Camelot vacilla

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Era ormai un anno che nessuno vedeva Lancelot. Si rifiutava di scendere a mangiare, infatti i servi gli lasciavano fuori dalla porta dei vassoi di cibo, che puntualmente venivano ritrovati vuoti dopo un po' di tempo. Nemmeno Merlino poteva entrare nelle stanze. La servitù, i sudditi... Tutto il regno era preoccupato per il suo amato re. Poi, una domenica di sole, i cavalieri erano riuniti intorno alla celebre Tavola Rotonda per decidere cosa fare per contrastare Arandor, il sovrano ostile del regno confinante, quando d'improvviso una voce risuonò nella sala "se attaccherà, ci difenderemo" disse Lancelot, sedendosi sul suo sedile e posando Excalibur sul tavolo. "Non ho intenzione di attaccare, ma non lascerò il regno di mio padre, il mio regno, in mano a quel barbaro".
I cavalieri si guardarono sorpresi e felici e solo Lancillotto osò parlare. "Mio signore, voi portate il mio nome, che vostro padre, pace all'anima sua, vi ha dato per onorarmi. Permettete che vi dia un consiglio. Non è saggio intraprendere una guerra dopo una malattia come la vostra".
"Non ero malato" rispose Lancelot perplesso.
"Era mal d'amore, sire. Fidatevi di chi se ne intende" e sorrise, guardando il re ed il suo aspetto trascurato. Lancelot aveva infatti i capelli e la barba eccessivamente lunghi ed i vestiti logori. Per non parlare degli occhi, divenuti stanchi e gonfi da fieri e brillanti che erano. Lancelot congedò i cavalieri, tranne Lancillotto, e lo guardò negli occhi.
"Cosa devo fare? Cosa consiglia Lancillotto del Lago?"
"Sorprendetela. Mandatele un dono. Potrei pensarci io, se volete".
Lancelot stava per rispondere e ringraziarlo, quando si udì suonare un corno. Il re ed il cavaliere corsero fuori giusto in tempo per vedere un esercito entrare a Camelot e massacrare i cavalieri di difesa. Poi si disposero in due file, in mezzo alle quali passò un guerriero in armatura nera con uno spadone sulla schiena ed uno scudo sul quale spiccava lo stemma araldico di Morgana.
"Che piacere rivederti, cugino" disse il cavaliere nero, rivolgendosi a Lancelot.
"Il piacere è tutto tuo, Mordred. Cosa fai qui?"
"Voglio riprendermi ciò che mi spetta. Questo regno ora è di mia madre Morgana e tra poco io siederò quel trono"
"Sei un folle se pensi che io ti lascerò Camelot senza combattere" e portò la mano al fodero per prendere Excalibur ma si accorse di averla lasciata sul tavolo nella Sala dei Cavalieri.
"Sembra che tu sia disarmato. Arrenditi e ti risparmierò, in caso contrario..." Mordred portò una mano allo spadone e lo sfoderò, lasciando intendere ai presenti cosa sarebbe successo.
Lancelot si prese un momento per riflettere. Poi, a malincuore, poggiò a terra il ginocchio destro e si inchinò a Mordred. Il cavaliere nero sorrise compiaciuto e ordinò ai suoi sgherri di portarlo via. Il re e Lancillotto furono trascinati via, verso una speciale prigione creata appositamente per loro, mentre Mordred inviava un messaggio a Morgana ed entrava a visitare il castello. Trovò Excalibur e la prese.
"Finalmente, mamma, sarai vendicata" e si sedette sul trono, con la spada che fu data ad Artù dalla Dama del Lago cinta al suo blasfemo fianco nero.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Oct 30, 2018 ⏰

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