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17:37 ; 17 MAGGIO. Il colore rossastro del tramontro penetrava attraverso le finestre, il suono dei palloni rimbombava in un eco che riempiva la palestra della scuola superiore Itachiyama di Tokyo, ospitante la squadra di migliori giocatori di pallavolo di tutto il giappone. Le qualificazioni del torneo estivo erano alle porte e tutti erano occupati ad allenarsi ed a perfezionare le loro tecniche di gioco.
Il rimbombo di una palla che si shiaccia contro il pavimento della palestra, riempiva la stanza. La squadra era divisa in due ed erano tutti immersi quasi completamente nel gioco.
« Sakusa! »
Veloce come una saetta, una figura alta e snella, dai ricci capelli color nero pece, sembrava fluttuare nell'aria dopo essere saltato qualche passo alle spalle dell'alzatore della propria squadra. Con forza quasi sovrumana, schiacciò la palla dall'altra parte della rete. L'adrenalina a mille era quello che provava il ragazzo quando schiacciava, sentimento che lo riempiva completamente da capo a piedi, mentre i suoi occhi brillavano quando la mano era a contatto con la palla.
« Porca troia. » Gridò il ragazzo dall'altra parte del campo, evitando la palla al posto di riceverla.
« Hey! Perché l'hai evitata, dovevi ricervela. » Gridò il coach dall'altra parte del campo.
« Mi romperei un braccio se lo facessi!! » Ribattè il giocatore corrugando la fronte.
Il coach capiva perfettamente cosa il ragazzo intendesse, capiva la sua paura. Il loro asso, Sakusa Kiyoomi, faceva delle schiacciate così forti da far paura a chiunque. Sospirando, il vecchio, decise di concludere l'allenamento. Velocemente il campo iniziò a svuotarsi, i giocatori avevano appena riempito le panchine circostanti all'area di gioco per prendere un asciugamano ed una bottiglietta d'acqua. L'asso della squadra era parecchio isolato dagli altri giocatori, evitando troppi contatti, e non appena giunse la panchina una ragazzina bassa, dai corti capelli castani lo raggiunse passo svelto.
« Sakusa-senpai! »
Sakusa abbassò lo sguardo, posandolo sulla figura minuta della ragazza, era probabimente una studentessa del primo anno. La ragazza era parecchio nervosa, guardava per terra e le sue gote erano tinte di un delicato color pesca. Davanti a quella scena, Sakusa capì al volo subito cosa stesse succedendo.
« Uhm... Potresti venire sul tetto più tardi? » Chiese la ragazza non appena riuscì a trovare il pizzico di coraggio che le mancava per sputare fuori il rospo.
Sakusa alzò il sopracciglio, in segno di dubbio. La ragazza doveva essere decisamente del primo anno e non sapeva rispettivamente nulla sul conto di quest'ultimo. Perché se lo conoscesse, non sarebbe di certo venuta da lui. Ma anche se fosse una studentessa del primo anno, Sakusa era sicuro sapesse almeno del fatto che lui avesse una fidanzata.
« Non posso. » Risopose secco Sakusa.
La ragazza alzò di scatto la testa, guardandolo, come se non si aspettasse di ricevere quella risposta. In effetti, era speranzosa che il maggiore accettasse il suo invito.
« Senpai? »
« Sai che ho una fidanzata, vero? Cosa penserebbe se scoprisse che mi sono visto con una strana ragazzina sul tetto della scuola? » Chiese il ragazzo prendendo il proprio asciugamano ed asciugandosi il sudore.
« Ma... lei non è qui, quindi non lo andrebbe a scoprire. »
Sakusa corrugò la fronte. Faceva davvero sul serio?
« E questa ti sembra una cosa giusta? Pensi sia davvero giusto fare una cosa alle sue spalle solo perché lei non è qui? » Sputò acido Sakusa.
Era arrivato ormai al limite della sua pasienza. Gli capitava spesso, forse quasi tutti i giorni, di ricevere confessioni d'amore, lettere e via dicendo, da parte delle sue fan sfegatate. Il vero problema era che nessuna di loro avesse la minima idea della persona che Sakusa era veramente, fermandosi saldamente al suo aspetto fisico. Il riccio, odiava a morte stare tra la gente, odiava quando gente a lui sconosciuta gli si avvicinava. Sembrava che ogni giorno, qualcuno, dovesse testare la sua tempera.
La ragazza fece qualche passo indietro dopo aver percepito il tono infastidito del maggiore. Sapeva benissimo che lui avesse una ragazza, ma segretamente sperava che potesse innamorarsi di lei e che se si fosse confessata, Sakusa avesse preferito lei al posto della sua attuale fidanzata. Aveva sentito delle voci di corridoio che dicevano che i due non sembravano affatto una coppia. Pensando che i due fossero sul punto di mollarsi, prese quest'occasione al volo per confessarsi.
« Mi dispiace deludere le tue aspettative, ma Maruyama Reiko è l'unica ragazza che voglio nella mia vita. » Affermò fermamente il riccio.
« Omi! Perché cazzo ci stai mettendo così tanto?!? »
La porta della palestra si spalancò, e varcò la soglia una ragazza con il volto coperto da una mascherina, dai lunghi capelli grigi e dagli occhi nocciola dorato. Si era, probabimente, cambiata dalla sua solita divisa infatti aveva indosso un crop top nero a maniche lunghe, un paio di pantaloni neri con zip laterali ed un paio di anfibi, anche questi dello stesso medesimo colore. Il suo carisma si intravedeva benissimo dal modo in cui era entrata nella stanza. Cercava con lo sgurdo l'asso, appena notò il ragazzo, il suo guardo si fece penetrante, quasi tagliente.
« Hai promesso di tornare con me a casa oggi! Ed hai anche detto che mi avresti comprato il gelato. Non puoi rimangiarti le parole. »
« Smettila di urlare, donna. Sto arrivando, dammi il tempo di cambiarmi. » Rispose Sakusa senza neanche degnare di uno sguardo la studentessa del primo anno. Camminò verso Reiko, circondando con il braccio destro le spalle della ragazza.
« Puzzi di sudore, non toccarmi. » Disse Reiko con fare disgustato.
Ma il suo sguardo incatenato fisso a quello dell'asso, significava che lo stava solo stuzzicando. Il ragazzo prese l'asciugamano, ormai pieno di sudore, e lo buttò sul viso della ragazza, che subito dopo ricambiò il gesto. Reiko alzò gli occhi al cielo mentre Sakusa posò la mano sinistra sull'orlo della mascherina della ragazza tirandola giù, per poi posare le sue labbra sopra quelle di quest'ultima, in un dolce bacio a stampo. Quei due erano come cane e gatto, costantemente, nonostante fossero simili, non erano affatto uguali, si completavano in un modo strano, fuori dagli schemi.
Accanto alla panchina, nel lato opposto della palestra, la studentessa del primo anno guardò i due allontanarsi insieme. Aveva fatto la scelta sbagliata, aveva imparato una lezione; se sai che il ragazzo è fidanzato, anche se non sembra che vada d'accordo con la sua ragazza, non intrommetterti mai. Nonostante tutto lei è la sua fidanzata.