16.

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Le nuove canzoni sono spettacolari. Per lo meno quelle che mi hanno lasciato sentire mentre facevano le prove. So che è già da qualche settimana che lavorano al nuovo cd, e, davvero, non vedo l'ora che l'opera sia completa, così da potermici drogare. Mi sento come una mamma orgogliosa, che assiste alla recita scolastica dei propri bambini urlando cose del tipo 'Quello è mio figlio!'. E' incredibile quanto siano cresciuti in appena più di un anno. Musicalmente parlando, s'intende. Per quanto riguarda gli atteggiamenti, qualcuno è decisamente fermo dall'età di quattro anni.

"Che pensi?" Damiano richiama la mia attenzione, mentre traffica con dei cavi che Thomas non ha messo in ordine, tanto per cambiare.  Scrollo le spalle, andando verso la batteria di Ethan. La tentazione di prendere la sua postazione e improvvisare un assolo, facendo affidamento solo su delle presunte doti nascoste da batterista, è forte, ma resisto. Non vorrei dover ripagare qualche tamburo, o come si chiamano.

"Niente." Il moro si passa una mano tra i capelli, tirandoli via dal viso sudato. "Caldo?" Gli porgo un elastico che ho al polso. Lo accetta con un sospiro, e procede a legarsi la chioma che ormai gli arriva fin sotto le spalle. Forse li ha addirittura più lunghi dei miei.

"Che c'hai da fa adesso?" Chiede, andandosi a sedere sul davanzale di una finestra aperta, e accendendosi una sigaretta. Vorrei fargli una foto in questo momento, per poi farne la carta da parati della mia camera. E' bellissimo, con la fronte imperlata di sudore che luccica al sole, qualche ciocca di capelli che sfugge dall'acconciatura incorniciandogli il volto, e lo sguardo rivolto verso la strada, mentre butta fuori una nuvola di fumo dalle labbra. Tamara, torna in te. Rispondi perlomeno alla domanda, poi puoi tornare a fare la dodicenne persa.

"Dovrei andare a fare la spesa, ma la voglia scarseggia, quindi probabilmente ripiegherò su JustEat." Vado verso di lui, acciambellando le gambe sul davanzale, in modo tale che siamo uno di fronte all'altro. Ridacchia mentre fa un altro tiro dalla sigaretta, ed io gli sorrido di rimando. Ce ne stiamo un po' in silenzio, relativamente parlando, grazie alla signora che urla in strada ai figli di tornare in casa. E' comunque uno di quei silenzi belli, non imbarazzati. Si vede che è stanco, lo sguardo è più spento del solito, e non mi risponde con una battuta deficiente da almeno mezz'ora. Quando la sigaretta è quasi terminata, allunga un palmo aperto nella mia direzione, poggiando la mano sulla mia coscia. Intreccio le mie dita con le sue, nonostante non capisca questo slancio di tenerezza. Non incrocia il mio sguardo neanche dopo che passo ad accarezzare il tatuaggio della luna che è sempre lì sul suo polso. "Tutto bene?" Non capisco cosa gli stia passando per la mente, ed impazzisco quando succede. Damiano sbuffa l'ultima boccata di fumo, prima di lasciar cadere il mozzicone fuori dalla finestra. Per questa volta non commento, ma solo perché si sta comportando in modo strano. Si decide a girarsi verso di me, e mi rivolge un sorriso stanco, per poi annuire.

"Sì, tutt'apposto." Annuisco anche io, non del tutto convinta. Allontana la sua mano dalla mia, e con uno slancio scende dal davanzale. "Daje, t'accompagno a casa."


*****


"Lo sai che se continui ad ordinare pizza o panini per pigrizia quei chili li riprendi subito, si?" Mi avverte Nico, con sguardo piuttosto disgustato aggiungerei, mentre do un morso al mio hamburger.

"Chi fei tu pe giudica'mi?" Al mio sputacchio di maionese, il riccio decide saggiamente di lasciarmi in pace. Io e il cibo abbiamo una relazione complicata, è questa la verità. E per complicata intendo che io lo amo, ma lui non sempre ama me. 

"Com'è il nuovo album?" Chiede poi, sapendo degli impegni che avevo avuto nel pomeriggio. Questo mi costringe, purtroppo, a poggiare il mio panino sul piatto per qualche minuto, in modo da potergli raccontare tutto. Gli spiego come si siano rifiutati di farmi sentire più di tre canzoni, di come suddette canzoni mi siano comunque piaciute da matti, e di quanto mi sia divertita. Non tralascio comunque la parte di Damiano che si cimenta nella recitazione d'improvvisazione, guadagnandosi uno shooting al mio studio. O meglio, lo studio per cui lavoro. "Che grande!" E' il suo commento a proposito.

"Scusa, da che parte stai?"

"Ammettilo, in realtà non vedi l'ora." Mi rivolge un occhiolino furbo, prima di alzarsi da tavola ed andare a caricare la lavapiatti. Figuriamoci. Ha torto, ovviamente.

"Hai torto." Lo informo, e mi rendo benissimo conto da sola che il tono usato è lo stesso dei bambini che all'asilo litigano per cose stupide, tipo chi deve usare il 'giallo fluorescente' per primo quando si colora. Aneddoti che ovviamente non sono tratti da esperienze personali. Nico neanche sembra ascoltarmi, e questo mi irrita, quindi do un altro morso al panino. Il campanello decide di suonare in quel preciso momento, e mi alzo per andare a rispondere con ancora la bocca piena. Deve esser per forza Damiano. Chi altro si presenterebbe a casa mia senza avvisare? Neanche c'è da chiederselo ormai. "Chi è?"

"Sono io, apri che ho dimenticato le chiavi." Priscilla. Giusto Tamara, dimentichi che c'è una persona che in questa casa ci vive. Questo dà una vaga idea di come la mia mente semplicemente non riesca a sbarazzarsi del romano indisponente che ho come ragazzo. E' un male? Probabilmente. E' veramente brutto da dire, ma rimango un po' delusa quando Priscilla entra in casa, schioccandomi un bacio sulla guancia come saluto, e non si tratta di Damiano che me ne schiocca uno sulle labbra. In più, non riesco ancora a capire il suo comportamento di oggi. Anche quando mi ha accompagnata davanti al palazzo non si è auto invitato in casa, né mi ha chiesto se domani ci saremo visti. So che magari non sembrano cose importanti, ma sono cose che Damiano fa praticamente sempre. Finisco la mia cena, e invece di guardarmi un film insieme a Nico e Pri, che già si sono sistemati sul divano, con una ciotola di pop corn in grembo, decido di rintanarmi in camera. E' tutto il giorno che sono fuori casa, e mi è mancato il mio letto. Mi ci butto a peso morto, con lo sguardo puntato verso il soffitto, e metto le cuffie, avviando una playlist fatta apposta per le paranoie mentali. 'Paranoid' dei Black Sabbath comincia a suonare distruggendomi i timpani. Ecco, appunto. Alla fine non riesco più a resistere e recupero il cellulare dal comodino. Magari risulto noiosa ed insistente, ma così non ce la faccio. Scrivo un messaggio a Damiano.

Che fai?

Bene, brava Tam, non essere diretta da subito, sai che non ti risponderebbe mai. Meglio iniziare un discorso in maniera ordinaria, poi-

Sto sul letto. Tu?

Idem. Dovresti dormire, magari. Ti ho visto stanco oggi pomeriggio.

Tento, mordendomi il labbro inferiore. Non vorrei che si stranisse. Anzi, vorrei proprio che mi dicesse cos'è che non va, o che è semplicemente stanco, che ho ragione io, e che ora si riposerà. E' quando sono passati ormai cinque minuti e non mi ha ancora risposto che cedo alla preoccupazione. Magari si è solo addormentato. Era davvero stanco e si è addormentato con il telefono in mano.

Posso venì a dormì da te?

Moon II - Måneskin [Damiano David]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora