2.9

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-Lionello, dove siamo?- chiese Neymar decisamente fuori di sé.

Leo era andato a prenderlo al pub, e lo aveva letteralmente trascinato in macchina, dal momento che non riusciva a camminare da solo.

-Dove mi hai portato?- chiese di nuovo, mettendogli una mano sulla coscia.

Decisamente a disagio e con le guance rosse, l'argentino fissò la sua mano tatuata sui suoi jeans, mordendosi le labbra.

Scuotendo la testa, confuso, scese poi dalla macchina e aprì lo sportello al minore, poi lo prese sottobraccio e si diresse verso il portone di casa.

-Siamo a casa tua, Ney.-

-Questa é casa mia? Cavolo, devo avere tanti big money.-

A Leo veniva da ridere, anche se non riusciva a capire perché Neymar si fosse ridotto in quelle condizioni.

A quanto aveva capito la storia con Bruna era finita per suo volere, e non gli sembrava l'avesse presa troppo male.
Carolina si era trasferita a Barcellona e lui vedeva suo figlio regolarmente, quindi non capiva davvero che problema potesse avere.

Trovò le chiavi nella tasca dei suoi pantaloni, e aprì la porta, tenendo saldamente l'amico.

Lo fece sdraiare sul divano e, dopo averlo coperto con un pile, gli tolse le scarpe.

Neymar mugugnò qualcosa di incomprensibile, così lui, reggendosi sui talloni, si abbassò alla sua altezza, cercando di decifrare le sue parole.

Il brasiliano si limitò però a fissarlo in modo strano, diverso da solito.

-Te lo ha mai detto nessuno che hai dei bellissimi occhi?- domandò all'improvviso avvicinandosi pericolosamente al suo viso, facendo arrossire Leo.

-Neymar, sei ubriaco. Non sai cosa dici- gli disse dolcemente.

Neymar scoppiò a ridere, tenendosi la pancia.
-In vino veritas, Lionello Vinello. Comunque dico la verità, sei proprio un gran figo-.

Si mise seduto, appoggiandosi allo schienale e poi, alzando le braccia al cielo, urlò: -É così amici, il mio migliore amico é un figo da paura.-

Lionel lo costrinse a sdraiarsi di nuovo e poi si alzò.

Muovendosi quasi come se si trovasse a casa sua, gli andò a prendere un bicchiere d'acqua e ne prese uno anche per sé.
Era tutto così strano.

Una volta tornato in salotto, però, vide il brasiliano con gli occhi chiusi e la faccia sprofondata sul cuscino.

Sorrise.

Sembrava un bambino.

Si avvicinò a lui e, sedendoglisi accanto, gli scostò i capelli dalla fronte sudata, fermandosi un istante a guardarlo.

Era bello, lo aveva sempre saputo, però in quel momento gli sembrò terribilmente sexy.
Era ubriaco marcio e stava sporcando il cuscino di saliva, eppure a lui sembrava l'uomo più bello che avesse mai conosciuto. Ed era un problema.

Senza sapere cosa stesse facendo o perché, lo aprì con una coperta e gli baciò la fronte, sussurrandogli un 'buona notte, Ney'.

Si stava per alzare e tornarsene a casa sua, quando un braccio si strinse intorno al suo polso.

-Leo, ti prego, resta con me. Non voglio stare solo.-

-Ney, non c'è nessuno di cui aver paura. Su dormi, ora.-

-Ti prego, resta con me- ripetè di nuovo, quasi supplicandolo.

A quel punto l'argentino annuì.

Neymar gli sorrise felice e in un istante appoggiò le labbra sulle sue, un attimo, un istante bastò a procurare a Leo mille brividi lungo la schiena.
Prima che potersi rendere conto di ciò che stava succedendo, lui si allontanò, girandosi dall'altra parte e addormentandosi.

Un semplice bacio a stampo, che mandò Lionel in confusione totale.

Si alzò abbastanza stordito e, recuperata una coperta da terra, si sedette sull'altro divano, spegnendo la luce.

Lo guardò a lungo, pensieroso, toccandosi  continuamente le labbra.
Riusciva ancora a sentire quelle di Ney sulle sue.
Il problema era che gli era piaciuto.
Ed era un casino, un tremendo casino.

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