•Capitolo terzo•

10 4 0
                                    


Attesi con talmente tanta ansia il suo arrivo che decisi di andarlo ad aspettare all'aeroporto
Arrivai giusto in tempo per veder atterrare l'aereo appena aprirono le porte dell'aereo vidi tantissima gente uscire e andare dritte verso la dogana.
Osservavo la gente e mi domandavo quale dei tanti ragazzi era Derek e se anche lui mi stesse pensando, in quel momento mi arrivò un messaggio: "Arrivati". Sì mi stava pensando.
A mia volta gli risposi: "Anch'io, sono venuta in aeroporto. Ti aspetto al parcheggio".
Corsi al parcheggio temendo che potesse già essere arrivato.
Fortunatamente non era già lì.
Mi arrivò un messaggio: "Aspettaci di fianco all'entrata così ti riconosciamo". Così feci.

Dopo pochi minuti mi si affiancò un ragazzo alto coi capelli scuri e spettinati.
Quando mi rivolse la parola la sua voce la sua voce era calda e accogliente: " Lola, giusto?". Annuii e domandai a mia volta: "Derek, giusto? E tuo fratello"
"Mio fratello dovrebbe arrivare... era poco più indietro di me".

I suoi occhi erano di un verde smeraldo, che mi ricordarono quelli di mio nonno. A pesarci mi si strinse il cuore, quanto avrei voluto che fosse con me in questo momento.

Mi riscosse una voce maschile più profonda rispetto a quella di Derek, più adulta. Era il fratello.
"Piacere di conoscerti Lola, io sono Phin" si presentò, lo salutai a mia volta, in tanto ci incamminammo verso la mia macchia.
Durante il viaggio parlammo del lavoro di Phin, mi raccontò di perché aveva fatto quella scelta, di cosa in realtà volesse fare e del secondo biglietto. Quando fummo quasi arrivati gli a casa mia chiesi cosa avrebbero fatto per la notte e loro mi risposero che si sarebbero dovuti fermare all'ostello Pinocchio. Era quello a cinquanta metri da casa mia.

I giorni passarono tranquillamente. io e Derek passavamo le giornate insieme; a volte accompagnavamo Phin in giro per i safari, un giorno siamo anche andati a vedere l'oceano.
Le giornate passate con lui erano bellissime, ma passarono troppo velocemente ben presto ci ritrovammo alla vigilia del suo ritorno in America.

Stavamo cenando quando inaspettatamente mette una mano in tasca e tura fuori due biglietti d'aereo. Me li mostrò e mi chiese se volevo venire.
"Se voglio venire? Sì, voglio venire" risposi decisa.
C'era solo un problemino da risolvere: io per la legge americana ero minorenne.

Così lavorammo tutta la notte a falsificare i documenti, a scegliere vestiti adatti, a preparare la valigia e a migliorare il mio accento inglese che mi sarebbe servito una volta arrivati in California.

Quando lui ritornò all'ostello era l'una, tre ore dopo ci saremmo dovuti svegliare. Io ero stanchissima, ma non riuscivo a dormire perché ero troppo agitata, così presi una tisana. Alla fine riuscii ad addormentarmi.





Spazio autrice•

BUONGIORNISSIMO KAFFE
No ok mi calmo 😂
Chiedo venia per il capitolo un po' cortino.
Alla prossima,
La vostra Emi❤

Amore cieco Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora