Jimin non si ricordava molto, delle ultime ore. Non avrebbe mai saputo raccontare se l'ambulanza l'avesse chiamata mentre correva verso casa del ragazzo, o se invece l'avesse chiamata Jin, intimandolo di non fare niente di stupido. Non avrebbe potuto riportare il discorso fatto dai paramedici, le loro azioni veloci che miravano a salvare il suo hyung erano confuse e disordinate, nella sua testa, macchie azzurre che si muovevano davanti ai suoi occhi offuscati.A ripensarci, seduto su quella sedia di plastica nella sala d'aspetto, tutto quello su cui la sua mente tornava era la camera di Yoongi, nella quale si era rifugiato a piangere non appena l'ambulanza era ripartita. Aveva lasciato che ci salisse Jin, in fin dei conti, se fossero riusciti a svegliare il ragazzo, era sicuro che lui sarebbe stata la prima persona che avrebbe voluto vedere, forse anche l'unica, e si era accasciato contro una parete bianca, a fissare con gli occhi pieni di lacrime il letto che si trovava davanti a sé, coperto da delle lenzuola del medesimo colore, che lo avevano fatto singhiozzare con maggiore disperazione.
Se lo ricordava perfettamente, quel paio di lenzuola bianco, immacolato, che quando le aveva viste erano sporche dal sangue che Yoongi perdeva da tagli mai disinfettati. Con quelle lenzuola a coprire il letto, Jimin aveva detto di amarlo mentre i loro corpi erano uniti in una melodia conosciuta solo ai due. Quelle stesse labbra che avevano baciato il corpo del maggiore e sussurrato l'esistenza di un sentimento così grande e potente, il giorno seguente sarebbero state impegnate in un bacio privo di sentimenti e ben più volgare con un altro ragazzo.
A ripensarci, Jimin si sentiva uno schifo. Aveva tradito Yoongi per cosa? Solo perché Taehyung era il lasciapassare per la popolarità, per l'ambizione che il biondo aveva di diventare qualcuno di importante, almeno a scuola, pur di farsi notare dal padre.
Non ne era valsa la pena. Adesso il suo hyung stava lottando tra la vita e la morte, e lui non poteva fare altro che non fosse pregare che i dottori lo salvassero, che la sua chiamata non fosse arrivata troppo tardi.
Ma tutte le speranze erano appese ad un filo sottile come la tela di un ragno, e forse pesavano troppo, perché speranze di un cuore impuro e marchiato dalla cattiveria, ma il filo si ruppe quando Jin raggiunse il minore nella sala d'aspetto, i suoi passi accompagnati dall'eco di un urlo di frustrazione, le mani a tirarsi i capelli con furia.
«È in coma, brutto bastardo! È solo colpa tua!» si avventò contro di lui, ma nemmeno Jin era un tipo violento e, dopo avergli urlato contro, si accasciò a terra, a piangere.
«I medici non sanno se si sveglierà. Ed è solo colpa tua... Cosa ci fai ancora qui? Non ti sei divertito abbastanza a fargli del male in tutto questo tempo? Lo hai distrutto, ogni giorno veniva da me a piangere, e adesso cosa ci fai qui, cosa vuoi ancora da lui?!»
Jimin non lo sapeva, in realtà, ma mai come in quel momento volle avere la possibilità di tornare indietro alla prima volta che aveva voltato le spalle a Yoongi, per restare invece accanto a lui e stringerlo tra le sue braccia.
Non fece che pensare ad altro, seduto su quella sedia scomoda, che gli aveva causato crampi di cui non si curava, mentre la giornata passava lentamente al di là di quelle quattro mura. Era rimasto solo, Jin era dovuto andarsene, e non si era preoccupato di chiedergli se volesse un passaggio a casa o meno. E così, quando iniziò l'orario di visita serale, Jimin si alzò, le gambe a momenti riuscivano a reggerlo in piedi, scosse da tremiti incessanti, e percorse i pochi metri che lo separavano dalla stanza in cui avevano ricoverato il suo hyung.
La porta era socchiusa, lo spiraglio mostrava il ragazzo dormiente, sebbene attaccato a numerose macchine e tubicini di varie dimensioni che entravano nel suo corpo. Sembrava davvero in pace, e Jimin ricominciò a piangere prima ancora di entrare. Quello era lo scenario dei suoi incubi peggiori, come poteva essere diventato realtà?
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Notes - {Yoonmin}
Fanfiction«... Perché ormai Yoongi stava sopravvivendo da troppo tempo, e si era stufato di quella condizione, ma non aveva niente, ad eccezione di qualche foglio ed una miriade di parole in mente, per potersi sfogare, sempre che sfogo potesse definirsi l'ins...