Capitolo 31

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Cole's pov

Stavo preparando la borsa senza neanche pensare veramente a cosa avrei messo dentro, l'unica cosa che non trovavo era il mio vestito, quello per la cerimonia.
Poi penso a lei, lo avrà portato con se, sarà a New York con lei, io sono stato uno stronzo, sono scappato senza lasciarle neanche una certezza e lei è partita con la speranza che la raggiungessi al matrimonio, lei è troppo per me, e lo è sempre stata, è anche per questo che ho paura, ma non di avere un bambino, ma di non essere abbastanza per entrambi.
Insomma, se non vado bene per lei come posso andare bene per un piccolo bambino che avrà bisogno di me ventiquattro ore su ventiquattro?
Per un secondo penso alla mia vita senza di lei e di questo bambino e non vedo nulla, per quanto potrà essere difficile, noi due, insieme, cercheremo di far funzionare la cosa, è quello che facciamo sempre.

Mentre penso questo ricomincio a preparare tutto e do un ultima controllata alle cose, ho preso tutto, almeno spero. La verità è che non mi interessa più di tanto, voglio solo che lei, per l'ennesima volta, mi riprenda con se, che mi permetta di entrare nella loro vita, perché da adesso in poi non saremo più soli, saremo in tre non in due.

Comincio a pensare le solite cavolate che, se fossi stato lucido, mi sarei risparmiato di pensare, perché sono le cose che pensano tutti quando scoprono di star per avere un bambino.

Ci metto troppo per i miei gusti a preparare il bagaglio e la borsa da portare con me in aereo, ed è anche per questo che sono sicuro che nel tragitto casa-aeroporto io abbia preso un po' di multe, però, ora come ora, non mi interessava.
Jessica e quel piccolo bambino che stava crescendo dentro di lei erano tutto, e mi odiavo solo per averle fatto pensare che avrebbe dovuto affrontare tutto da sola, che non la volessi più e non volessi neanche il bambino.

X: buon giorno signore, desidera?

Io: il primo volo per New York, è una cosa abbastanza urgente per favore.

X: ora controllo, mi dia un secondo.
..
X: no, mi dispiace, tutti i voli sono pieni, lei potrà partire al massimo verso 00.00
Con arrivo alle 5.00 del mattino.

Io: no, nono... è troppo tardi! È sicura che non ci sia nulla?

X: no mi dispiace.

Io: cristo! Senta, io aspetterò qui, se si libera un posto, qualsiasi, lei me lo dica, sono pronto a fare qualunque cosa.

X: si certo. Come mai tanta fretta? se non sono inopportuna.

Io: la mia ragazza aspetta un bambino, crede che io non lo voglia perché ho fatto un po' lo stronzo, in realtà avevo solo paura.

Lei è partita penso ieri sera, ed ora è a New York convita che io non la voglia.
X: non le faccia del male, ne alla ragazza ne al bambino. Deve riprenderseli solo se è sicuro.

Io: è da quando ho cinque anni che aspetto questo momento, solo che crescendo mi sono un po' rincoglionito e ho combinato parecchi casini, ma mi creda quando le dico che la ragazza che aspetta mio figlio è tutto ciò che voglio da sempre, quindi si, sono sicuro di volerlo.

La signora che è aldilà del vetro sta per ribattere quando il suo computer emette un suono, leggero, praticamente impercettibile.

X: lei deve avere qualcuno che la ascolta lassù, perché si è appena liberato un posto sul volo che partirà fra due ore.
E comunque la sua ragazza la perdonerà, se riesce a leggere in lei tutto ciò che ho letto io solo chiedendole se fosse sicuro di volerla.

Io: lo spero, grazie mille.

Per le due ore successive non ci penso neanche ad allontanarmi da qui, faccio colazione prendendomela con calma, leggo diversi giornali, dico a mamma che sto partendo e che ci vediamo al matrimonio... penso alla vita che avrò, se riuscirò a farmi perdonare.

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