1. UN NUOVO INIZIO

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«Lucy! Lucy sbrigati è tardi!» la voce di mia madre mi riportò alla realtà.

«Arrivo mamma!» urlai in risposta per poi chiudere il borsone e scendere al piano di sotto.

«Ah, eccoti finalmente. Tuo padre ci sta aspettando da un pezzo.» uscimmo dalla piccola porta di ingresso e ci avvicinammo verso l'auto di mio padre che mi aiutò a caricare il borsone nel bagagliaio.

«È solo questa?» disse lui, alzando un sopracciglio stranito.

Come biasimarlo.
Una ragazza "normale" solitamente porta con sé più di una valigia quando è consapevole del fatto che dovrà temporaneamente andare ad abitare in un college.
Sicuramente aveva visto le figlie dei suoi colleghi e altre mille mie coetanee che in questa occasione portavano con sè almeno tre bagagli. Ma in fondo mio padre sapeva bene come ero fatta io, sapeva che avevo una mia normalità, una normalità diversa dalla loro.

Fin dall'infanzia mi ero sempre distinta dalle mie compagne, ma non perché fossi speciale, anzi, ma perché il mio modo di essere era sempre stato diverso.
Io non ero quella che portava tre valigie se andava in vacanza o da qualsiasi altra parte ma lo stretto indispensabile, che era tutto quello che avevo.
Io non ero quella che impiegava ore intere davanti allo specchio per prepararsi o sistemare i capelli.
Io non ero quella che apriva l'armadio e ci restava anche trenta minuti tondi per decidere cosa mettere.
Io ero la semplicità nel termine più estremo, quella con i capelli legati nella solita coda o treccia, quella coi vestiti presi a caso.
Io ero colei che la gente si ostinava ad allontanare come se avesse qualche specie di malattia infettiva.
Io ero l'amica ombra e strana della ragazza carina.
Ero la ragazza invisibile, la ragazza che nessuno corteggiava, che nessuno notava neppure per sbaglio.
Io ero la sciatta, sola, emarginata, asociale e grezza Lucinda Holding.

Entrammo in macchina e partimmo verso quella che sarebbe stata la mia "casa" per un po'.
Collegai le cuffiette al cellulare e cliccai una canzone a caso.
Sulle note di "Thinking Out Loud" di Ed Sheeran, ritornai ai miei pensieri interrotti in camera mia dalla voce di mia madre.
Tante cose sarebbero cambiate.
Con i miei genitori ero sempre andata d'accordo.
Ero sempre stata fin da piccola una ragazzina tranquilla, che nessuno notava.

Mi sistemavo in un angolino della stanza indisturbata immersa nel mio mondo, e ci restavo per ore.
Inoltre i miei genitori erano sempre stati premurosi con me non facendomi pesare mai il mio carattere.
Amavo restare giornate intere da sola e dopo aver tentato invano di farmi socializzare con gli altri bambini ai tempi di scuola decisero alla fine di lasciarmi in pace, perché sapevano che era quello che volevo.
Perciò almeno a casa mia la convivenza era stata abbastanza serena, ed era proprio quello spazio regalatomi il motivo per il quale solo con loro riuscivo ad esprimermi liberamente senza balbettare per paura di non dire mai la cosa giusta, abbassare la testa, arrossire o imbarazzarmi solo per uno sguardo come invece succedeva con il resto degli essere umani che mi circondavano.
Con loro potevo essere semplicemente me stessa senza aver paura di essere screditata o derisa.

Dunque ero consapevole del fatto che la convivenza in un college non sarebbe stata facile per niente.
Come sarebbe stato? Sarei andata d'accordo con la mia coinquilina?
Avrei dovuto adattarmi a lei, al suo probabile disordine o magari alla sua fobia per l'ordine, alle sue stranezze, alle sue abitudini, a tutto ciò che la caratterizzava e dovevo farmela andar giù.

Arrivati a destinazione scesi dalla macchina guardando felice e al contempo esterrefatta la struttura.
La Monash University era un'imponente struttura circondata da tante finestre e architettata con pareti sporgenti.
Sembrava essere uscita direttamente dal cartone animato dei futurama, era mozzafiato e l'entrata brulicava di ragazzi che probabilmente, come me, si sentivano persi.
Alcuni salutavano i genitori tristemente, altri con felicità probabilmente per essersi liberati dalle regole di casa, altri erano già soli intenti a trovare l'edificio giusto sulla piantina del college.
Altri si salutavano sorridenti per essersi ritrovati dopo la pausa vacanze.

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