II

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Il giovane conte non ne poteva più, erano già passate due settimane e mezza di calma piatta, ma non era ancora capitato proprio nulla a Londra.
L'isolamento  si era fatto decisamente più restrittivo, nell'intento autodistruttivo di dimostrare che lui stesso non stesse impazzendo nel riportare a galla tutti quei ricordi.
Sebastian sembrava essersene accorto, tentando , di tanto in tanto, a convincere il giovane ad uscire dallo studio anche per altro, oltre che l'andare a letto.
Inutile dire che le risposte furono sempre negative, accompagnate da un nervosismo a dir poco esagerato, considerato la situazione.
La tensione, ovviamente era papabile all'interno della magione, soprattutto da parte degli altri servitori, che oppressavano Sebastian di domande, dato che il maggiordomo fosse l'unica "persona" effettiva che lo vedesse e ci parlasse.

Finnian si attaccò con spropositata forza al frac del demone, che in un primo momento, non essendo preparato , quasi si destabilizzò dalla sua posa retta e composta.

-H-hai saputo niente dal Signorino?!
Non lo vediamo da giorni!! -

Sebastian lo guardò sospirando appena, nonostante il proprio Signorino non gli avesse dato ancora spiegazioni, il demone poteva immaginare di cosa si trattasse e sapeva bene che una così restrittiva "clausura" poteva essere solo più dannosa.

- No, il Signorino non ha detto nulla, non vuole parlare.-

Il giardiniere fece una faccia a dir poco abbattuta e si arrese a quella consapevolezza, anche se , molto probabilmente, qualche ora dopo o direttamente il giorno seguente si sarebbe ripresentato con la medesima domanda.

Il lavoro poi continuò, nelle seguenti ore, con il solito lento ed estenuante ritmo, non che dispiacesse al maggiordomo, che, ormai da tempo, considerava quel contratto un ottimo modo per passare il tempo, in attesa dell'anima del suo giovane contraente, già...
La sua anima.
Il demone lo sentiva chiaramente, essa si stava incrinando lentamente, quasi irrimediabilmente.
Cosa poteva fare?

Il giovane conte era ancora lì, di fronte a quelle scartoffie ferme su quella scrivania in legno scuro da... quanto?
due giorni?
Non di meno di certo...
Un sospiro umidiccio uscì dalle sue esili labbra, mentre il ragazzo rilassava per l'ennesima volta l'intera schiena contro l'ampio schienale della poltrona da lavoro.
In quei giorni un vuoto, un tremendo vuoto si era fatto spazio nello stomaco del ragazzo, che poi era lentamente risalito al petto, iniziando a divorarlo internamente.
Più di una volta, nella notte, il giovane si era svegliato pensando, spaventato, che Sebastian si fosse deciso di mangiargli l'anima, tanto era forte quella sensazione di vuoto all'altezza del cuore.
Si riprendeva solo qualche istante dopo, dandosi dello stupido, Sebastian non avrebbe ceduto così malamente alla fame rinunciando alla sua estetica.

Sospirò ancora prendendo in mano la penna appoggiata sul tavolo, si riavvicinò a quest'ultimo trascinando la sedia sotto di sé, trovando poi un piccolo foglio per scarabbocchiarci sopra qualcosa, anche se privo di significato.
L'unico occhio scoperto, dal colore blu, prese, di secondo in secondo, ad essere più lucido, a pizzicare, al nuovo ritorno dei ricordi, il più duro da mandare giù: un pugnale appuntito che cala  verso un corpo contorso dalla disperazione.

Una goccia, due...
righe umidicce solcarono le guance calde dell'attuale conte, finendo a colare sullo scarabocchio, sulle carte su cui cercava di lavorare.
Il vuoto al petto si era trasformato in un effettivo macigno,pesante, duro da deglutire e da mantenere su quel già fragile torace.
Le dita divennero biancastre intorno alla penna, il viso si contrasse in una smorfia di frustrazione e rabbia.

Quel pianto silenzioso era doloroso, tanto da far scattare come una molla il giovane, sulle esili e tremanti gambe.
La penna fu il primo oggetto ad essere scagliato sulla mochette, senza emettere un singolo rumore...
Le carte da lavoro furono le successive, che anche loro, dopo un breve planaggio, atterrarono sul pavimento, in una placidità completamente opposta a quello che il conte stava provando in quel momento.

Le lacrime annebbiavano il tutto, rendendo i suoi movimenti impacciati e scoordinati, ma un ultimo oggetto attirò la sua attenzione, la pesante lampada in vetro soffiato verde, poggiata su un lato della grande scrivania.
Con forza non paragonabile a lui, le sue braccia sollevarono di diversi centimetri quell' oggetto di arredamento, andando poi a lanciarlo con un urlo relativamente frustrato.
Il coprilampada di vetro beccò il legno duro della scrivania, e per effetto della sua lavorazione esplose, lanciando diverse scheggie verdi e taglienti in giro per lo studio, andando a graffiare ed in parte a fare tagli poco profondi sul viso e sulle mani del ragazzo.

In quel momento il demone intervenne, comparendo vicino al ragazzo in lacrime, con leggeri segni scarlatti sparsi sulle guance, l'odore di sangue raggiunse il naso del demone mettendolo a seria prova in quel momento.

-Signorino? -

Il maggiordomo gli rivolse un tono falsamente dolce, ma allo stesso tempo ala ricerca di spiegazioni necessarie.
Il giovane conte si girò quasi meccanicamente verso il maggiordomo, guardandolo in uno stato confusionale raro a lui, non era in grado di dare spiegazioni in quel momento, non aveva idea del perché lo avesse fatto, non aveva idea di quale nebbia si era impadronita della sua mente.
lo sguardo poi si portò verso le sue minute mani, cosparse di piccole schegge verdi.

Sebastian si apprestò ad avvicinarsi per osservare le lievi ferite, necessitavano di essere disinfettate ed pulite da alcune schegge rimaste, con i suoi consueti movimenti fluidi prese in braccio il ragazzo per portarlo a medicare.
Il conte, sentendosi sollevare si guardò in giro ancora spaesato, lasciando che le lacrime continuassero a scendere sulle grandi guance, i graffi presero a bruciare , a mischiarsi con parte del poco sangue uscito.

Sebastian lo portò in camera da letto, poggiandolo su un angolo del grande materasso, i suoi occhi color rubino osservavano meticolosamente ogni piccolo taglio e sfregiatura segnandosi mentalmente ogni singola scheggia verde che vedeva, per poterla poi rimuovere.
Non passarono inosservate le grandi lacrime del suo giovane contraente, non le vedeva dal tragico giorno del loro contratto.

Il maggiordomo prese delle pinzette dalla cassettina medica che aveva recuperato in precedenza, con cura, iniziando dalle mani, prese a togliere le schegge di vetro.
-Signorino... Che è successo nello studio? -
Il demone azzardò quella domanda, vedendo il giovane più in sé in quel momento, consapevole che quest'ultimo non poteva di certo tirarsi indietro,soprattutto dopo l'accaduto.

Il conte schiuse appena le proprie delicate labbra, in un primo momento, senza far uscire suono, poi prese a parlare.
- Ho... Avuto uno scatto di nervi.-
Confessò con difficoltà.
- mi... Mi sono ricordato di alcuni avvenimenti, che pensavo di poter dimenticare.
Almeno, in parte. -

Sebastian tirò su il proprio sguardo rubino, scontrandolo con quello Blu del ragazzo, come a volergli comunicare di aver capito cosa intendesse con quelle poche parole.
- Perché non me ne ha parlato prima.-

- È stato solo un attimo.
Non è necessario che tu ti preoccupi di me.
Soprattutto per questo tipo di cose, non ho bisogno di certo di una balia. -

Passarono diversi attimi di silenzio in cui Sebastian finì di medicare il giovane, e, per potergli dare qualche attimo di riposo lo preparò anche per mettersi a letto, nonostante il conte si fosse rivelato contrario.
Una volta che sotto le coperte il demone fece per uscire dalla camera da letto, ma la voce del Signorino lo bloccò ancora.

-Sebastian. Aspetta. -

Spazio autore~
Ecco finalmente il secondo capitolo, so di averci messo tanto, ma spero vi piaccia ~
Commentate e fatemi cosa ne pensate!!

Noe

How Demons Fall In Love - Black ButlerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora