Il periodo degli instore era tornato e io mi sentivo strano, cresciuto rispetto allo scorso anno.
Essere abbracciato e ringraziato per la nostra musica era sempre una sensazione bellissima e quasi inedita ma vivevo le cose con più distacco, donavo parti di me alle persone molto più raramente adesso. Poteva anche sembrare una scelta egoistica, ma dovevo pensare a me stesso. Mi affezionavo in maniera smisurata a qualsiasi fan, tanto che cercavo di rispondere sempre a tutti e leggere i messaggi che mi mandavano sui social, ma questa situazione non poteva continuare perché quando finiva un'avventura mi sentivo estremamente vuoto e quello che avevo sembrava non bastare mai.Particelle di sudore a contatto, collisione di corpi, mani che mi stringevano in modo sbagliato, troppo forte o troppo velocemente, sguardi fugaci e mucchi di adolescenti che urlavano ad ogni movimento di Damiano, seppur impercettibile. Questi erano i nostri instore. Per tre ore eravamo proiettati in un mondo di contatto fisico estremo, gesti stucchevoli e talvolta richieste nauseanti.
Oggi era il turno di Napoli. Indossai la camicia nera con i leopardi che avevo messo spesso durante il tour e uno skinny nero, sistemai il ciuffo sul lato destro e guardandomi allo specchio mi accorsi che i capelli erano molto più lunghi rispetto agli inizi, che ero cambiato non solo come attitudine ma anche fisicamente, avevo anche uno stile più curato rispetto allo scorso anno.
Facemmo per salire le scale e notai nelle prime file una ragazza che pareva somigliare alla ragazza di cui avevo visto la foto per il concorso. Sorrisi timidamente nella sua direzione e presi posto sulla sedia riservata a me. Man mano che lei si faceva più vicina a noi, nella mia testa l'associazione alla ragazza della foto diventava più viva e concreta. Era lei. Avrei avuto la possibilità di osservare quegli occhi verdi così pieni di tristezza da vicino proprio come avevo desiderato giorni prima.
Un'altra ragazza e poi lei. E con lei i suoi occhi verdi. Verde che incontra se stesso in un modo diverso, distante. Diedi una leggera gomitata a Damiano dicendogli che era figa e facendole capire che mi stessi riferendo a lei.
Era salita sul palco salutando velocemente Ethan e Victoria. Poi Damiano che per la foto le mise una mano dietro la schiena e le domandò "abbella, come stai?" mettendola finalmente a proprio agio, evidentemente aveva percepito esattamente come me, il suo imbarazzo.
Tirò fuori da una busta dei pacchetti per ognuno mentre noi la guardavamo tutti con occhi sorridenti.
Il mio regalo era un anello formato da due anelli intrecciati, uno con un serpente, mio soprannome e segno particolare e l'altro con un teschio. Non era un regalo come gli altri, non era banale. Era rappresentativo di ciò che fossi e non soltanto di come apparivo agli occhi della gente. Le dissi che aveva gusto nel fare i regali e che il regalo era particolare come il colore dei suoi occhi.Terminato l'instore ci portarono dritti nel van, direzione Roma dove ci avrebbe atteso l'ennesimo firmacopie. Feci un giro su instagram per controllare i tag ed entrai nei direct. Tra tutte le chat trovai la sua dove avevo visualizzato, come facevo con tutti. Rispondere mi annoiava, era un cliché continuo imposto dall'agenzia. Decisi di scriverle per ringraziarla del regalo dicendole che era uno di quelli che mi aveva colpito di più. Chissà come avrebbe reagito a leggere il mio nome come notifica.
STAI LEGGENDO
Uncover / Måneskin
Romance"Thomas, io sono innamorata di te e della libertà. Dei pezzi delle tue debolezze che assomigliano ai tuoi difetti, del tuo muro di insicurezze a cui hai permesso di fare delle crepe. Ho bisogno di scoprirti all'esterno. Ho bisogno di viverti alla lu...