I.

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Scendo dall'auto e mi sistemo la giacca.
Sono molto nervoso, non per il fatto che fra poco meno di un'ora sarò davanti ad Adolf Hitler, la persona che mio padre venera come se fosse Dio, ma perché fra poco meno di un'ora la mia vita cambierà e non sono più convinto che sia in bene.

Ho deciso di entrare delle SS per vedere felice mio padre e mia madre, ma non sono certo che questa sia la cosa che voglio fare fino al resto dei miei giorni.

Molti dei miei amici di scuola si sono arruolati nella Wermacht, l'esercito tedesco, altri sono andati all'università. Le ragazze, invece, quelle che frequentavano il collegio femminile gemellato con il mio, ora sono a casa a badare ai mariti o ai figli. Solo una di loro, Ingrid Mueller, ha deciso di andare a lavorare come segretaria presso un ufficio gestito dal partito nazionalsocialista.

E se non fossi all'altezza del mio ruolo? Se deludessi tutti? Domande che mi frullano per la testa non appena vidi tutti i miei compagni di addestramento sedersi sulle sedie loro assegnate davanti al palco dove Adolf Hitler e tutti i suoi stretti collaboratori avrebbero tenuto il discorso.

"Non agitarti, figlio mio. Sei la persona più adatta a svolgere questo compito che il Signore ti pone davanti" dice mia madre, sistemandomi la cravatta.

"Magari con quella divisa riuscirai a trovarti una ragazza da presentarci" dice mia sorella Helena, con la sua solita voglia di sdrammatizzare nei momenti peggiori.

"Questa non è una mia priorità ora, sorellina. Quando sarà il momento vi presenterò qualcuno. Voglio che sia la persona giusta, quella con cui passerò il resto della mia vita e non una qualsiasi" dico io, guardando mia sorella con uno sguardo davvero seccato.

"Helena per cortesia. Raggiungi tuo fratello e tuo padre e non infastidire Jan con queste sciocchezze" dice mia madre, sgridando mia sorella, che se ne va via, arrabbiata.

Non appena mia madre finisce di mettermi in imbarazzo davanti a migliaia di soldati e giovani SS, mi dirigo verso la mia postazione, in prima fila.

Chissà quanti ufficiali ha corrotto mio padre per permettere a suo figlio di stare davanti a tutti e mettersi in mostra.
Stare lì davanti, con gli occhi dei più grandi gerarchi nazisti di sempre, mi mette davvero in soggezione, come se da me si dovessero aspettare grandi cose, essendo figlio del Generale Kessler.

Nella lunga camminata verso la mia postazione, le mie uniche preoccupazioni sono non fare brutta figura davanti a Hitler e al suo seguito, cercare di sembrare l'uomo composto e serio che sono e pensare bene alle parole che devo dire una volta arrivato sul palco al capo delle SS.

Non ho mai visto di persona né Adolf Hitler né il Capo delle SS, ma durante l'addestramento tutti dicevano quanto fossero intelligenti e spietati, come dovevano essere per potersi imporre su tutte le persone che di diritto devono stare sotto il Reich.

Arrivo alla mia seduta e al mio fianco sono seduti Klaus, figlio di un tenente della Wermacht di Hannover, uno dei migliori durante alladdestramento, che non ha mai dimostrato esitazione quando gli domandavano cosa dovava fare se si trovava davanti ad un nemico della razza ariana, unica razza che poteva dominare il mondo, e Ludwig, un ragazzino appena uscito dal collegio e figlio di un panettiere di Lubecca.

Con lui non ho mai instaurato un vero e proprio rapporto, dato che non è uno di molte parole.
Io penso che Ludwig non volesse per nulla entrare nelle SS, da come poi si è visto durante gli addestramenti con i vari ufficiali, ma che sia stato costretto ad entrare. Voci che giravano nel gruppo si dice che i nazisti avevano sorpreso il padre in una manifestazione contro il regime non appena si è instaurato, e dopo che hanno giustiziato il padre hanno costretto lui e il fratello maggiore Gerard ad entrare nelle fila del partito, se non volevano che la madre diventasse cadavere come il padre.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Mar 13, 2019 ⏰

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