Capitolo 8

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"Cosa fai sta sera?", chiese James la mattina dopo mentre facevano colazione.

Ci pensai un attimo su. "Niente. Perché?".

Picchiettò un dito su una narice. "Mi piacerebbe organizzare qualcosa di bello per la mia cara sorellina, tutto qui".

'E' nei guai, te l'avevo detto ', esclamò la vocina nel mio cervello.

La ignorai e sorrisi. "Cosa intendi per bello, esattamente?". James mi fece l'occhiolino. "Rosie, sei sempre così sospettosa. Devi solo assicurarti di avere qualcosa di elegante da indossare, perché ho prenotato in un posto alquanto speciale. E pago io".

Feci un'espressione perplessa. "Se hai già prenotato, perché ti sei preoccupato di chiedermi se ero libera sta sera?".

Mio fratello si arrese. "Maledizione, mi sgami sempre... ok, ok, ieri sera ho controllato la tua agenda mentre preparavi il tè e ho chiamato il ristorante quando sei andata a preparare il gelato".

"Ok". Mi accontentai della spiegazione. Per il momento. 'MI STAI ASCOLTANDO?', chiese la mia coscienza, pestando i piedi. 'E' in grossi, grossi guai e ci finirai dritta dentro. Di nuovo. Non ti ci vuole proprio!'. Feci un sospiro e relegai la voce in un angolo della mente.

"va tutto bene?", domandò, notando la mia espressione. Sorrisi. "Benissimo".

Quando andai ad aprire il negozio trovai Marnie che mi aspettava. Era seduta sul davanzale, come se avesse perso un milione di dollari. Persino considerando gli alti e i bassi della sua vita amorosa, era decisamente insolito vederla così. "Ciao Marnie. Come va?".

Quando sollevai la serranda, lei si alzò ed entrammo. "Sto bene".

"Non sembra proprio", dissi, accendendo le luci e togliendo il soprabito. Mi seguì in laboratorio e appese il soprabito accanto al mio. "Ne vuoi parlare?".

Lei sbatté rapidamente le palpebre, mentre gli occhi si gonfiavano di lacrime. "Sì, ti prego. Anche se non so se puoi aiutarmi".

Sorrisi. "Fammi tentare. Che ne dici di sederti mentre metto in moto la Vecchia Fidata? E", aggiunsi, rovistando nella borsa ed estraendo una busta calda dal fornaio, "stamani mi sono presa la libertà di comprare un po' dei biscotti di Luigi con doppie gocce di cioccolato, così mi puoi aiutare a farli fuori". Gli occhi di Marnie si illuminarono e mi gettò le braccia al collo. "Grazie, Rosie. Sei un'ottima amica".

Non appena la Vecchia Fidata ebbe riempito una caraffa di caffè forte, raggiunsi Marnie sul divano logoro di pelle marrone accanto alla finestra. E' un altro degli elementi che caratterizzano Kowalski's da tempo immemore e, lo capii sedendomi, l'ennesima arma segreta nella lotta contro Philippe. Quando i clienti scelgono cosa comprare è molto più piacevole farli sedere in un cantuccio confortevole, circondati di fiori e lasciare che si godano i frutti del duro lavoro della nostra adorata macchinetta. Ed e io abbiamo salvato il prezioso mobile da un caffè che stava chiudendo non molto dopo che ebbi preso in mano il negozio, e ancora serbo cari ricordi del mio socio che rischia la pelle per fermare il traffico sulla Sessantottesima Ovest mentre io cerco di spingere il sofà sul marciapiede opposto. Quando mi sedetti accanto a lei, pareva proprio che Marnie ne stesse apprezzando la comodità.

"Ok, Rosie. Senti qua", cominciò, mordicchiando un biscotto. "Al corso di teatro ho conosciuto un uomo. Si chiama Mack, è di Brooklyn ma adesso vive nell'East Village e ha ventidue anni di più di me. Insegna inglese alla Columbia University ed è uno dei registi de

gli Hudson River Players. E' incredibile, Rosie. Cioè, sai quelli che qualsiasi cosa dicano non sbagliano mai? Mi sento così in soggezione accano a lui".

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⏰ Ultimo aggiornamento: Dec 08, 2018 ⏰

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