DOLORE*

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*[do-lo-re] s.m -> sensazione spiacevole, penosa per effetto di un male corporeo. · Stato d'animo che causa angoscia e tristezza

Lo so che Nico c'è, mi guardo lassù, lo sento davvero. A volte la sua presenza mi sembra così forte che Ho l'istinto di scrivergli un messaggio. Come quando ho passato i provini di Amici e per un nanosecondo ho pensato " Cavoli, lo devo dire a Nico!". Ho preso il telefono in mano e mi è crollato il mondo addosso. Spesso mi sforzo di ricostruire la sua immagine nella mia testa.
Nico aveva gli occhi grandi e vivaci, battuta sempre pronta, era esuberante ma allo stesso tempo chiuso. Non era uno che passava inosservato, almeno ai miei occhi, anche per il mondo in cui raccontava cose incredibili, quasi surreali, accadute a lui o a qualcuno che conosceva ( sembravano invenzioni, invece era tutto vero).
Alberghiero Gioberti di Trastevere fu una delle prime persone con cui le gae. Inizialmente pensai che ci stesse provando con me, poi invece mi resi conto che tra noi c'era quella attrazione, quel riconoscersi anime simili, che rende speciali un'amicizia.

Io e Nico avevamo qualcosa di speciale: ci dicevamo tutto, parlavamo di tutto, avevamo sempre bisogno del sostegno dell'altro.

A volte mi chiedo cosa ne sarebbe stato di noi, se non ci fosse stata la musica, se non ci fosse stato il tumore. Magari avremmo lavorato insieme in un ristorante completamente arredato da lui, che era fissato con il design e i mobili.
Ah quindi se ho 16 anni, però, non fai questo tipo di piani, non pensi in questi termini ha futuro. E infatti noi eravamo pazzi e facevamo altri tipi di progetti...
.... tipo scappare a Parma per stanare sotto casa un ragazzo che avevo conosciuto a un concorso di musica per il quale mi ero insensatamente presa una cotta.
L'incubo di Nico inizia il secondo anno di scuola. Lei abitava lungo la strada di casa ogni tanto con mamma gli davamo un passaggio. Mi chiedeva sempre di potersi Mettere davanti perché gli faceva male la schiena e io, scherzando, gli dicevo "A vecchio!".
L'estate tra il secondo il terzo anno fu ricoverato, mi disse Chi era per una banale operazione di appendicite. Dalla sua camera dell'ospedale postava foto con la flebo al braccio e io, sempre per prenderlo in in giro e perché sapevo che aveva la tendenza a esagerare, gli scrivevo "Dai, se la solita vittima!".
Il 25 giugno, me lo ricordo bene perché era il compleanno di Arianna e stavamo facendo una festicciola a casa, Nico mi chiamò: "Amo', ho un tumore".

Non ho capito subito quello che stava dicendo, perché non mi era mai capitato che qualcuno a me così vicino si ammalasse gravemente.

Quando realizzare, cominciai ad aggrapparmi a tutto il poco che sapevo. Sapevo che non tutti i tumori sono maligni e speravo che quello di Nico non lo fosse. Sapevo che anche dai tumori maligni si può guarire, e quindi non era scritto da nessuna parte che lui dovesse morire per forza.
Nico il terzo anno di scuola non lo iniziò neppure, lo passò a combattere contro la malattia, tra un intervento e l'altro, tra una chemio e l'altra, tra alti e bassi.
Quello, però, fu il periodo in cui fumo più uniti. Se non lo sentivo ogni giorno mi sentivo vuota: lui continuava a essere matto e a mandarmi audio in cui cantava beyoncé, poi ci scrivevamo messaggi molto personali raccontandoci segreti che non avremmo usato dire ad alta voce. Io e Nico passavamo interi pomeriggi insieme Sdraiati sul suo letto.

Ci facevamo le coccole, gli accarezzavo la testina pelata. Perché se io sono dolce, Nico era dolce il doppio.

Anche nei momenti peggiori, va sempre una parola carina e rassicurante per me, era lui a dirmi: " amore, tranquilla, non è niente, quando starò bene...".
"Quando starò bene" Nicolò ripeteva spesso io avevo finito per crederci.
Dove sei? Cosa fai? Come stai? Ci vediamo? Lo tempestavo di domande, Ma lui era sempre evasivo. Fino a quando i suoi messaggi cominciarono a essere davvero strani.
Lui ci aveva creduto fino alla fine di poter dire "Sto bene", ma non andò così e sua sorella Marta e spiegarmi che si era aggravato è che il tumore si era preso tutto il corpo. Lo fece in un lunghissimo messaggio... quei messaggi che non vorresti scrivere mai e nemmeno ricevere. Poi una notte mi svegliai di colpo, mi alzai a metà letto in quell'istante ricevetti un messaggio di Marta: "Nico non c è più". Cos'è il telefono e mi riaddormenta Icon una Carmen spiegabile con la sensazione che fosse passato di lì a salutarmi.

Da allora sento che lui c'è sempre, che mi sta ancora vicino.

E allora dormo sempre con una londrina di peluche, perché Nico era tenero e morbido come immagino che sei una lontra. Infatti era così che lo chiamavamo Io e mia sorella. Il giorno del funerale, il papà di Nico mi racconta una cosa. Quando ormai il tuo letto di ospedale non riusciva più nemmeno a scrivere, chiedeva la zia di rispondere i miei messaggi.
"Scrivi a Fede" diceva " scrivi che sto bene, e ogni volta che scrivi che sto bene fagli tanti cuori rossi". Ecco perché i suoi ultimi messaggi erano strani! Nonostante l'impegno della zia, mi ero accorta che non erano proprio di nico. Ma quando oggi li rileggo rivedo tutti quei cuori rossi, sento una stretta forte al cuore mi metto a piangere e a ridere insieme

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