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|Jimin|
Mi alzai bruscamente dal letto,a causa di un incubo,avevo sognato che mi portavano in prigione, una cosa terribile.

"Jimin sveglia,dobbiamo andare a trovare tuo zio" sentii mia madre gridare dal piano di sotto.
"Oh mio dio" sussurrai poi vestendomi.

Scesi in salotto,non ebbi neanche il tempo di fare colazione che mia madre stava già salendo in macchina.

"Jimin" mi chiamò mia madre interrompendo la musica che stavo ascoltando.
Mi tolsi un auricolare per risponderle
"Mh?" Dissi scocciato.
"Non ti sei ancora trovato un ragazzo?" Non mi stava nemmeno guardando in faccia,era concentrata sulla strada.
Annuì sbattendomi una mano in fronte.
"Comunque no" feci per poi riportarmi l'auricolare all'orecchio.

Casa mia non era molto vicina al carcere,infatti dopo circa mezz'ora di viaggio arrivammo a destinazione.

Entrammo nell'immenso edificio e,mentre mia madre parlava con un uomo in una specie di reception,se così si può definire,per parlare con mio zio,mi venne in mente Taehyung.

Mi avvicinai a mia madre che era lì in attesa della visita.
"Io vado a trovare una persona,passerò dopo dallo zio" dissi incamminandomi verso la sua cella.

Andai all'altro bancone dove trovai una donna
Che mi guardò un secondo perplessa.
"Come posso aiutarla?" Mi chiese attraverso la vetrina.
"Dovrei far visita a Taehyung,stanza 21" dissi infilandomi entrambe le mani nelle tasche dei pantaloni.
"Si...intanto si può accomodare nella stanza d'incontri,sarà qui tra un paio di minuti."
"Va bene,la ringrazio" aggiunsi con un piccolo sorriso allontanandomi pian piano.

Andai nella stanza delle visite,dove aspettai ansioso di parlare con Taehyung,un ragazzo splendido dai capelli castani e al contrario di me,molto alto. Lo vidi finalmente arrivare ammanettato,insieme ad un paio di uomini,mi faceva pena vederlo in quello stato.

|Taehyung|
Quando i poliziotti mi hanno annunciato che c'era qualcuno che voleva vedermi,non ci credevo. Mentre mi stavano portando in sala,cercavo di capire di chi si trattasse,ma non ottenni nulla. Arrivai sulla soglia della porta della stanza d'incontri e vidi un ragazzo che avevo già incontrato,dal cui nome Jimin,se ricordo bene.
Rimasi a bocca aperta solo alla vista del ragazzo,ma subito la richiusi mantenendo un espressione perplessa.

Jimin mi guardò deglutendo con occhi un po' spaventati,poi quando le guardie se ne andarono cominciammo a conversare.
"Grazie Jimin,grazie davvero,non ero mai uscito dalla mia cella per parlare con qualcuno,prima d'ora" dissi sedendomi sulla sedia di plastica di fronte a lui.
"O-oh di nulla" rispose con un sorriso.
"Tu non sei un criminale,io so che non lo sei,non dovresti stare qui dentro" replicò quasi sussurrando. Sembrava rattristarsi da un momento all'altro.
"No io non sono un criminale,ma la polizia non accettò quello che feci,non conosceva com'era la mia situazione"
"Capisco" disse porgendo una mano sopra la mia quasi accarezzandola.

Quando stavo con Jimin provavo dei veri sentimenti,finalmente potevo esprimere le mie emozioni. Stare con lui mi rendeva felice,mi aiutava a non essere apatico,come spesso mi ritrovavo ad essere.

Quel quarto d'ora,purtroppo,passò veloce. Mi sganciarono le manette,mi buttarono in cella e, solo quando mi lasciarono lì solo, vidi l'ombra di Jimin che si avvicinava. Si affacciò e mise una mano tra le sbarre,sfiorandomi una guancia e sorridendo, di conseguenza sorrisi anche io e contemporaneamente ci allontanammo dalle inferriate,fino a quando non lo vidi più.

| Love Imprisoned | vminDove le storie prendono vita. Scoprilo ora