Capitolo due.
-Hi, I'm Blackboy.-
"Jaxo." urla qualcuno, facendo irruzione nella stanza.
Non avendo voglia di alzarmi, borbotto qualcosa di incomprensibile e mi rigiro dall'altra parte del letto, sperando soltanto che mi lasci dormire in pace.
"Jaxo." continua con lo stesso tono di voce.
"Mh, lasciami dormire." mormoro con la faccia nel cuscino.
"No, devi alzarti."
Merda, è maledettamente frustrante questo ragazzo di prima mattina.
"Ho detto che voglio dormire."
"Okay, l'hai voluto tu." dice prima di andarsene.
Ah, finalmente posso ritornare a dormire in santa pace.
Chiudo gli occhi, sperando di ricadere nel sonno profondo di pochi minuti fa, ma ad un certo punto qualcosa di freddo e bagnato mi arriva sul viso.
"Stiles." urlo frustrato, non appena mi rendo conto che è stato lui a gettarmi l'acqua gelida sul viso. "Sei un coglione."
"Ti avevo avvisato bro'." dice semplicemente.
"Che c'è?" borbotto, alzandomi dal letto e passandomi una mano tra i capelli ormai bagnati.
"Ci sono novità su Redboy."
"Cos'è successo?" scatto, svegliandomi improvvisamente.
"Vieni in cucina, ci sono anche Tyler e Charlotte."
"D'accordo."
Non appena esce dalla stanza, lo seguo e il vento proveniente dalla finestra aperta sfrega contro il mio petto ancora bagnato, causandomi brividi per tutta la colonna vertebrale, ma non me ne curo al momento; ci sono cose molto più importanti di cui occuparsi.
"Hai fatto un tuffo a Central Park prima di venire qua?" chiede Charlotte, seduta al tavolo.
"Seh, molto divertente." dico sarcastico, appogiandomi all'angolo cottura. "Cosa succede?"
"Redboy ha dato fuoco ad un magazzino abbandonato e ha lasciato un piccolo messaggio per te." risponde Stiles.
"Quale?" chiedo curioso.
"Territorio mio, regole mie."
Un sorriso di soddisfazione si apre sul mio viso. "Perfetto, resteremo qui per un po'. Charlotte chiama i ragazzi."
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"Si, prima voglio divertirmi un pò." dico al ragazzo all'altro capo del telefono.
Isaac. Lui è uno dei miei ragazzi rimasti a Los Angeles nel caso succedesse qualcosa, è una sorta di braccio di destro.
"E poi hai intenzione di farlo uscire allo scoperto per prendere il suo posto, giusto?"
"Esattamente, quindi ho bisogno di Alec, Michael e Niall."
"Sì, d'accordo. Prenderanno il primo volo oggi stesso, saranno lì in qualche ora."
"Grazie, e mi raccomando tenete d'occhio la città e tu sta attento ai ragazzi."
"Certo, ci sentiamo più tardi."
Concludo la chiamata con un semplice 'ciao' e ripongo il telefono nella tasca posteriore dei miei pantaloni.
"Arriveranno Niall, Michael e Daniel nel giro di qualche ora. Nel frattempo cerchiamo un appartamento, non possiamo restare in quest'hotel ancora a lungo e poi potremmo destare sospetti." dico a Stiles al mio fianco.
"Agli ordini."
Gli volto le spalle e ritorno nella mia stanza, dove il grande specchio attira la mia attenzione. Avvicinandomi, la cicatrice sul mio braccio destro attira la mia attenzione. Un segno rosso impresso sulla pelle, come un tatuaggio, ma più forte. I tatuaggi sono belli, si, ma non quanto le cicatrici. Quelle cicatrici legate a ricordi, vittorie o sconfitte che siano. Questa per esempio, sul mio braccio, è abbastanza recente e prima o poi andrà via, lo so, ma per adesso la tengo stretta ad una vittoria.
Indosso dei semplici jeans neri, vans altrettanto nere, canotta bianca aderente e l'immancabile felpa nera tra le mani -ne ho assoluto bisogno per raggiunge il posto in cui sono intenzionato ad andare.
Apro il mobiletto alla mia destra e tiro fuori il gel per capelli. Ne metto un po' sulla mano e inizio ad aggiustare la mia chioma color pece in una cresta perfetta.
Una volta riuscito nel mio intento, prendo la pistola da sotto il materasso e la metto sotto la felpa.
"Dov'è il magazzino? O meglio dov'era?" chiedo a Stiles una volta uscito dalla stanza.
"C'è una strada quasi abbandonata oltre il bosco, è su quella traiettoria."
Annuisco e con un cenno della testa saluto i ragazzi, uscendo.
Scendo correndo le dieci rampe di scale ed esco velocemente dall'albergo, dirigendomi verso la mia auto.
Non fa molto freddo, ma neanche troppo caldo. È la temperatura giusta per inizio settembre.
Entro nell'auto e metto in moto, partendo a tutta velocità. Ho fretta di vedere ciò che è successo a quel vecchio magazzino e ho intenzione di vedere con i miei stessi occhi il messaggio di sfida lanciatomi da Redboy.
Apro leggermente i finestrini e lascio che il rumore del vento occupi tutto il silenzio che regnava pochi secondi fa, evitando di accendere la radio. Ultimamente trasmettono sempre le stesse cose e diventando monotoni si diventa anche noiosi, quindi.
Il paesaggio mi scorrere davanti alla velocità della luce, mentre quest'ultima inizia a sparire, dando spazio all'immensa oscurità della notte.
Dopo aver superato il bosco, mi ritrovo su quella stradina dettami da Stilson poco fa e inizio a guardarmi intorno in cerca del luogo dell'esplosione. Per circa dieci minuti non faccio altro che vedere alberi, sembra tutto uguale, finché un mucchio di pietre attira la mia attenzione. È questo, ne sono certo.
Poso la macchina poco distante e, dopo aver indossato la felpa e alzato il cappuccio, scendo, per poi incamminarmi verso quello che prima era un vecchio magazzino.
La puzza di bruciato non è ancora sparita del tutto, nonostante abbia tirato vento tutta la giornata. Appunto per questo motivo, presumo, non c'è alcuna traccia di scarpe sul terreno e farò bene a coprire anche le mie, dopo.
Visto così, sembrano soltanto tante pietre l'una sull'altra. E di Redboy nessuna traccia.
Il rumore di un'auto, mi costringe a nascondermi dietro l'albero più vicino e, non appena i fari illuminano l'albero alla mia destra, un luccichio rosso attira la mia attenzione.
Molto lentamente mi avvicino e noto una scritta.
Territorio mio, regole mie. Ricordalo.
R.boy
È il messaggio di cui mi parlava Stilson prima e, a quanto vedo, è stato scritto con un pennarello rosso indelebile. Ed è proprio questo a darmi l'idea su cosa fare. Rosso, rosso come il sangue.
Ritornando sui miei passai, ritorno nella macchina e nel preciso istante in cui chiudo la portiera, una folata di vento spazza via tutte le mie tracce. Esattamente ciò che ci voleva.
Lo schermo illuminato del mio i-phone sul sedile affianco, attira la mia attenzione. Lo prendo e trovo due messaggi da parte di Stilson.
Il primo: I ragazzi sono arrivati. Stilson
Il secondo: Abbiamo trovato un'appartamento. Stilson
Non esito molto a chiamarlo e dopo neanche tre squilli risponde.
"So quale sarà la mia prossima mossa." dico senza neanche dargli il tempo di rispondere. "Blackboy ritorna all'attacco."
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Blackboy&Redgirl.
Teen FictionLui è il famoso ragazzo dal cappuccio nero, il più temuto in tutta Los Angeles. Lui/lei è il/la famoso/a ragazzo/a dal cappuccio rosso, il/la più temuto/a in tutta New York. Nessuno conosce la loro identità, eccetto le loro gang. Entrambi ricercati...