Il mercante di vita.

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Il ragazzo si aggirava furtivo fra le bancarelle. Quasi come fosse alla ricerca di qualcosa. Si guardava intorno e continuava a camminare. Alcuni pensavano che fosse stupido, altri che stesse rubando. Ma la verità era che non sapeva dove andare, si era perso. Il mercato era così grande che non ricordava più da dove fosse venuto. Non si fidava e non chiedeva aiuto. Vedeva come i passanti lo scrutavano. Era diverso.
D'altronde quegli occhi cosí verdi non potevano mentire.
Si fermò di colpo davanti un uomo, un po' zoppicante. Aveva un gran tendone dove aveva esposto tanti cimeli antichi.
"Non sei del luogo, eh." disse l'uomo sorridendogli. Probabilmente aveva capito il suo imbarazzo.
"Che ci fai qui? Non c'è molto da fare in una città piccola come questa."
"Avevo bisogno di viaggiare, di andarmene lontano. L'Indonesia mi ha sempre allettato. E qui, è tutto così diverso. Avevo bisogno di cambiamento."
"Vorrei avere il tuo stesso interesse, sai?"
Il ragazzo non seppe che dire.
Una goccia d'acqua cadde rumorosa su una bicicletta accasciata lì vicino.
"Vieni." e gli fece segno d'entrare.
"Cosa vuoi? Prendi qualunque cosa e vattene via." aggiunse. Il suo tono era cambiato, ora sembrava arrabbiato.
"Non sono un ladro e sono appena arrivato, non me ne andrò." rispose lui cocciuto.
L'uomo lo trafisse con uno sguardo.
"Sai cosa vendo io? Stupidaggini! Da vendere ai ricchi o agli stupidi. Sono esausto. Vorrei poter comprare l'unica cosa di cui ho realmente bisogno.
La libertà.
Questa parola che nemmeno può essere pronunciata.
Libertà.
È da tempo che ci è stata strappata e noi non abbiamo fatto nulla.
Nell'aria c'è un profumo diverso. Lo senti? Questo è la ribellione. Quindi stammi a sentire. Vattene. È una guerra che non ti riguarda.
Sono un mercante, ti vendo l'unica cosa che ti permetterà di vivere."
E così dicendo gli porse un ombrello. Lo sfilò velocemente e divenne un pugnale. Poi nascose di nuovo l'arma.
"Piove. E la tempesta non è ancora arrivata! Va via, ora!"
Il ragazzo scappò nella direzione indicatogli dal mercante. Correva veloce, sempre più veloce. Pioveva, e il vento spingeva avanti. Sotto l'ombrello, che lo  proteggeva, tremava tutto. Prese il primo aereo e tornò a casa.
Al telegiornale seppe del numero di morti in quella piccola cittadina. Ancora ora, si ritrova a pensare a quel mercante zoppicante. Non avrebbe mai potuto vincere in quelle condizioni ma in cuor suo spera che sia ancora vivo. Perché a quell'uomo deve la vita, deve i sogni che non ha ancora realizzato e i piaceri quotidiani. A quell'uomo deve qualcosa. Ha ancora il suo ombrello.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Oct 08, 2018 ⏰

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