"Willy!" Urlai, stringendo il mio migliore amico tra le braccia.
Lui ricambiò il mio abbraccio stringendomi forte contro di lui, stampandomi un bacio sulla fronte. "Da quanto tempo, dolcezza." Mi salutò, lasciandomi andare ma tenendo ancora la mano poggiata alla base della mia schiena.
"Diventi sempre più bella tu." Mi sorrise, guardandomi intensamente con i suoi occhi color nocciola.
"A me non ha fatto tutti questi complimenti." Si intromise Vic, fingendosi offesa.
Sorridendo, ci sedemmo tutti e tre sugli sgabelli di un pub, ordinando i nostri tre drink preferiti che prendevamo ogni qualvolta ci incontravamo.
"Allora? A che ora sei arrivato?" Gli chiesi, prendendo tra le labbra la cannuccia ed iniziando a sorseggiare la mia bevanda alcolica, lasciando che l'alcool mi scaldasse la gola e poi lo stomaco.
"Alle sei, ho impiegato le solite cinque ore di auto." Mi rispose, bevendo anche lui. "Il tempo di posare le valigie a casa dei miei, di farmi una doccia e vi ho raggiunte qui. A proposito, è nuovo questo pub?" Chiese, tracannando il tutto.
"Oh no." Fece Vic, sorridendo. "È solo che da poco ho scoperto che hanno un barista terribilmente carino." Rispose, con tanto di occhi a cuoricino che seguivano un ragazzo più o meno della nostra età, alto e muscoloso. "Viene in palestra con me, si chiama Caleb." Continuò, sospirando.
Vic rigirò con la cannuccia il ghiaccio nel suo bicchiere, per poi berne il contenuto direttamente dal bicchiere.
"Perché non vai ad ordinare altri drink al nostro amico Caleb?" Suggerì Willy, indicando con un cenno del capo il barista che stava servendo l'altro lato del bancone.
"Mmmh." Mormorò Vic. "Un Martini Dry, un Mojito e un Moscow Mule?" Chiese, scendendo dal suo sgabello per avvicinarsi al bancone.
Sia io che Willy facemmo di sì con la testa.
Mentre aspettavamo Vic, chiesi: "Megan non è venuta con te?"
Willy scrollò le spalle, prendendo un cubetto di ghiaccio per masticarlo. "Ci siamo lasciati." Ammise alla fine, accennando un piccolo sorriso triste.
"Cos'è successo?" Chiesi, sinceramente dispiaciuta.
Willy ci pensò un attimo prima di rispondere. "In realtà, abbiamo capito di non essere fatti l'una per l'altro. Litigavamo per tutto, perché passavo troppo tempo al lavoro o perché non le davo le attenzioni che chiedeva, probabilmente perché la nostra è stata più un'attrazione fisica che altro." Mi confidò.
Gli strofinai una mano sull'avambraccio, cercando di confortarlo. "Vedrai che troverai di meglio." Gli augurai.
Mi guardò con uno sguardo che non seppi descrivere, triste sicuramente, ma anche con una sfumatura di qualcosa di non detto negli occhi.
"Ragazzi! Mi ha dato il suo numero!" Arrivò saltellante Vic, con un sorriso che le andava da un orecchio all'altro, con i nostri tre drink stretti tra le mani.
"E brava la mia ragazza!" Dissi, afferrando il mio secondo Moscow Mule della serata dalle mani di Vic, dandole un pizzicotto sul fianco per congratularmi con lei, nonostante la confessione di Willy mi avesse lasciato una strana sensazione addosso.
"Voi di cosa parlavate?" Ci chiese, sedendosi al posto di prima.
Willy mi anticipò. "Niente di che, domani sera se siete libere, siete invitate a cena dai miei." Ci propose, cambiando discorso, evitando la domanda di Vic.
Vic per poco non si strozzò con il suo Mojito. "Willy grazie, ma non posso riuscire a sopportare una serata intera tua madre che si lamenta perché il suo unico figlioletto abita a sei ore da casa." Rispose, sincera.
Risi apertamente, non potendomi non trovare d'accorso con lei e, d'improvviso, mi ricordai dei miei impegni. "A proposito, Vic per caso domani puoi tenere un po' Jack?" Le chiesi, ricordandomi della cena di lavoro con Jason.
"Certo tesoro, sono sempre disponibile per Jack." Rispose, poi continuò. "Tu cos'è che devi fare?" Mi chiese, alzando un sopracciglio.
Sorseggiai quel che restava nel mio bicchiere, temporeggiando, per cercare di spiegare alla meglio il mio impegno. "Jason mi ha chiesto di accompagnarlo ad una cena di lavoro." Spiegai.
Vic strabuzzò gli occhi. "Se scopate, te lo tengo anche per una settimana Jack!" Esclamò, neanche molto sottovoce.
"Vic! Sei sempre la solita." La ripresi, fulminandola con gli occhi, lasciandomi scappare una risatina per la sua troppa ilarità.
Willy alla mia sinistra si schiarì la voce, attirando la nostra attenzione su di lui. "Chi è Jason?" Chiese, bevendo il Martini Dry fissandomi negli occhi.
"Il mio capo." Risposi, facendo spallucce.
Decisamente ancora troppo sobria, chiesi il mio terzo giro con un gesto della mano rivolta alla cameriera più vicina a noi; non ero mai abbastanza sbronza per parlare di Jason.
"Ti scopi il tuo capo?" Mi chiese Willy, aggrottando le sopracciglia.
"Cosa? No!" Mi difesi, con la voce regolata a qualche ottava di troppo, resa strillante per la quantità di alcool ingerita. "Non proprio." Ammisi, dopo qualche secondo.
"Non ancora, vorrai dire." Mi prese in giro Vic.
Resa coraggiosa dall'alcool, ammisi quello che non volevo ammettere neanche a me stessa. "Non ancora, purtroppo." Sospirai.
Al quarto giro, ero completamente andata.
"Io vado a casa." Comunicai, afferrando la mia borsa.
"Vi accompagno a casa." Affermò Willy, afferrando la sua giacca di pelle.
"Avviatevi, io mi trattengo altri dieci minuti." Ci avvisò Vic, alludendo al suo amico barista palestrato.
La salutai biascicando qualche parola sconnessa.
Il ritorno verso casa mi parve immenso, nonostante fossimo distanti poche centinaia di metri, camminammo in silenzio, uno di fianco all'altra.
Arrivati sotto il palazzo di casa mia, Willy si fermò, di fronte a me, accennando un sorriso. "Non ti incasinare la vita, Juli, che poi stai male e a me tocca fare a botte con qualche stronzo." Concluse, attirandomi tra le sue braccia.
Mi aggrappai a lui, affondando il viso nel suo petto, senza rispondere alla sua raccomandazione.
"Ci sentiamo domani, Willy." Lo salutai, entrando nel portone per avviarmi all'ascensore.
Sebbene la poca lucidità, trovai la forza per portare Jack a fare due passi prima di andare a dormire e, mezz'ora dopo, eravamo entrambi lavati e profumati a letto.
Nonostante l'orario, faticavo ad addormentarmi.
La mia mente vagava, imperterrita, trai ricordi di domenica sera e gli avvertimenti di Willy, convincendomi che mi stavo decisamente creando troppi problemi neanche fossi una scolaretta ai suoi primi problemi di cuore.
Ero un'adulta che aveva preso una piccola sbandata per un uomo decisamente attraente, una cosa che poteva accadere a chiunque.
Convinta di questo, afferrai il mio cellulare.
Brilla, sconsiderata e incosciente, formulai un messaggio poco sensato.
Anche a me dispiace che tu sia andato via, Jason.
Prima che potessi ripensarci, premetti il tasto invia.
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Overtime
RomanceJulia ha ventiquattro anni, un cagnolino di nome Jack e due migliori amici: Vic e Willy. Quando finalmente riesce a trovare un lavoro apparentemente stabile, decide di trasferirsi da sola, con il suo amico a quattro zampe, per trovare finalmente un...