Il giorno seguente, Jimin non incrociò gli occhi scuri del suo hyung, ma decise di scacciare il malessere del tutto ingiustificato, convincendosi che la colpa di quell'assenza fosse dovuta alle botte di Taehyung, le cui nocche scorticate erano state medicate nel migliore dei modi. Non doveva pensarci, maledizione, non doveva: Yoongi era un frocio sfigato. Lui chi era? Era Park Jimin, cavolo, il suo nome era famoso in tutta Daegu, perché stava perdendo così tanto la calma?
«Chim, tutto bene?» la voce di Hoseok lo riportò alla realtà con un certo fastidio. Perché il ragazzo era così calmo quando poteva essere successo qualcosa di davvero, davvero brutto?
Ma il diretto interessato annuì e si staccò dal gruppo per raggiungere il suo armadietto dal quale, appena aperto, scivolò fuori un foglio ripiegato. Jimin sorrise; era dai tempi di Yoongi che non riceveva più messaggi segreti, e gli sembrava strano, con le voci di puro terrore che alimentavano la sua aura inavvicinabile, che qualcuno avesse osato arrivare a tanto da depositare un foglio nel suo armadietto. Sorriso malizioso, certo, che si spense non appena riconobbe la grafia con cui era scritto il suo nome.
Il mondo poteva fermarsi? I rumori cessare di essere tali? I colori di distinguersi? L'aria di entrare nei polmoni? Poteva tutto, semplicemente, fermarsi? Sì, perché era ciò che era appena accaduto a Jimin, che aveva riconosciuto su quella pagina la scrittura di Yoongi. Decise in fretta cosa fare. Chiuse l'armadietto, tenendo la lettera stretta al petto in modo convulso, come se da essa dipendesse il battito stesso del suo cuore, ed uscì, cercando un luogo tranquillo. Il cortile sul retro della mensa, lì era sicuro che non sarebbe passato nessuno, e solo quando si sedette a terra, la schiena contro il muro a mattoni rossi, con l'intento di dispiegare quella lettera, si accorse di quanto le sue mani stessero tremando. Ma davvero, cosa poteva importargliene di uno come Yoongi? E, soprattutto, perché aveva già le lacrime agli occhi, il senso di colpa a bloccargli la gola?
Forse sarebbe stato meglio non leggere, ma, dopo che i suoi occhi lucidi si posarono sul suo nome, non riuscì più a staccarli da quelle parole confuse che si rincorrevano sulla superficie un tempo bianca.
Jiminie,
da quanto tempo non faccio più una cosa del genere? Tanto, forse troppo e mi piacerebbe poter essere a scuola e aver visto la tua faccia alla scoperta di questo, ma sono giorni che non faccio altro che pensarci e le tue parole, stamattina, mi hanno colpito profondamente, più di quanto abbiano fatto le botte di Taehyung. So che non dovrei dire così, so che, in fin dei conti, per te è sempre stato più di un amico, è stata la possibilità concreta di avvicinarti all'immagine di te che tuo padre ti aveva costruito intorno e che tu non volevi deludere.
Ti capisco, davvero. Avessi mai avuto l'opportunità di rendere fiero il mio, probabilmente l'avrei colta al volo. Per questo non odio la tua decisione, e non ho mai detto una parola contro di te. Voglio che almeno uno dei due provi cosa significa essere l'orgoglio del proprio padre, perché io il mio l'ho deluso fin da quand'ero solo un esito positivo di uno stupido test su un bastoncino.
E perdonami anche per il sangue che macchierà queste parole, ma non ho forza per fare qualcosa che non sia scrivere, nascosto in biblioteca, e se tu mi vedessi adesso probabilmente urleresti. Non ti è mai piaciuta la vista del sangue, le scene violente nei film ti facevano schifo e accettavi di vedere gli horror solo per potermi abbracciare con una scusa qualsiasi.Mi mancano quei momenti, Jiminie, e mi è mancato da morire anche scriverti. Sai che non sono mai stato bravo quando si trattava di esprimersi a voce, ma le parole, dio mio, mi sono sempre divertito a giocare con esse, e mi rallegravo particolarmente nel vedere i tuoi occhi illuminarsi quando ti lasciavo un biglietto anche solo di poche righe nell'armadietto. Era il miglior modo per iniziare la giornata, il tuo sorriso.
E so che, anche se ormai a me non sorridi più, è rimasto sempre lo stesso, così grande da ridurre i tuoi occhi a mezzelune sottili. So che tu, nonostante tutto, sei rimasto sempre lo stesso ed è in qualità di tuo hyung che, per il futuro, ti chiedo solo una cosa: non picchiare più nessuno, Jiminie. Fin quando si tratta di me, va bene, in fin dei conti, sono stato io a portarti proprio sulla strada infamante che tuo padre non voleva che percorressi. Sono stato io lo stupido ragazzo ad averti tentato in una cosa contro natura come il nostro rapporto, e mi merito i tuoi schiaffi, i tuoi pugni, il tuo odio, ma le tue manine paffute, che ancora sorrido nel pensare a quanto siano davvero piccole, in confronto alle mie, non devono più far male a nessuno. Promettimi, ti prego, anche se non mi devi niente, che d'ora in avanti il tuo tocco sarà solo d'amore, perché è ciò che tu sai dare, ciò che tu sei. Amore.
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Notes - {Yoonmin}
Fanfic«... Perché ormai Yoongi stava sopravvivendo da troppo tempo, e si era stufato di quella condizione, ma non aveva niente, ad eccezione di qualche foglio ed una miriade di parole in mente, per potersi sfogare, sempre che sfogo potesse definirsi l'ins...