Al calar del sole t'immaginai

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Una mattina d'agosto
eri fuori da casa mia
tutto nudo
e tanto i tuoi occhi brillavano –
non ci hai pensato due volte –
che mi hai subito portato via
la mia solitudine
per poi andartene

Una mattina d'agosto eri fuori da casa miatutto nudoe tanto i tuoi occhi brillavano –non ci hai pensato due volte –che mi hai subito portato viala mia solitudine per poi andartene

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4 novembre 2018, 04:32

Ad agosto scesi le scale e fuori dal portone di casa la tua schiena spoglia era davanti ai miei occhi. Camminavi avanti e indietro mentre calpestavi le prime sigarette del mattino e il tuo petto nudo lasciava andare il fumo grigio tra i palazzi stretti e dai muri consumati. Non feci nemmeno in tempo a lasciare che i miei piedi scalzi toccassero il freddo e grezzo marciapiede che subito mi nascosi dietro una delle due porte marroni. Il tuo braccio si alzava e abbassava in continuazione, la tua mano finiva vicino alle tue labbra ed io non mi perdevo un singolo movimento. Ti osservavo, reduce da una festa durata forse troppo poco per i tuoi, i vostri, gusti. Immaginavo come la serata sarebbe potuta andare. Forse eravate su una spiaggia, con la sabbia che entrava fastidiosa nelle scarpe e il tuo corpo vicino a quello di una ragazza, così bella che non volevi scappasse da te. E per timore per tutta la serata te l'eri tenuta stretta, mentre ballavate e attaccavate la bocca al collo della stessa bottiglia di birra, con il sudore che vi rendeva uniti più che mai. Ci pensavo, e più lo facevo più nella mia testa diventavi bello, bellissimo, con quella camicia sbottonata e i capelli attaccati alla fronte per il caldo, e mi chiedevo, me lo chiedo sempre, se al buio di quella notte lei e tutti gli altri erano stati capaci di vedere quanto i tuoi occhi azzurri brillassero. Chissà se mi capiterà mai, d'averti davanti a me, non ad una festa, non per sbaglio sulle scale, ma averti davanti perché quello è il posto in cui vuoi restare. Chissà se in un'altra realtà, quella effettiva, non in questa che è solo una delle tante sfaccettature di essa, ascolto alla radio una canzone, una canzone che poi è la nostra canzone, che ci siamo dedicati e che mi fa pensare a te e a tutto quello che abbiamo fatto insieme. Dio, ti voglio, ti voglio, ti voglio ovunque. Ti voglio dentro, ti voglio fuori, ti voglio accanto a me. Al calar del sole mi guardo allo specchio e con uno sputo cancello tutto quello che non ti piace di me e che di lei invece ti faceva impazzire. Poi siamo seduti uno davanti all'altro, io che mi nascondo dietro la spalla di colui che si trova al mio fianco e rido pensando a te che tenti invanamente di farci credere che non hai più fame quando in realtà sono già cinque minuti che hai adocchiato l'altra fetta di pizza sul bancone della cucina. Giuro, stavo diventando pazza a pensarti mentre incrociavi le gambe sotto il tavolo e sfregavi le tue scarpe rosse tutte consumate. Le avevo notate subito. Sai che mi piacciono un sacco, se mi avessi guardato anche solo per un secondo lo avresti capito, così come avresti capito che, se fosse stato per me, avrei passato l'ultima delle mie ore a baciare le tue orecchie che a te nemmeno piacciono perché a sventola. Eppure, se solo ti guardassi con i miei occhi, riusciresti a vedere quanto realmente ed eternamente bello tu sia, e se solo tu me ne dessi l'occasione non farei altro che ripetertelo giorno e notte, pure con il rischio di non dormire per giorni interi. Quando soltanto chiudendo gli occhi tremai sotto il tocco immaginario della tua mano sul mio corpo mi sentii così sporca che vomitare in bagno alle tre del mattino mi era sembrata cosa da poco. Così sgradevole, così impura a pensare al corpo nudo di un ragazzo più grande. Così triste, così sola. Ma perché non possiamo innamorarci? Perché non possiamo prenderci per mano e dirci ti amo così! Per quanto ancora vivere nell'ombra sarà la miglior cosa da fare? Saperti dall'altra parte della città mi rassicura e mi ricorda che esisti ma non che sei reale. Avanti, baciami, baciami finché non sputerò sangue e avrò la certezza che non sei Rinaldo e che io non sono Armida. Baciami perché il sole e la luna non si incontreranno mai, così come mai si incontreranno i nostri guardi seppur intrappolati tra le mure della stessa stanza. Baciami perché se solo lo facessi capiresti da dove provengono quelle lacrime che bagnano il cielo notturno sopra di te. Baciami e lascia che io divori il tuo dolce cuore che tanto bramo.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Nov 10, 2019 ⏰

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