12.10.1970

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Tecla, II

Era appena suonata la sveglia ed io avevo già in mente tutta la mia giornata, sono sempre stata molto precisa e soprattutto ora con tutti gli impegni che mi ritrovo, un po' di organizzazione ci deve essere!
Devo ancora fare colazione, però devo sbrigarmi, se no arriverò in ritardo a scuola!
E così è stato, è andato tutto secondo i miei piani, come sempre.
Alle 8.00 ero già seduta in classe ad aspettare l'insegnante di spagnolo, poi quello di inglese e per finire, due ore di russo.

Nemmeno io so con quale coraggio affrontai i cinque anni di scuola superiore, eppure ce l'ho fatta, non mi sembrava vero di averla già finita, sembrava una cosa così impossibile e invece, eccomi qua, a fronteggiare il primo anno di Università come se fosse una battaglia. E' stata dura convincere i miei per pagarmi gli studi all'Università di Lingue, non erano molto convinti delle mie capacità, come all'epoca non erano molto convinti della bravura e dell'impegno che mettevo nella fotografia, però poi finii sul giornale grazie ad uno scatto all'interno di uno sciopero studentesco di tre anni fa, alla morte di Luigi Tenco, avevo soltanto 16 anni, ma la passione per la fotografia c'è sempre stata e anche se nessuno mi riconosceva come vera fotografa, io sapevo che potevo fare grandi cose.

Così dopo cinque anni di superiori, ho provato ad intraprendere questa nuova strada, iniziando l'Università di Lingue in una città apparentemente vicina al mio paese, purtroppo Fù non poteva accompagnarmi, ma dovevo prendere il treno, ogni mattina passava alle 6.35 ed arrivavo in città più o meno alle 7.45, così ho tempo anche di fare colazione.

È già suonata la campanella?

Prendo il mio zainetto ed esco, ripassando mentalmente tutti i miei programmi della giornata. Arrivata a casa, non c'è nessuno, solo io e il mio pranzo. Mia mamma e mio papà lavorano sempre, mentre mia sorella Beatrice, ma per gli amici Bice, abita col ragazzo, non ricordo nemmeno il suo nome: Carlo? 

Dopo mangiato mi sono buttata nel mio lettone caldo, ci voleva proprio dopo una giornata così tanto stancante, ci sono voluti solo pochi minuti per crollare in un sonno profondo, l'unica cosa che mi ha riportato alla realtà è stata mia madre, che ritornando dal lavoro mi ha ricordato il mio appuntamento. Quello più importante: cantare. 

Sì, alle 20.00 dovevo trovarmi all'Haliby Pub si trovava dall'altra parte del paese, facevo alcune serate per pagarmi gli studi e per avere qualche soldi in più.

Così, spalanco gli occhi, che da quel verde smeraldo ci volle poco a farli diventare grigi dalla paura di essere in ritardo e in quasi dieci minuti ero già pronta, scarpe, minigonna, maglia a pois e capelli.. beh i capelli, come sempre: ribelli.
Corsi talmente veloce che non riuscivo a sentire il freddo, sentivo solo il cuore battere forte contro il mio petto, come se volesse uscire e trascinarmi verso la meta.

Arrivata alla fermata del bus, salgo velocemente e scruto bene tutti i posti liberi: c'è n'è uno proprio lì, lato finestrino. Benissimo.

Solo mezz'ora di ritardo, credevo peggio.
Entro e capisco di essermi scordata il giubbotto, ma ormai non c'era tempo, ho preso il microfono e ho passato le ultime due ore a cantare a squarcia gola tutto l'album di Mina: 'Tintarella di Luna.'
Finita la serata, era quasi mezzanotte ed io, fuori dal Pub, infreddolita e senza giubbotto aspettavo Bice, con la consapevolezza che per quella sera, sarei dovuta andare a piedi, a causa della sua continua irresponsabilità, perché ha sempre in mente troppe cose e non presta attenzione alle ciò che le dico.

Passano i minuti e il freddo aumenta, quella notte di ottobre sembrava essersi fermata, le foglie, il vento, la nebbia e il fiume. Era tutto fermo, l'unica cosa che si stava muovendo era una vespa rossa, che d'improvviso si ferma davanti a me:

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⏰ Ultimo aggiornamento: Sep 25, 2018 ⏰

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