2. MOSTRO

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[LUCY'S POV]

Da quel primo giorno di scuola prevedevo anni duri.
Era dalle elementari che la gente mi lasciava in disparte e mi odiava senza che gli facessi niente.
Semplicemente per loro non ero all'altezza.

Mi guardai allo specchio mentre mi scioglievo i capelli, quasi avevo le lacrime agli occhi ma non osavo piangere, era da un po' che non lo facevo, avevo imparato a convivere con me stessa, col mio corpo per niente attraente, con quel viso chiaro e infantile privo di qualsiasi trucco o cura estetica, a far finta che qualsiasi rifiuto non mi ferisse.

«Sei un maledettissimo mostro.» sussurrai al mio riflesso.

Ero l'esatto contrario di quella che poteva definirsi una bella ragazza, femminile o quantomeno accettabile.
Avevo i capelli sempre arruffati, quegli orribili occhiali enormi che mi coprivano gran parte del viso, ma che in fondo non avrei mai tolto. Senza di essi non vedevo, e mi sentivo persa e impotente più di quanto non lo fossi già anche indossandoli.
I miei maglioni erano sempre così spenti e privi di femminilità.
Tutto ciò che indossavo era una forma di assoluta comodità, perciò non badavo a quanto fosse bello o insignificante ciò che indossavo, mentre nel frattempo la gente non capiva che sotto quei vestiti e quell'aspetto "fuori moda" ci fosse molto di più della misantropa Lucy.
E poi quei jeans, che come le maglie più grandi di due taglie usavo per nascondere il mio corpo.

Non mi accettavo, non mi sarei mai accettata. Odiavo il mio corpo, il mio viso, le mie unghie non curate e il mio carattere così debole e pieno di paure. Perchè sì, io avevo paura.
Paura di sentire ancora una volta quelle parole che facevano male come tagli inferti da una lama.
Ero arrivata al punto di provare imbarazzo persino a passare di fronte ad un gruppo di persone, perché sapevo che non avrebbero perso l'occasione di lasciare i loro commenti offensivi.
Ma ciò che mi faceva ancora più paura era pensare a come queste persone potessero dare così libero sfogo ai loro pensieri maligni e taglienti noncuranti del fatto che così facendo avrebbero causato del male alla persona che ne era vittima.
Come si poteva essere così spregevoli? Possibile che io non ero capace nemmeno di far male ad una mosca mentre loro si ostinavano ad odiare delle persone così tanto e per giunta senza alcun motivo?

Interruppi quei pensieri che mi stavano mangiando viva l'anima e mi gettai maldestramente sul letto dopo una doccia. Erano le 19:56, e avrei dovuto cominciare a prepararmi per la festa di benvenuto organizzata dal campus, ma non avevo assolutamente intenzione di andarci.
Il primo motivo in assoluto era che le feste non erano proprio per me, poi non avevo vestiti né scarpe adatte, e comunque non sarei riuscita nemmeno con un miracolo a rendermi presentabile.
Inoltre avrebbero sicuramente riso tutti di me come quella stessa mattina, e non me la sentivo di affrontarli.

«Allora, come mi sta?» disse Amanda girando su sè stessa facendosi squadrare dalla sua amica.

«Stai d'incanto, sicuramente farai colpo su Jonathan stasera!»

«Lo so!» cominciarono a lanciare gridolini fastidiosi che non aiutavano la mia concentrazione a proseguire libro che stavo leggendo.

«E la tua coinquilina? Resta qui?»

«Dice di non voler venire, è una tipa strana.» Amanda sussurrò le ultime parole, probabilmente per evitare che sentissi, ma fu un tentativo inutile.

L'amica si limitò ad una scrollata di spalle e dopo un quarto d'ora se ne andarono nei loro luccicanti tacchi alti facendo regnare finalmente la quiete.

Il giorno seguente avevo due lezioni al mattino, e mentre mi dirigevo alla prima m'imbattei di nuovo nella bionda del giorno prima, che era però, in compagnia anche di alcuni ragazzi stavolta.
Abbassai la testa e li superai, sperando come mai prima di allora di essere ignorata, ma le mie preghiere non furono ascoltate e la sua voce alle mie spalle riecheggiò per l'intero corridoio.

«Eccola, è lei, Miss Monash University direttamente dal primo anno! Che vi dicevo ragazzi? Sembra uscita da un film dell'orrore.» urlò lei attirando molta attenzione.

Tutti cominciarono a ridere e a bisbigliare fra di loro e le mie guance stavano letteralmente per esplodere.
Ero pietrificata dalla vergogna e le offese continuarono imperterrite.

«Hey tu, vieni alla prossima festa del campus, mi è stato chiesto di portare qualcuno a spaventare i malintenzionati.» continuò una voce maschile scatenando altre risate.

A quel punto non ressi più tutto quello spettacolino e riuscii a scappare da quella situazione rifugiandomi in un posto che sembrava essere isolato dagli altri.
Sul retro del campus, in un punto poco visibile vi era una panchina accanto ad un imponente albero dove regnava un tranquillo silenzio accompagnato solo dal cinguettio di alcuni uccelli.
Mi sedetti sulla panchina e portai la testa tra le gambe.
Cosa potevo farci se ero così? Sapevo di essere orribile, ma non potevo farci niente.

Restai lì, a fissare il vuoto per diversi e interminabili minuti, finché non decisi di andare nel posto che mi avrebbe fatto davvero bene, la biblioteca.
Rifugiarmi nel libri mi allontanava in qualche modo da tutto e tutti.
Entrai e mi misi a cercare qualcosa di carino tra gli scaffali, fino a che non trovai un libro che mi parve interessante ma che la mia altezza precaria non mi permetteva di raggiungere.

Mi alzai sulle punte ma riuscivo ad arrivare a malapena con i polpastrelli al libro.
Maledetta statura e maledetta me.
Provai un'ultima volta prima di rassegnarmi, e proprio quando tornai sulle piante dei piedi arresa per aver miseramente fallito una grande mano prese il libro al posto mio con molta facilità.
Mi girai istintivamente per vedere chi fosse, e mi ritrovai di fronte ad un ragazzo altissimo, bello come il sole e con il viso privo di espressione.

«Volevi questo?»

Deglutii un grosso grappolo di saliva non riuscendo ad emettere neppure una sillaba, così lui alzo un sopracciglio stranito e seccato.

Non ricevendo alcuna risposta a quel punto tirò un sospiro spazientito così strinsi gli occhi per un secondo facendomi coraggio e allungai la mano verso di lui per prendere il libro. «ehm...s-sì, io...g-grazie.» mi fissò per alcuni secondi, dopodiché mi porse il libro che afferrai tenendo lo sguardo basso.

«Shakespeare, ottima scelta.» disse freddo prima di andare via senza dire altro.

Buttai fuori del fiato che non sapevo neppure di trattenere e mi sorpresi del fatto che non mi avesse preso in giro per il mio aspetto o per cosa leggessi.

[DEREK'S POV]

Uscii dalla biblioteca e mi diressi nel corridoio dove da lontano vidi il mio gruppo di amici, ma avevo la testa in stand-by a qualche attimo prima.
Avevo avuto modo di avere un incontro ravvicinato con la ragazza della mensa di qualche giorno prima.
Era così timida, silenziosa, riservata e faceva fatica a conversare, proprio come l'avevo vista quella mattina.
Era decisamente strana, ma per certi aspetti era probabilmente la persona più simile a me dell'intero campus.

I giorni passarono in fretta e ormai le lezioni erano cominciate già da un mese.
Non stavo più così dietro ai miei amici perché si divertivano continuamente a prendere in giro i nuovi e a rompere loro le scatole, e a me questa cosa annoiava.
Non ero mai stato un buonista, ma la trovavo una cosa stupida prendere in giro qualcuno che non era in grado di darti spago.

Nel frattempo, anche i penosi tentativi di Krista cominciavano a farsi insistenti, ma non sarei andato mai a letto con una del genere. Sapevo di meritare molto di meglio, e non mi sarei mai lasciato abbindolare da lei.
Certi errori si fanno solo una volta.

[LUCY'S POV]

Dopo la fuga in biblioteca della volta precedente pensai al fatto di aver già perso delle lezioni, così usai la scusa dello stress di inizio anno per ammorbidire i professori.
Forse l'unica cosa positiva dell'essere così introversa era che avere un aspetto così innocuo ammorbidiva anche i più agguerriti dei docenti.
Nel frattempo cercavo in tutti i modi di scampare alla bionda malefica e al suo esercito per evitare altre umiliazioni, mentre il ragazzo visto in biblioteca che era stato l'unico a non rompermi le scatole da quando ero qui, lo vedevo sempre più spesso.
Quello che ero riuscita a notare soprattutto era che se ne stava ore intere sotto al grande albero sul retro del campus con qualcosa in mano che non riuscivo mai esattamente a focalizzare a causa della mia continua fretta.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Mar 12, 2019 ⏰

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