4. Sister

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Caleb spalancó la porta della sua camera.

La sua tristezza ora si era tramutata in una rabbia tremenda. (Come da copione)

Cominció a buttare giú tutte le cose che aveva sul tavolo - apparte il suo adorato laptop - e a dare calci alla sedia e al letto.

Sì, insomma, era incazzato.

"Che cazzo mi significa?! Non c'é piú niente. Non. C'é. Piú. Niente. Lurido figlio di puttana!"

Ormai stava andando avanti così da un paio d'orette.

Sozomi aveva fatto capolino nella camera un paio di volte, ma aveva deciso di lasciarlo stare.

Era stanco. Di tutto, in realtà.

Di sbraitare offese al vento, di incazzarsi inutilmente, di illudersi. Di amare.

Il castano si buttó sul letto a peso morto, sospirando rumorosamente.

La tristezza stava riprendendo il sopravvento, così come le lacrime minacciavano di uscire.

Ma non voleva piangere.

Aveva sprecato fin troppo tempo a farlo in quei due lunghi anni.

Era ora di darci un taglio, esattamente come aveva fatto Jude con quel sottile legame che ancora avevano.

Prese il telefono e si mise le cuffiette.

Mise "Littlest things" di Lily Allen.

Quando si é tristi o lo si fa bene o per niente, d'altronde.

Si fermó a fissare il soffitto, ripensando a tutti i momenti con il ragazzo.

Come si odiassero all'inizio, come fosse tutto un tira e molla. E poi quei momenti di intimità, dolci e sinceri, che aveva solo con lui, quei teneri flirt maliziosi in compagnia dei loro amici...

Quando, dopo aver fatto l'amore, Jude si infilava i suoi vestiti troppo grandi per il suo corpo minuto.

Si era fidato di lui ciecamente, raccontandogli tutta la sua infanzia, la sua vita...

Dio, Caleb ricordava tutto questo... Come se non fossero passati due anni.

Due anni in cui non aveva fatto altro che sognare, sognare quegli attimi di felicità che gli venivano donati ogni volta che era in sua compagnia. Quella felicità che ora non poteva piú avere.

Avrebbe voluto dimenticare tutto, dal primo istante in cui i loro sguardi si erano incrociati alla litigata di quel pomeriggio.

Ma forse non ne valeva la pena.

Forse era stupido, ma ricordare quelle cose lo rendeva felice. Ovviamente ogni volta soffriva da morire, ma gli venivano in mente quegli occhi rubino e si scordava di tutto e tutti. C'erano solo lui e Jude. Lo stesso ragazzo che gli diceva "ti amo"...

Gli venne in mente che magari avrebbe potuto fingere che non fosse successo nulla, anche solo per la durata del FFI.

Ma che senso aveva impegnarsi, se ora era tutto finito?

Non andare. || FudouKidouDove le storie prendono vita. Scoprilo ora