4. An bóthar- La strada

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Nuada iniziava a dubitare che Aibhill potesse davvero essergli d'aiuto

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Nuada iniziava a dubitare che Aibhill potesse davvero essergli d'aiuto.

Dopo aver versato un fiume di lacrime, di gioia o altro Nuada non aveva saputo dirlo, Aibhill si era sciolta in una parlantina incessante, assillandolo di domande alle quali lui aveva risposto a monosillabi.
In realtà non era così sorpreso della cosa: le banshee erano fatte così, emotive ed estremamente chiacchierone.

Un tempo il re sarebbe stato infastidito da quel fiume di parole, ma la lasciò fare. Con il ricordo delle tenebre ancora vivido, le parole erano quasi di conforto. Era bello sapere che certe cose non erano cambiate.

A un certo punto però fu costretto a zittirla: dovevano iniziare a muoversi, voleva arrivare a Tir na Nog il prima possibile.

- Come possiamo raggiungere Tir na nÓg? -

Aibhill lo guardò come se fosse una cosa ovvia.
- Oh, ci sono moltissimi modi. Ci si può perdere in mare, entrare in un tumulo...-

Nuada fece una smorfia.
- Preferirei di no. Altro? -

- Beh, si può passare tra la nebbia su un lago. O se si è abbastanza fortunati si incontra qualcuno che viene da là, a questo punto bisogna convincerlo a innamorarsi in modo che... -

- Va bene, non credo faccia al caso nostro. Usiamo il modo più veloce che non comprenda innamoramenti-

Secondo Aibhill il posto esatto si trovava al di là del fiume, e questo complicava decisamente le cose.
In quella parte della primavera la corrente era troppo forte per guadare e dovevano per forza trovare un modo per attraversare. Decisero di risalire il fiume per un po'.

Nel dedalo di querce Aibhill guidava Nuada, che non si sforzava più di tanto di seguire il discorso.

La banshee si era offerta senza esitazione di scortarlo in un luogo sicuro. Si fidava di lui, cosa che Nuada apprezzava e biasimava allo stesso tempo: aveva imparato a sue spese che non era saggio fidarsi subito delle persone, specialmente se a prima vista sembravano assolutamente rispettabili. L'ultima volta si era trovato senza un braccio e con una guerra civile da gestire.

La banshee sembrava del tutto inoffensiva, ma non era lei che preoccupava Nuada: erano creature dal carattere riservato, al contrario di altre come i kelpie, dispettosi e terribilmente chiacchieroni, secondi solo ai leprecauni.
Nuada non sapeva quanti occhi li avessero già notati e temeva che la notizia del suo ritorno potesse spargersi in giro. Fino a quando non avesse capito a fondo le circostanze, rimanere non visti era fondamentale.
Raggiunse la banshee davanti a lui.

- Dimmi Aibhill, cosa è cambiato a Eriu negli ultimi secoli?- Lei sembrò un poco sorpresa dalla domanda così repentina.

- Oh, sono successe molte cose. Dopo che voi siete... insomma... c'è stato un tempo tranquillo, di pace.
I Fomori se ne sono andati chissà dove.
E sono comparsi gli uomini. Non so da dove siano venuti, non ero ancora nata. Pare che per un po' siano stati gentili con quelli del Popolo fatato, anzi adoravano i Tuatha de Danann come dèi. Sembra che Lug abbia avuto un figlio con una di loro, ma non conosco la soria completa. Mi sembra di ricordare che...- Nuada la zittí gentilmente con un gesto della mano, bloccando il monologo sul nascere.

- Potrai raccontarmi questa storia più tardi se vorrai. Dimmi piuttosto cosa è successo dopo- La banshee spostò una ciocca dietro l'orecchio. Sembrava pensierosa, ma acconsentì alla richiesta del de Danann.

Raccontò della lunga pace tra gli Uomini e il Popolo Fatato, mentre i Fomori erano pressoché scomparsi. Ogni volta che Aibhill accennava a divagare, Nuada doveva riportarla sull'argomento. Era piuttosto snervante.

Alla fine del racconto il dio aveva grossomodo le stesse informazioni di prima: la guerra era scoppiata all'improvviso, violentissima, e gli Uomini in qualche modo erano riusciti a scacciare i Tuatha de Danann.
Due cose non gli erano chiare: come avevano fatto gli Uomini e cosa si aspettava Danu da lui.
Voleva che lui da solo risolvesse la situazione? No, ci doveva essere qualcos'altro che la dea non gli aveva detto.

Si fermò a controllare la portata del fiume. Era cambiato ben poco: non si era né ristretto né sembrava meno fondo. Avrebbero potuto continuare a cercare, ma Nuada non aveva intenzione di perdere altro tempo. Dovevano per forza attraversare lì.

-Sai nuotare? -
La banshee guardò lui, poi il fiume con gli occhi sgranati.

- Non credo-

- Lo immaginavo. Forza, sali sulle mie spalle-
Aibhill obbedí. Pesava persino meno di quanto Nuada si aspettasse. Senza ulteriore indugio entrò in acqua.
Sentí la banshee irrigidirsi e stringere le gambe attorno al suo busto.

- Voi banshee non eravate innamorate dell'acqua? -

- Questa... Si muove... -
Anche se non poteva vederla, Aibhill aveva lo sguardo terrorizzato. Nuada alzò gli occhi al cielo. Mai sentito di una banshee che non sapesse nuotare.
Proseguì imperterrito.

A metà del fiume, dove l'acqua gli arrivava quasi al collo, Nuada scivolò su un sasso perdendo l'equilibrio per un attimo.
Aibhill urlò, circondò la testa del dio con le braccia e piantò i talloni nelle costole, facendo quasi cadere entrambi tra i flutti.
Nuada si sforzò di non imprecare, riprese l'equilibrio e andò avanti.

Quando finalmente toccarono terra, la banshee era ancora abbarbicata come una civetta sulle sue spalle, e come al solito piangeva.
Nuada la sollevò a braccia e la posò a terra, come una bambina.

- La prossima volta cerca di non strozzarmi per favore-

-Vi prego mio signore, non fatemelo fare mai più! -

Davanti ai suoi singhiozzi non sapeva come comportarsi. Non era mai stato bravo in queste cose.

-Coraggio, è finito. Non è stato così male no?- riuscì a dire con un mezzo sorriso.

Nuada avrebbe tanto, tanto voluto non avere altri intoppi lungo la via. Invece dopo pochi minuti, si trovarono davanti a un villaggio popolato da esseri simili ai Tuatha de Danann, ma molto più deboli. Anche da quella distanza si vedeva che erano completi estranei alla magia.
Uomini.

Spinse Aibhill dietro un albero, non voleva che li vedessero.
-Dobbiamo andare oltre, non è vero? -
Lei annuì.

- Dobbiamo fare il giro lungo. Non fare rumore-

In totale silenzio aggirarono i recinti con il bestiame,stando attenti a rimanere all'ombra degli alberi.
Intanto Nuada osservava quel famigerato popolo, notando le abitazioni semplici, le stradine sterrate e le semplici armi che portavano gli uomini.
Non sembravano certo conquistatori.

Indubbiamente guerrieri, ma se tutti gli uomini erano come quelli era impossibile che avessero sconfitto gli dèi da soli. No, doveva esserci dell'altro.

Quando Nuada fu sicuro di essere fuori dalla zona del villaggio, ormai erano arrivati.
Sulla collinetta davanti a loro, contornato da pietre incise bianche come neve, si ergeva un tumulo.

Erano arrivati.


Amhràn Argetlam - il Canto del ReDove le storie prendono vita. Scoprilo ora