PROLOGO.

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Sento il liquido caldo delle mie lacrime scendermi dagli angoli degli occhi fin sotto le guance, per arrivare al mento ed abbandonare il mio volto, cadere a terra ed infrangersi nel verde del prato sopra il quale sto camminando: tutti si allontanano da me, tutti, prima o poi, mi lasciano. Non so quanto ho pianto in questi giorni, quante lacrime ho versato, sembra quasi che siano diventate le mie compagne migliori. In tanti hanno provato a riempire il vuoto che c'è dentro di me, ma nessuno ci può riuscire.

Il vestito nero, le converse nere, le braccia incrociate sotto il petto e lo sguardo perso nel vuoto. Se qualcuno mi guardasse da fuori apparirei assente, persa nei miei pensieri. Mi risveglio un po' quando sento il prete iniziare a recitare il rito delle esequie. Mi soffermo a leggere le parole incise nella lapide.

"Sophie White

1973-2014"

Le lacrime continuano a scendere per tutta la cerimonia, non ne vogliono sapere di fermarsi, stanno creando veri e propri fiumi sulle mie guance. Mi sono isolata dal resto del mondo, come faccio sempre, e ora sto rimuginando sui miei stessi pensieri.
Ogni volta che sembra la mia mente provi a pensare a qualcos'altro il mio subconscio mi ricorda -é morta tua madre-, sbattendomi in faccia la dura realtà.
Mi guardo un po' in giro: non c'è molta gente, per lo più amici o conoscenti. Non avevamo parenti, mia madre era figlia unica e i miei nonni sono morti prima che io nascessi. Siamo sempre state io e mamma, ma ora che il cancro me l'ha portata via non ho nemmeno lei, sono sola, completamente e schifosamente sola. Lo dimostrano i miei occhi assenti e pieni di lacrime, il labbro inferiore che trema e le mie braccia strette attorno alla mia esile figura quasi come a darmi forza da sola.

Mi ha cresciuto lei, senza nessun tipo di aiuto, ed io le sarò grata di questo per tutta la mia vita.
La mia famiglia, che storia complicata. Sembra quasi una soap opera. Quando l'ho raccontata a scuola, alle poche persone di cui mi fidavo, sono stata subito giudicata, e da lì mi sono chiusa in me stessa.

Mia madre e mio padre si sono separati quand'ero piccola, molto piccola, e io non ricordo niente di quest'ultimo, non si è fatto più sentire, così come mio fratello, Zayn. Lui attualmente ha vent'anni e all'epoca, subito dopo il divorzio, ha deciso di andarsene con mio padre. Non ho avuto notizie di nessuno dei due per tutto questo tempo, nonostante io abbia provato a contattarli. Due giorni fa, quando ero ancora sotto shock e cercavo di elaborare il mio lutto, gli assistenti sociali mi hanno riferito che dalle loro ricerche per il mio affidamento è emerso che mio padre è defunto tre anni fa a causa di un malore. Non sono una persona apatica, è ovvio che questa cosa mi abbia sconvolto, ma lo sconforto iniziale per la morte di mio padre è stato subito sovrastato dallo shock ben più grande della morte di mia madre.
Mi dispiace di non essere nemmeno potuta andare al suo funerale, e il fatto che Zayn oggi non si sia neanche presentato, essendo a conoscenza della situazione, mi lascia allibita.

Non si tratta solo del funerale di nostra madre, ma come fa a non interessargli nulla di me, di quello che sto passando ora? Perchè continua a far finta che io non esista?
È troppo impegnato per accorgersi di avere una sorella rimasta orfana?

In ogni caso non mi interessa, non ho bisogno di lui, la mamma non mi ha mai fatto mancare niente fino ad adesso ed ero felice, molto felice, prima che lei morisse.

Per fortuna non sono rimasta completamente abbandonata a me stessa ora ma c'è Cher, la migliore amica di mia madre, una sorta di zia per me.

Dunque, io sarei rimasta volentieri con lei qui, nella mia città.
Il problema è che ora sono sotto la tutela di mio fratello. Non ho nessun altro parente e i giudici hanno stabilito per me che è meglio stare  con un mio familiare. Lui per me non è un familiare, è questo il punto, e quello che mi stanno facendo non è proprio il massimo, ma lo supererò.

Mi dovrò trasferire da lui domani stesso.
Non ho obiettato più di tanto, non ne ho le forze, e oramai sono convinta che la mia vita non possa andare peggio di così. Sono sicura che Zayn non mi vorrà, gli darà fastidio avermi tra i piedi avendo la sua vita da vivere, ma non posso farci niente.

Mi chiamo April White e ho 17 anni. Il mio volto ha i lineamenti di mio padre, anche se poco evidenti, per il resto sono la fotocopia di mia madre: i capelli biondi mi ricadono lungo le spalle e gli occhi color nocciola sono molto spenti in questi giorni.

Lascio cadere una rosa sulla tomba ormai chiusa, è tutto finito. La mia testa in questo momento è in totale confusione, ho un vortice di pensieri in testa, sto continuando a piangere e sono come in trance in un mondo tutto mio.

Guardo quella lapide ancora e ancora, e penso a quante altre volte verrò qui a trovarla, per portarle dei bellissimi fiori colorati e smorzare un po' la tristezza che c'è nei cimiteri.

I miei pensieri vengono interrotti dalla voce dolce di Cher.

-April, tesoro, ora dobbiamo decisamente andare, mi dispiace.-

Cerca di parlare rassicurante, ma capisco dalla sua voce roca che anche lei ha pianto molto.

La seguo lungo il viale d'uscita del cimitero fino alla sua macchina.

Addio mamma

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Spazio autrice:

{Hey! Spero che questa fan fiction vi piaccia, ammetto che come primo capitolo è molto triste e melodrammatico ma con il tempo la storia prenderà un'altra piega!

Per il personaggio di April ho pensato ad Emma Roberts!

Al prossimo capitolo :)}

Zayn Malik.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora