[3] Siamo soli.

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Sono appena uscita dalla doccia, mi guardo allo specchio e non mi piace ció che vedo. I miei capelli bagnati mi bagnano tutta la schiena. I miei occhi neri sono spenti, come sempre. Non ricordo l'ultima volta in cui ho sorriso per davvero. Non ricordo la mia infanzia, mio padre si è sempre ubriacato, cosí mi ha detto mamma, sono da 16 anni al mondo e non l'ho mai visto sobrio. A volte vorrei allontanarmi da qui, andarmene altrove, dove tutto è piú normale, dove c'è il sole, sempre. Inizio ad asciugarmi capelli, ci impiego sempre dieci minuti per asciugarmeli. Quando ho finito di sistemarmeli vado in stanza e apro l'armadio ad angolo proprio di fianco al letto.

Driiin.Driiin.

Il mio cellulare sta squillando, mi domando chi sia.

Numero privato. Leggo sullo schermo del cellulare. Chi sarà mai? Non rispondo, non mi va di sentire nessuno, anche se la curiositá mi sta letteralmente divorando. Il cellulare smette di suonare e io ritorno al mio armadio. Prendo un pantaloncino di jeans, una maglia a mezzemaniche e delle converse. Prendo il mio cellulare, chiudo la porta alle mie spalle e scendo le scale. Ho sempre odiato queste scale. Ad ogni gradino la scala fa un rumore insopportabile. C'è ancora mio padre.

Nora. Mi viene incontro.

Papá. Mi fermo. Aspetto che mi dica qualcosa, un tipo "mi dispiace, smetteró di bere" o cose cosí. Ma tanto so che lui non smetterá mai di bere, ormai è quella la sua ragione per cui continua a vivere.

Hai dato da mangiare a Riley? Mi domanda. Stava per aggiungere altro, ma si zittisce all'istante.

Certo. Prendo il mio cellulare per guardare l'orario, erano le 7:10, Haven aveva fatto tardi, ma ecco che si sente il suono di un clacson, è di sicuro lei.

Devo andare, torno alle 10:30, ma dubito che tu ci sarai. Sorrido, sorriso finto ovviamente e sbatto la porta alle mie spalle. Haven mi sta aspettando in auto, una Seicento grigia. Insieme a lei c'è qualcun altro, ma non riesco a distinguere se sia maschio o femmina, c'è troppa nebbia. Mi avvicino all'auto, apro lo sportello, mi siedo sul sedile del passeggero, mi giro e noto un ragazzo dalle spalle larghe, dai capelli neri e gli occhi neri, aveva un viso familiare, ma certo, era il tipo strambo di oggi.

Hei Noraa, tutto bene? Mi chiede subito Haven salutandomi con un bacio su entrambe le guance.

Non la rispondo, sono troppo impegnata a pensare a come lui sapesse il mio nome. Mi giro di nuovo verso di lui, ignorando la domanda di Haven.

Come hai saputo il mio nome, ragazzo misterioso? Glielo domando sorridendo, per non far notare la preoccupazione che ho in viso.

Ho tirato a indovinare e a quanto pare ho indovinato. Mi fa un sorriso a trentadue denti. Adesso quel suo sorriso mi sta irritando, ovviamente non lo credevo.

Non ho dieci anni. Dimmi come sai il mio nome. Forse mi sto applicando un po troppo su questa cosa del nome, non voglio sembrare una bambina, ma mi interessa saperlo.

Lui mi prende un braccio con forza, ma allo stesso tempo in modo delicato. Mi guarda negli occhi.

Nora, che bel nome. Mi sorride.

La smettete di flirtare? Ci interrompe Haven, accellerando un po di piú con la sua Seicento.

Scusa. Le dico. Dove stiamo andando? Domando infine.

Al cinema. Dice il ragazzo misterioso.

Senti ,ma allora tu come ti chiami? Mi rigiro indietro, questa volta con un sorriso.

Patch, piacere. Mi sorride.

Ah, quel sorriso mi fa venire i brividi.

Che andiamo a vedere? Questa volta mi rivolgo ad Haven, girandomi verso di lei.

Vi va un film di paura? Ci chiede.

Si! Cosí posso abbracciarvi se avete paura. Si mette a ridere, ma il suo sguardo è fisso su di me.

Che gentile,ah ah. Dice Haven.

Dopo dieci minuti d'auto arriviamo al cinema. É abbastanza vecchio come cinema, paghiamo i biglietti per un film di paura "Stay Alive". Entriamo nella sala "5", prima che inizia il film ci vogliono circa 3 minuti, ci sono giusto solo tre posti, ci sediamo lí. Haven sta alla mia desta e Patch alla mia sinistra. Mi sento al sicuro con loro due di fianco. Ecco che inizia il film.

-

Dopo la fine del film decidiamo di fermarci a casa mia. Arriviamo a casa e la nebbia sta scomparendo. Haven parcheggia proprio di fronte casa mia, scendiamo tutti dall'auto e ci incamminiamo verso casa. Le luci sono spente, questo vuol dire che a casa non c'è nessuno.

Driiin.

É il cellulare di Haven che squilla.

Mamma, dimmi... Cosa? Ma è prestissimo!

Io e Patch ci siamo messi a ridere perchè si sentivano le urla della madre che diceva ad Haven che doveva ritornare a casa.

Devo andare ragazzi, Patch vuoi un passaggio? Chide Haven.

Non preoccuparti Haven, adesso arriva mio padre a prendermi. Risponde lui, guardandomi con la coda dell'occhio.

Oddio, mi tocca restare a casa, da sola con un perfetto sconosciuto! Haven entra in auto sbuffando e riparte a tutto gas. Riesco a sentire Patch che sorride.

Non ti far venire in mente nulla. Dico subito io, aprendo la porta di casa e invitandolo ad entrare.

Di cosa parli? Dice, entrando in casa e guardandosi intorno. Sta ancora ridendo.

Vuoi qualcosa da bere? Domando subito io, è una scusa, solo per avvicinarmi ai coltelli che si trovano sul bancone della cucina.

No, grazie. Dice, sprofondando sul divano.

Io rimango vicino al bancone, tenendo d'occhio i coltelli. Lui mi fa un cenno con la testa, vuole che mi sieda vicino a lui. Per non dare l'impressione della bambina impaurita, mi avvicino al divano e ci sprofondo letteralmente dentro. Lui si avvicina a me.

Sei molto bella, Nora. Dice, sussurrandomi all'orecchio.

Mi fa salire i brividi fin lungo la schiena.

Mi piacciono i tuoi capelli rossi. Mi tocca i capelli con un fare da uomo galante. E la tua pelle bianca come il latte. Mi sfiora il collo con le sue mani.

Inizia a baciarmi la guancia, la fronte e inizia anche a mordermi l'orecchio. Stavo per cedere a quelle parole. Si, stavo cedendo.

No. Non sono pronta. Dico infine.

Andiamo Nora, hai 16 anni, questa è l'etá della passione, dove si inizia a vivere pr davvero. Mi dice, infilandomi una mano sotto la maglia.

Ho detto di no! Vattene! Inizio ad urlare, Riley scende subito di corsa e inizia ad abbaiare.

Lui esce subito dalla casa, sbattendo la porta alle sue spalle. Io inizio a piangere, ho avuto paura, tanta paura. Mi alzo di scatto e chiudo subito la porta a chiave. Salgo le scale scricchiolanti e buie, mi chiudo in camera. Non pensavo che lui fosse cosí stronzo! Mi fa letteralmente schifo!

Mi addormento con le lacrime che mi rigano il viso e con il cuore che batte ancora a mille.

Disturbia.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora