fiammelle, refusi dell'esplosione. All'interno (se si poteva ormai definire interno) tutto era distrutto, e non rimaneva altro che qualche mobile incenerito.

«Probabilmente Haston non era soltanto uno scienziato.» Audrey Nesbitt si fece strada con molta precarietà tra le macerie causate dall'esplosione. La seguii a ruota.

«Pensi che c'entri la mafia con tutto questo?» le domandai.

«Non so, può darsi... Serviranno molte altre prove e altre piste per deciderlo. Ora dovremmo fare delle ricerche approfondite sullo scienziato e a cosa mai stesse lavorando.»

Una figura poco distinguibile nel crepuscolo si fece strada per venirci incontro. Quando si avvicinò la riconobbi: si trattava di Charlie.

«Ehilà gente!» ci salutò con la sua solita euforia.

«Ciao Charlie» risposi al saluto, stringendogli la mano. La stretta di mano di Charlie Wright era decisa e convulsa al tempo stesso, e temetti che mi avrebbe staccato il braccio se non avessi mollato la presa in tempo. Charlie non era un uomo grande e nerboruto, ma il suo saluto mi fece venire un dolore alla mano e me la massaggiai con la sinistra.

«Hai qualche novità?» chiesi, ancora dolorante alla mano.

«Per ora ancora niente, come potete vedere i vigili del fuoco stanno ancora estinguendo le fiamme. Tra qualche minuto potremo entrare nell'edificio per fare un sopralluogo e vedere cosa ne è rimasto, ma penso che domani, alla luce del sole, le ricerche saranno di gran lunga più approfondite.»

«Grazie Wright,» ringraziò Nesbitt. Era stanca morta. «Buon lavoro e buonanotte. Se ti serve aiuto sai dove trovarci. Non esitare a chiamarci, puoi farlo quando vuoi.» E così dicendo, come era arrivata, se ne andò dalla scena del crimine. Mentre se ne stava andando, estrasse la pistola d'ordinanza e la controllò, poco dopo la rimise in tasca.

Mi voltai verso Charlie.

«A domani» lo saluto. Lui fa per stringermi la mano, ma prontamente, la ritiro:

«Grazie non ce n'è bisogno.» Sorrido. «Buonanotte.»

«Buonanotte detective Douglas.» E si diresse verso il laboratorio.

Quando il giorno dopo mi svegliai, le informazioni del caso del giorno prima mi martellavano in testa e cercai di scacciarle almeno mentre facevo colazione, ma stando attento a non rimuoverle definitivamente. Mi preparai una tazza di caffè, mi feci una doccia e mi vestii per andare al lavoro. Prima di uscire presi lo zippo di metallo cromato che tenevo sempre con me, nonostante non fumassi, e con cui qualche volta giocherellavo mentre ero sovrappensiero o quando ero in ansia. Cominciarono ad appassionarmi gli zippo dal tempo in cui ero un ragazzo, quando mio padre me ne regalò uno appartenuto mi pare al nonno di mio nonno. Mi piaceva questo tipo di accendino sia come appariva che come funzionava. Una volta preso, andai finalmente al distretto.

Romanzo Giallo (anteprima)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora