5.10.1970

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Tecla, I

Finalmente avevo raccolto abbastanza soldi per andare a comprare il nuovo telefono di casa, l'altro si era rotto dall'ultima litigata tra mia sorella Bice e il suo viscido moroso Carlo. Il nuovo telefono che stavo andando a comprare è un nuovo modello, ha la segreteria telefonica e il fax, che sono molto utili per il lavoro di mio papà.

Sono uscita di casa in fretta per paura di perdere la corriera. Arrivata alla fermata, spettinata, sudata e col fiatone, ho notato, nel parco dietro di me una ragazza strana che disegnava su un album da disegno: sembrava molto vecchio, come se avesse viaggiato per molto tempo prima di trovare un posto tranquillo. La ragazza sembrava stanca, anche se stava disegnando, era come se avesse avuto la mente da un'altra parte, forse in un altro posto.

"Tecla, sbrigati che ho già saltato una fermata!" distolsi lo sguardo dalla ragazza e corsi in corriera guidata dal mio amico "Fungo", chiamato così per i suoi capelli ricci a forma di funghetto. Lui ha sempre fatto parte della mia vita, ovviamente sempre come autista, dall'asilo fino alle superiori, c'era sempre lui in quella scatola blu con le ruote.

Arrivata davanti al negozio, feci un sospiro e con un grande sorriso entrai, pronta per prendere il mio nuovo telefono. Presi i soldi dalla tasca e varcai la soglia: era davvero bello, in meno di un secondo avevo già pagato e stavo ritornando dal Fungo, che, come sempre, mi stava aspettando per riportarmi a casa, ma c'era qualcosa di diverso..accanto alla pensilina vidi una ragazza che stava gesticolando furiosamente contro un gruppo di ragazze che avrebbero, da quel che ho capito, spettegolato contro il suo modo di vestirsi. Io, che non posso mai stare zitta, sono intervenuta difendendo la ragazza, ma capii subito che non ne aveva bisogno. Finita la discussione, ancora con sguardo minaccioso si girò verso di me e sorrise ringraziandomi e stringendomi la mano si presentò.

Mi ritrovai catapultata in due secondi dentro al caos più totale scordandomi di guardare l'orario, era davvero molto tardi, corsi sopra alla scatola blu con le ruote che mi aveva aspettato tutto quel tempo. Il viaggio sembrava non finire, è proprio vero che quando si ha fretta il tempo sembra non passare mai.

-"Ciao Tecla, salutami la mamma e mi raccomando, non farla arrabbiare, è una santa donna! Come avrà fatto a crescere te e tua sorella!"

-"Certo Fù, passa una buona serata!"

Mi riprendo, faccio un respiro ed entro in casa

-"Mamma, sono arrivata! Mi faccio una doccia e arrivo subito!"

Corro in bagno e mi metto sotto l'acqua bollente, che sollievo dopo una giornata movimentata come questa, ci voleva proprio.
Intanto continuo a pensare agli incontri che ho fatto oggi: la "strana" del parco e Renée, l'unica cosa che mi era rimasta in mente di lei, oltre il suo nome molto particolare, era la sua grandissima sciarpa. Sembrava che le conoscessi da tanto tempo, come se in una vita passata fossimo state amiche.

Asciugai in fretta la mia chioma e corsi subito di sotto, salutai papà ed iniziai a mangiare, Bice quella sera restava da Carlo a mangiare, eravamo solo io, mamma e papà; chiesi a papà come fosse andato il primo giorno di lavoro dei nuovi arrivati in azienda e scoprì che il figlio della famiglia D'Amico era ritornato dalla leva militare e aveva iniziato a lavorare assieme a suo papà.

Continuava a dirmi che era diventato alto e non era più un "fringuello" , a me non interessava saperlo, volevo solo mangiare le mie benedette cotolette, però, ripensando a Bernardo, io non ho molti ricordi di lui, anche se abitiamo nello stesso paese, abbiamo sempre preso strade molto differenti, non mi ricordo nemmeno come era fatto prima, figuriamoci adesso che è stato via due anni!

Dopo aver lavato i piatti e messo apposto la cucina, mi misi sul divano e mi addormentai subito.





Renée, I

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