Rolex

49 9 2
                                    

La musica assordante della discoteca appena a qualche isolato dalla sua abitazione, gli entrava in testa come una freccia scoccata alla velocità della luce.
Non amava quel genere di ambiente.
Cambiò direzione ancora una volta.
La sua vita ormai si basava solo su cambiamenti di routine e mezze frasi sparate al vento.
Quella sera, voleva immergersi nel sapore dolce e trasportante della vodka alla pesca.
Non voleva dimenticare, voleva vivere.
E se vivere voleva dire, ubriacarsi e finire con il vomitare come se non ci fosse un domani, lo avrebbe anche fatto.
Cambiò la maschera, mise quella questa serata deve essere fantastica, sorridi. Lui non era un tipo che si nascondeva, cerca la luce.
Uno stimolo, i sentimenti.
Ma nulla, e nessuno era paragonabile a tutta la merda che stava vivendo. Più lo guardavano più gli occhi delle persone cadevano sul suo aspetto.
Gli orecchini? Ma se sei un ragazzo! Una bambina lo aveva fermato. Credeva che volesse un autografo, ma le sue speranze come al solito erano volate via, come gli aquiloni in estate e le foglie in autunno.
Accese una sigaretta, la calma prima della tempesta. I tuoni rimbombavano tra le strade, i lampi che per pochi secondi illuminavano tutta la città, si trasformarono nel giro di poco il sottofondo di una vita.
Così strano quanto indecibile.
Così strano quanto perforante.
Il fumo si mischiò al puzza di alcool e vomito di qualche ubriaco e pochi metri di distanza tra lui.
Nauseato, stracciò, come in precedenza avevano fatto con la sua anima, la sigaretta a terra con l'anfibio nero lucido e si affrettò ad entrare.
Corpi sudati, fragranze che aleggiavano nell'aria, pensieri negativi che venivano presi a pugni. Si sentiva come sul filo di un rasoio che ben presto lo avrebbe strascinato a fondo.
Era la sua serata, sorridi. Parola d'ordine.
'Dove vai ragazzino?!' La sicurezza lo rincorreva.
Lui era troppo piccolo per un mondo del genere, o forse, troppo grande. Ancora, non capiva.
Si fermò vicino ad un campo di rose, appassite, si sentiva compreso. Trasportato dal venticello serale, si sedette tra quei fiori.
Una macchia di colore rosso nel verde, colore scuro, quasi sbiadito, un profumo dolce che gli stuzzicava il naso come quello di una torta appena fatta. Quelle che sua nonna faceva nel periodo Natalizio erano le migliori, doveva riconoscerlo.
Poi i suoi occhi incrociarono per qualche istante il paradiso.
Caronte aveva deciso di lasciarlo andare, pochi attimi, poca libertà. Era imprigionato tra la realtà ed una visione celestiale.
Sentì subito caldo, un caldo piacevole, iniziava a scottare sempre di più.
Lui e la sua strana voglia di saperne di più, vennero spinti per andarle incontro.
Accelerò il passo, il battito cardiaco aumentava sempre di più.
Ci conosciamo? Le sue corde vocali misero un suono non voluto.
Penso di no. Quel suono. La melodia più bella che le sue orecchie avessero mai sentito. Come d'improvviso un senso di ammirazione, di velata felicità, lo invasero completamente.
cosa ci fai tu qui? Dopo tutto quel tempo passato ad interrogarsi sul farsi degli amici, forse questo era il momento giusto.
Le sue gambe cedevano.
Non lo so neanche io, e tu? Mentì, la cosa che meglio riusciva a fare.
Questa è la mia libertà. La ragazza si alzò, e si incamminò verso una via a lui sconosciuta.
Strizzò gli occhi e la figura celestiale della fanciulla sparì, proprio come fumo, come qualcosa di proibito.
Rolex.
Passò ore dopo quella sera ad interrogarsi sul perché, proprio lei, aveva deciso di rivolgergli la parola. Stava davvero assaporando la sua vita? Stava davvero vivendo? Il cuore batteva, il polmoni carichi d'aria.
E lui si sentiva morto.
Morto di un emozione a lui ancora nascosta, carica di sentimenti, di vita.
Senza indugi si incamminò verso casa, la notte faceva da contorno al quadro perfetto della serata che mai avrebbe sognato di vivere un giorno. Eppure è successo.
Lei.
Lei è capace di farmi questo.
Lei è riuscita a sciogliere l'iceberg dentro me.
Lei è l'angolo caduto dal cielo per salvarmi.
Lei è libertà.
Lei. E ancora lei.
La musa.
Chissà se il destino sarà in grado di sposarsi la mia anima?
Con la luce debole quanto forte della luna, lui e la sua voglia di fare arte e di raccontare non tardarono neanche questa volta.
Come avrebbe potuto dimenticarla?

due soldi in tasca, troppe cicatrici,
e capelli scuri come la tua storia.
dei balordi, siamo quattro amici,
troppo ubriaco dentro un' auto nuova.
L'odore caldo della pelle viva,
appannava i vetri per l'umidità,
io che ero l'ultimo del tuo lavoro,
e forse l'ultimo che ti amerà.

La voce incrinata dalla passione, dalla voglia di assaporare quelle sensazioni. I brividi lungo il corpo.
Era tutto quella ragazza, ma allo stesso tempo era il niente, il vuoto totale.
Una ragazza misteriosa.
La magia la portava via quasi come se fosse irreale, un gioco di sentimenti.

tornai da te il giorno pregando di ritrovarti, provai a rubare il tuo tempo, ma solamente per parlarti.
non volevi i miei soldi, mi preoccupavo per te,
con leggerezza raccontavi che tua madre non c'è.
da quella volta come le altre sere,
io ci provavo con te, ma non ti offrivo da bere.

Lui che ancora, tra un nota e l'altra, sperava in suo fantomatico ritorno.
Si era ripromesso che alla stessa ora ed al solito posto, si sarebbe presentato, per parlarci, per scoprirsi a vicenda, per sentirsi come avrebbe sempre voluto.

Rolex non piangere, se la notte arriva, parlami ancora di te.
Dicono che certe storie non possono esistere,
io che ti nascondevo a tutti come le mie viscere,
io non la giudicavo la tua vita rubata,
ti rispetavo molto più di qualche troia viziata.
E forse è vero un po' mi fa paura,
siamo un castello senza più le mura,
tu che a vent'anni sembri già matura,
la prendevi come un'avventura.

Per lei non era altro che una chiacchierata tra sconosciuti, ma lui, lui viaggiò con la fantasia alla ricerca di quel velo di verità di cui aveva bisogno.

L'abbiamo fatto davvero, l'abbiamo fatto sincero,
solo coperti da un cielo del mondo di un buco nero,
l'abbiamo fatto davvero, l'abbiamo fatto sul serio, solo coperti dal cielo, forse è per questo che tremo.
Non ti ho baciata nemmeno, e scusa se non ti credo, con chi eri stata al letto tu?
Rolex non piangere, se la notte arriva, parlami ancora di te, con me puoi.
Rolex non piangere, se la notte arriva, parlami ancora di me.

Dovevano raccontarsi, due cuori così simili, freddi come ghiaccioli, ma allo stesso tempo ardenti come lava.

seduta all'angolo che mi aspettavi mentre mi chiamavi, io che non ti rispondevo per paura degli sgami,
Lì davanti a te, tu che mi abbracciavi, le tue mani, fredde come il ghiaccio mentre ripetevi che mi amavi.
Mi dispiace partirò domani,
tu mi pregavi come un angelo senza le ali, mentre tremavi, togliermi il cappotto, "tieni, prendi il mio", "grazie a dio!", questa notte non avrai più freddo, ma avrò freddo io.
Rolex non piangere, se la notte arriva, parlami ancora di te, di te.

La mancanza corrosiva, ancora pulsa dentro di lui. Cercava di dare un senso, mentre camminava per le strade di quella città. Il suo viso gli apparve nella mente, gli sorrideva.
La vita prese di nuovo a battere.
E lei, Rolex, divenne reale, sotto gli occhi di mille stelle.
'Rolex, parlami ancora di te'.

Hai finito le parti pubblicate.

⏰ Ultimo aggiornamento: Jan 29 ⏰

Aggiungi questa storia alla tua Biblioteca per ricevere una notifica quando verrà pubblicata la prossima parte!

heart of feathers | IramaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora