Thalika
Quei segni avevano marchiato la mia pelle, era come se quell'inchiostro si fosse miscelato al mio sangue reale, un sangue puramente nero e tetro, il sangue dei più potenti tra tutti, era come se nell'oblio del ricordo di colei che mi aveva dato alla luce si fosse generata un'energia e fossi stata sospesa al di là della mia vera terra.Ero un' imperatrice e avrei dovuto custodire il mio impero pur sottraendo la mia anima alla vita.
Non potevo permettere che la vita di ogni creatura si spegnesse lasciando vagare il suo spirito come polvere stellare che si disperde nella notte, non potevo tollerare che ogni soffio vitale sarebbe stato aspirato tra il vortice delle tenebre.
Nelle origini del mio nome era racchiusa la mia armatura da guardiana, Raksha, dea e guardiana della protezione.
Avrei versato sangue con la lama della mia spada per proteggere gli spiriti dalla morte, avrei donato in cambio la mia anima pura per tornare a rinascere tra le nevi della mia terra originaria.
Quella traccia incisa sul mio cuore provocava un dolore lancinante, e più la meta della contemplazione era prossima, più quell'immagine brillava come un diamante disperso tra il candore della neve.
Un diamante che emerge dalle ceneri del fuoco della morte per brillare di luce propria, così come il mio cuore forte più di prima.
Al di là di quella meta, al di là della vetta più alta dell'Himalaya si mimetizzava il passaggio segreto per giungere tra le fronde dell'albero mistico, da lì ogni cosa aveva preso vita esalando il suo primo soffio vitale, da lì si era generata la madre del regno.
Le fronde creavano un gioco di colori che ipnotizzava lo sguardo di colui che osservava esterrefatto, tra le acque dei torrenti e l'altitudine dei monti uniti al cielo, tutto si era generato, una spira di fiori di enormi dimensioni si estendeva tra il cielo intorpidito e le stelle brillavano tra le fragranze dei petali nati.
E poi tra le pendici dei monti solo il buio e le tenebre, come se la mia terra stesse per morire poco a poco divorata da un'anomalia che la rendeva succube e suddita della morte, ogni ramo perdeva il suo colore ligneo, imbrattato dal colore plumbeo della notte, le radici ormai prive di acqua si spegnevano..
Quella notte di duemila anni fa nel momento in cui venne alla luce la dea madre, si generò anche un mudra, un piccolo sigillo che racchiudeva la nascita del regno, ma una nebulosa si abbatté su di esso, mille pezzi di cristallo si frantumarono nell'aria e il male cominció a porre le sue radici per impossessarsi del potere di mia madre e del mio regno.
Dovevo cercare la nebulosa, l'ultimo tramonto sarebbe stato tra due giorni e solo in quell'occasione avrei potuto oltrepassare il portale e giungere all'albero mistico, prima che la nebulosa convolasse verso le radici natali, se non ce l'avessi fatta avrei fallito, avrei distrutto il regno con le mie stesse mani, con le mie armi.
Aperti gli occhi dopo quel sonno così inquieto e intrigante, mi accorsi che solo un giorno ci divideva dalla vetta e la nostra missione si sarebbe conclusa, lasciando nel mio animo la nostalgia di amicizie troppo salde per dissolversi dopo un'avventura che ci aveva sospeso tra vita e morte, tra il caldo del fuoco alla sera e il ghiaccio insito nelle ossa all'alba di ogni giorno in cui fioccava la neve nitida e cristallina.Menem era al mio fianco, più forte di prima, era stata come una sorella che non avevo avuto mai, al di là di un carattere così tanto duro e da guerriera si celava l'animo di una donna che stava imparando a trasformare la propria sofferenza in amore, i suoi capelli scendevano lunghi e ricci coprendo la veste e il suo sorriso racchiudeva la sua determinazione.
Non appena i suoi occhi cambiarono colore assumendo le tinte dell'oro compresi che anche lei facesse parte del mio mondo, era stata una guardiana guerriera affidatami dal fato, lei stava aiutando me e io l'avrei giurato vendetta verso coloro che avevano ucciso la sua famiglia.
Il cielo si tingeva di un colore ambrato e i miei passi sembravano essere più decisi, piccoli e pochi passi per trovarsi lì sospesi tra terra e cielo, lì sulla vetta più alta, l' Everest.
Li tra etere e sabbia le sue ceneri si dispersero, e il fuoco del tramonto si fece vivo...
Onde di vento, nuvole candide, neve dispersa, ceneri fluttuanti contemplavano colei che mi aveva reso donna, mia madre, il mio addio fu sommesso dal bagliore del fuoco e il passaggio comparve tra le prime ombre della notte..
- Continua-
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Rinascere Tra Le Nevi
AdventureGiovane scalatrice con l'obiettivo di raggiungere le vette dell'Himalaya. Il padre le impartisce uno dei valori "Superare i propri Limiti", trovare soprattutto a propria forza interiore. Grazie alle emozioni delle leggende indiane raccontatele dall...