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Folletto.

Perchè avrebbe dovuto paragonarlo ad un folletto. Lui non assomigliava minimamente ad uno stupido nanetto con il completino verde, un cappello di velluto sul capo, del medesimo colore, con capelli e barba lunga che tendevano ad un arancione acceso.
Forse il colore dei capelli era l'unica cosa che li accomunava.
Quel nomignolo non permise ad Oliver di dormire dei sogni tranquilli.
O almeno questo era quello che si ripeteva.
La cosa che in realtà lo tenne sveglio fu quel bacio fugace che gli era stato donato poco prima. Era bastato quel semplice tocco a fargliene desiderare un altro, ma questo suo desiderio non poteva essere realizzato. Lui aveva un ragazzo che amava, un ragazzo a cui era andato dietro per diverso tempo e che finalmente lo avevo notato... un ragazzo che però non gli aveva dato neanche la metà di quell'emozione.
Fu così che decise di alzarsi e andare in cucina dove prese un bicchiere e una bottiglia di whiskey irlandese che conservava da un po' dentro un mobiletto e ormai era arrivato il momento di aprirlo. Avrebbe davvero voluto la compagnia di qualcuno, ma alle quattro del mattino nessuno sarebbe andato in suo soccorso.

Non era però a conoscenza di non essere l'unico ad avere problemi col sonno.
A pochi isolati di distanza c'era un ragazzo altrettanto inquieto che cercava in ogni modo di dormire ancora per quei pochi minuti che gli rimanevano prima del suono assordante della sveglia che avrebbe segnato definitivamente l'inizio della sua giornata lavorativa. Ciò che tormentava il giovane dalla pelle ambrata fu il gesto venutogli in modo troppo impulsivo: come se avesse bramato quelle labbra per un periodo indefinito e finalmente fosse arrivato il momento così atteso. Non riusciva a spiegarsi cosa gli fosse passato nella testa in quel momento per compiere un gesto così avventato.
Il rosso era certamente un bel ragazzo e spuntava molti punti della lista "Caratteristiche per entrare nel mio letto", si sarebbe volentieri fatto un giro.
Si passo le dite fra i capelli cortissimi e decise di alzarsi senza aspettare l'orario prefissato, quella situazione lo stressava più del dovuto e una bella doccia calda era ciò che gli serviva in quel momento.

La domanda che in realtà vagava per le loro menti era questa "E ora?". Non vi era una vera e propria risposta a questo quesito. Non capita certamente tutti i giorni di essere baciati -o baciare- un proprio collega di lavoro dal nulla, soprattutto se uno dei due è già impegnato in una relazione. Anche se apparentemente ignari dei pensieri reciproci, c'era una cosa che li ossessionava: la bontà di quel bacio.

E fu così che dopo la doccia Rex si recò nella sua stanza e iniziò a infilarsi in un completo nero, compreso di cravatta. Prese le chiavi che la sera prima aveva depositato su uno dei ripiani del mobile di fianco l'entrata e con un movimento rapido chiuse la porta dietro di sé, sicuro di non aver dimenticato nulla. Entrò in macchina e iniziò a dirigersi nel luogo predestinato nonostante fosse in anticipo di quasi un'ora e mezza e allora la decisione che prese venne da sé. Senza pensarci troppo fece retromarcia e tornò indietro, ma non si fermò al suo palazzo, andò oltre. Verso la casa di Oliver.
Qui quest'ultimo era ancora intento a sorseggiare il famoso whisky conservato per le occasioni speciali, anche se questa occasione non aveva niente di speciale, anzi era semplicemente triste: stare insieme a un ragazzo ma forse amarne un altro. Esatto. Forse a causa dell'alcol, o forse per altro, ma se ne stava man mano rendendo conto che i sentimenti per quel ragazzo così silenzioso non erano certo nuovi, semplicemente era troppo cieco per rendersene conto. Non era semplice attrazione sessuale, quella che in realtà era alla base della sua attuale relazione -già non era vero amore- ma bensì qualcosa di più.
Prese un altro sorso dal bicchiere e fu una questione di attimi che il citofono suonò. Non aveva né le forze né la volontà di alzarsi, quindi lo lasciò suonare una, due, tre volte. Silenzio. Però si era incuriosito, chi poteva mai volerlo con tanta insistenza alle cinque passate di mattina?
Fu il turno del telefono che iniziò a suonare rilasciando le note di New Rules di Dua Lipa... era lui. Guardò il telefono per qualche secondo mentre la canzone continuava a diffondersi in quella casa così deserta e sola. Il suo dito alla fine strisciò sullo schermo accettando finalmente la chiamata del povero ragazzo, il quale nel mentre era corso per le scale, quasi saltando da un gradino all'altro, per arrivare di fronte la porta del rosso il prima possibile.
Nessuno parlava, si poteva udire solo l'affanno del moro in piedi dietro la porta.
-Sei sveglio...- proferì alla fine. Era corso a casa dell'altro quasi fosse ovvio che fosse sveglio, quasi come se lo avesse percepito.
-Ma ubriaco- rispose biascicando l'altro che invece si trovava a terra in una angolo della cucina che dava proprio sulla porta d'ingresso. Se n'era reso conto che Rex era lì. Il suo condominio era nel silenzio totale e quell'affanno era davvero pesante.
-Se entrassi, cosa potrebbe succedere?- chiese con un tono che riuscì a sottolineare completamente la sincerità della frase. Anche adesso nessuno dei due era in grado di rispondervi.
Oliver si alzò anche se un po' dolorante, stare per un'ora su un pavimento freddo e duro non era certamente comodo. Si incamminò verso la porta, appoggiò le dita intorno alle chiavi e l'aprì.
-Scopriamolo- rispose dopo aver attaccato la chiamata.
Erano entrambi lì, uno di fronte l'altro intenti a contemplarsi a vicenda. Di certo era innegabile la bellezza che quei due giovani possedevano.
Il famoso folletto fece la prima mossa.
Si spostò leggermente di lato per permettere all'altro di entrare nel suo piccolo ma confortevole appartamento e con un gesto di mano lo invitò a sedersi sul divano che si trovava nella medesima stanza. La tensione era molta, ma era accompagnata anche da molta incertezza da parte di entrambi. Non potevano compiere azioni sconsiderate, erano troppi i fattori da considerare.
Seguì il ragazzo dalla pelle ambrata, ma decise di sedersi sulla poltrona di lato. Ogni loro azione era giustamente ponderata.
-Perchè?- chiese il più giovane in cerca di una risposta a una delle infinite domande che gli erano piombate in testa dalla sera precedente. Non si udì nessuna risposta però. Rex guardava semplicemente a terra, non lo sapeva nemmeno lui. Fortunatamente il ragazzo lo intuì quindi tacque.
Il tempo era l'unica cosa a scorrere tra quelle mura e iniziò ad essere sempre più pesante per entrambi.
Alla fine fu il più grande a spezzare il silenzio ricordandosi del lavoro che doveva svolgere, non poteva certamente arrivare in ritardo, e così si alzò dirigendosi verso l'uscita seguito dal proprietario di casa. E fu proprio lì sull'uscio di casa che quel tanto aspettato momento arrivò, ma fu Oliver a prendere l'iniziativa questa volta.
Iniziò tutto come un semplice bacio a stampo ma si evolse in pochi secondi fino a diventare un bacio ricco di passione. Quando si staccarono le gote del rosso erano ormai dello stesso colore dei suoi capelli, mente negli occhi del moro si poteva intravedere la lussuria che quell'atmosfera aveva portato con sé.
-Devo realmente andare- iniziò Rex per poi continuare -ma non finisce certamente qui- lasciando in fine un leggero bacio sulle labbra gonfie e rosee del ragazzo che gli sta di fronte.
La porta si chiuse e da entrambi i lati vi era un ragazzo con un sorriso indescrivibile sul viso. Non importava perchè, come e quando; importavano solo loro, in quel preciso istante.

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