Nonostante dormii tranquillamente per tutta la notte, al mio risveglio mi sentii persino più stanca di prima. La schiena chiedeva pietà e la testa pesava più del dovuto... che mi fossi beccata un'influenza? Mi cambiai gli abiti e lentamente, molto lentamente, percorsi le scale dirigendomi verso la sala principale della caserma.
Il sole era tornato, eppure non mi sentivo per nulla allegra. La mia porzione di cibo era su un piccolo mobiletto in una nicchia dove nessuno dei cittadini poteva vedermi mangiare.
Come sempre a darmi il buongiorno furono solo Ikaika e Satomi, Winfred parlava con un Noctis vestito davvero a modo che non avevo mai visto prima, doveva essere molto importante perchè nessuno conversava fra di loro come invece accadeva regolarmente.Mi sedetti per terra ed inzuppai il pane nel latte, non appena mandai giù il boccone sentii la mia gola bruciare. Sì, mi ero proprio beccata un bel raffreddore! Per lo meno respiravo ancora, altrimenti sarebbe stato un vero e proprio inferno.
Cercai di far meno rumore possibile per non attirare su di me l'attenzione del tizio in abiti formali. Era un Noctis davvero particolare: la punta del naso era così lunga che all'altezza delle labbra faceva una piccola curva, portandola a sfiorare il mento. I suoi occhi erano gialli, così come la sua pelle. Era davvero buffo!<<Dunque dov'è la vostra umana?>> ovviamente! Lasciai subito la tazza ed il pane, sbucando dalla nicchia, dovevo avere un aspetto ridicolo perchè vidi i gemelli sghignazzare e Kian mordersi il labbro per trattenere una risata. Winfred non fu da meno, gli sfuggì un sorriso che ben presto nascose con il palmo della sua mano. Cercai di specchiarmi nel riflesso della finestra ma non vidi nulla, che vergogna! Passai il dorso della mano sull'angolo della bocca, che mi fosse rimasta qualche goccia di latte?!
Il tizio con aria disgustata mi fece cenno di andargli incontro, era davvero alto, almeno il doppio di me e di tutti i presenti!
<<Qual è il tuo nome?>> mi chiese, a quale nome si riferiva? A quello finto o a quello vero?
<<Mu Arae>> risposi consapevole che stessi commettendo un errore. La voce mi venne fuori rauca ed ebbi un piccolo mancamento. Riuscii a tenermi in piedi per poco, perchè a spazzarmi via ci pensò lo schiaffo che il Noctis mi tirò, con tutta la forza che aveva.
Inginocchiata per terra, sentii le lacrime inumidire i miei occhi e la testa girare ancora di più. Lo guardai, era fiero di ciò che aveva appena fatto. Nonostante la paura, fui fiera anche io di aver risposto con il mio vero nome.<<Il tuo nome, prego>> ripetette il Noctis, mi tirai su e non risposi.
Winfred mimò con le labbra ''Sophie'' ma io feci finta di non vederlo affatto. Ero sicura che altri umani ricevevano abusi tutti i giorni per molto meno, ero davvero fortunata ad essere finita in caserma. Così come Hadi era stata fortunata a vivere con i miei, eravamo due faccia della stessa medaglia.
Vidi la sua mano prepararsi a colpirmi di nuovo, così chiusi gli occhi d'istinto, aspettando l'impatto. Il secondo schiaffo mi fece più male, tanto da farmi sputare sangue sul pavimento.
<<Sarà difficile da pulire>> commentai ironicamente, alzandomi con più fatica.
<<Qual è il tuo nome? E' l'ultima volta che te lo chiedo>> mi disse naso lungo paonazzo in volto dalla rabbia. Chiusi di nuovo gli occhi, ripensando alle parole di uno libro che mia madre mi leggeva da piccola, quando mi rimboccava le coperte pronta a darmi la buonanotte:"Gli occhi sono ciechi. Bisogna cercare con il cuore."
Probabilmente in quel momento, presa dalla paura, sussurrai le parole invece di limitarmi a pensarle, il Noctis sentendomi sogghignò e ricaricò la dose.
<<C'è una guardia che chiede di voi>> aprii gli occhi quando la voce di Kian distrasse il Noctis, facendo voltare tutti verso l'entrata della caserma, dove Edmund con la mascella serrata era fermo in piedi.
<<Edmund! Giusto in tempo, ecco chi ti aiuterà>> il tizio mi prese dalle spalle spingendomi verso la guardia che non disse nemmeno una parola.
<<Riportala entro mezzanotte, deve finire le sue faccende qui>> disse Winfred, colsi un velo di tristezza nei suoi occhi, così come in quelli di Satomi ed Ikaika, che sembrava quasi che stesse per piangere. Quando fui sicura di non essere osservata da nessuno, mi voltai verso Kian, che mi osservava a sua volta. Lo ringraziai, e lui annuì pensieroso, poi Edmund mi disse di seguirlo al di fuori della caserma.
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As the universe, so the soul
Paranormal"L'insieme di incontri mancati ed avvenuti, di scelte sbagliate e giuste nel corso della storia hanno fatto sì che io sia qui oggi in procinto di raccontarvi la mia vita, e che voi siate lì seduti intenti ad ascoltarmi. Sarà vostra la scelta di cont...