Disturbia.

[4] Al mare.

Ho le guance calde e gli occhi gonfi. Ho pianto tutta la notte. Ho i capelli raccolti in un codino, sono tutti in disordine. Mi alzo dal mio letto e mi sento fragile. Oggi non mi va proprio di andare a scuola.

Nora, oggi sto a lavoro tutta la giornata, hai bisogno di qualcosa? Mi urla mia madre dalla cucina.

No, mamma. Ci vediamo questa sera. Le rispondo con la voce rauca.

Entro in bagno e mi guardo allo specchio. Come sempre, non mi piace ció che vedo. Mi sento sporca a pensare che ieri Patch mi stava toccando. Non pensavo fosse cosí stronzo.

Driin Driin.

É il mio cellulare che squilla, guardo sullo schermo e noto che è Haven. Rispondo.

Haven. Dico con un tono distaccato e freddo.

Nora, tutto bene? Mi domanda subito lei.

Io no, non stavo bene.

Certo, e tu? Rispondo infine.

Non sembra, comunque no, oggi non voglio andare a scuola, ti passo a prendere e ce ne andiamo da qualche parte? Mi domanda, e capisco dalla voce che me lo sta chiedendo in modo supplichevole.

Si, ti aspetto. Le rispondo.

Stacchiamo. Inizio a spogliarmi ed entro in doccia, apro l'acqua calda e resto lí sotto per molto tempo, con i pensieri che mi sfondano la testa. Esco dalla doccia e mi avvolgo in un asciugamano.

Driiiiiiin.

Questo è il campanello di casa. Chi potrá mai essere? Mio padre non c'è,mia madre lavora e Haven viene fra mezz'ora. Scendo subito di sotto, non voglio far alcun rumore, ma le scale mi tradiscono e iniziano a scricchiolare e inizio ad odiarmi per avere delle scale cosí rumorose.Mi avvicino alla porta.

Chi è? Domando con il cuore a mille.

Sono io, Patch. Mi risponde.

Un tuffo al cuore. Che cosa ci fa qui? Cosa vuole? Vorrá infilarmi la lingua in gola.

Cosa vuoi? Domando con un tono di voce alto.

Scusarmi. Mi risponde.

Non lo so, forse non dovrei aprirlo, forse è una scusa. Ma lo apro e noto che ha in mano dei fiori. Lo faccio entrare e lui mi sorride.

Nora, scusami per ieri. Non volevo..

Ma l'hai fatto. Lo interrompo io.

Giá. Mi faró perdonare, ok? A partire da adesso. Ti va di andare al mare? Mi domanda.

Devo uscire con Haven, scusa. Gli sorrido.

Le ho detto che non deve passare. Che puó rimanere a casa, a te ci penso io. Mi prende la mano.

Tu cosa hai fatto? Dico, staccando la mia mano dalla sua.

Shh, vatti a vestire. Ti aspetto qui io.

Stavo per protestare,ma come una bambina, eseguo ció che mi ha detto e vado a vestirmi. Chiudo la porta a chiave, per paura che potesse entrare. Mi infilo un costume, dato che ha detto che andiamo a mare, con sopra una maglia a giromaniche e un pantaloncino e, ovviamente, le mie inseparabili Converse. Scendo di sotto e vedo che lui è seduto sul divano con in mano il suo cellulare.

Sono pronta. Gli dico.

Incredibile, sei bellissima. Mi dice, fissandomi.

Arrossisco e mi avvicino alla porta, prendo le chiavi di casa e esco, lui mi segue. La sua auto è bellissima, una Giulietta bianca. La sto fissando, ma non vorrei esagerare, non voglio far credere che non ho mai visto un'auto cosí bella dal vivo. Quindi mi giro verso di lui.

Bella. Dico solo questo.

É di mio padre. Dice, aprendomi lo sportello dal lato del passeggero.

Uh che gentleman. Dico mentre mi siedo su quel sedile morbido e costoso.

Lui sorride e richiude lo sportello. Stiamo giá viaggiando da qualche ora, senza dire una parola. Io sono imbarazzata e impaurita. Non so se mi sta portando realmente al mare. Il mio cuore batte a mille. Lui sorride.

Nora tranquilla, stiamo andando al mare. Mi dice sorridendo, quel sorriso fantastico da 32 denti.

Non avevo dubbi. Gli rispondo.

In realtá ho una marea di dubbi, ma non voglio sembrare una bambina. Siamo arrivati, lui spegne l'auto e ci avviamo verso la spiaggia. Rimango stupefatta. Il mare è calmo e azzurro. Di un azzurro che fa invidia al cielo. Stendiamo un telo sulla sabbia e ci sediamo sopra. Restiamo lí, per qualche minuto a fissare il mare. Riesco a sentire il suo respiro affannoso e preoccupato. Si gira verso di me.

Devo dirti una cosa. I suoi occhi neri sono seri, serissimi.

Dimmi tutto.