2. Ricordati che tieni al tuo naso.

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Scendiamo dalla macchina e Samantha si avvicina alla porta con le chiavi in mano.
E io ne approfitto per osservare come è vestita.
Mini gonna, tacchi quasi più alti di me e top talmente pieno di brillantini che apro il mio zaino per prendere i miei occhiali da sole.
Ma evito di chiederle il motivo del suo outfit appariscente, potrebbe lanciarmi uno di quegli spilli in faccia.
E io non ci tengo.
Già è tanto se il mio naso è ancora intatto dopo il delicato scontro con l'armadio prima, e lo scalino dopo.
Samantha apre il portone ed entra, mi guarda quindi entro anche io chiudendo la porta alle mie spalle.

«Perché hai gli occhiali da sole?», mi chiede cercando di apparire il più indifferente possibile, ma le sue labbra arricciate fanno capire che sta trattenendo una risata.
Ricordati che tieni al tuo naso, Evelyn.
«C'è troppa luce qui», dico mentre sposto il mio sguardo su ogni angolo di questo ingresso buio come la notte.
«Io invece credo che dovremmo mettere una lampadina, non si vede nulla qua!», preme il bottone per chiamare l'ascensore.
Sorrido nervosamente, dopodiché mi tolgo gli occhiali e li ripongo nello zaino.
«Hai finito di trasferire tutti i mobili?», mi chiede in attesa che arrivi l'ascensore, zaino.
«io ho finito ieri», aggiunge.
Tutti i mobili?
Io non ho neanche un vestito in questa casa.
«Io? Certo! Sto solo aspettando che arrivino, la ditta ha avuto qualche problema», cerco di giustificarmi e Samantha sembra credermi.

L'ascensore che è ancora più buio dell'ingresso se possibile, e molto piccolo.
E io sono claustrofobica.
«Io prendo le scale», dico a Samantha prima di entrare in ascensore.
«Come vuoi, ci vediamo all'ottavo piano», dice ed entra nell'ascensore.

Devo ammettere che otto piani saliti dalle scale sono pesanti.
Sono agli ultimi gradini e dire che sto per morire è poco.
Sono all'ultimo gradino quando poggio il piede male e rotolo letteralmente all'indietro per due piani.

«Tutto bene?», sento urlare Samantha dall' ottavo piano.
«Certo, sono soltanto rotolata giù dalle scale», urlo di rimando.
Sento la porta aprirsi e chiudersi.
Samantha è entrata a casa.
E io sono qua a contare i pezzi del mio corpo che sono ancora sani.

Cerco di non urlare parolacce contro al mondo, chiudo gli occhi e quando li riapro mi ritrovo davanti all'ingresso di casa.
Suono il campanello e aspetto che Samantha venga ad aprire la porta.
Appena apre la porta mi guarda dalla testa ai piedi, «sei ancora tutta intatta», dice, «più o meno», aggiunge trattenendo una risata e soffermandosi sul mio naso.
Che a questo punto sarà viola.
O nero.
O color unicorno.
Mi aspetto di tutto.
«Posso entrare?», chiedo alzando un sopracciglio, quindi Samantha si sposta permettendomi di entrare.

«Oh, che ne pensi se andassimo domani a prendere il resto dei mobili per la casa?», mi chiede mentre sposto il mio sguardo sul piccolo e vuoto ingresso.
«Perché non oggi pomeriggio? Domani pomeriggio dovrei andare ad informarmi al ristorante qua accanto, magari hanno un posto come cameriera», intanto saliamo le scale.
«Oggi pomeriggio dovrebbe arrivare un ragazzo che sarebbe interessato vivere qui, con noi», mi ricorda con uno sguardo sognante stampato in faccia e alzo gli occhi al cielo.

«Questa è la tua stanza, la mia è già occupata dai mobili», mi informa mentre apre la porta di una piccola ma luminosa stanza.
«Scommetto che la tua è due volte più grande di questa», le dico sollevando un sopracciglio.
«Non proprio», mi risponde mentre mi fa cenno di seguirla.

«Questa è la mia», mi informa mentre apre la porta della sua stanza.
«Ah, hai ragione, mi sbagliavo. Questa è tre volte più grande della mia!», esclamo mentre osservo la stanza arredata con un letto matrimoniale e con mobili rosa e bianchi.
«Ho le mie necessità!», si giustifica mentre usciamo dalla stanza.
«Mentre questa», apre la porta di una stanza accanto alla sua, «dovrebbe essere quella del coinquilino».
«Sempre se accetta di venire», specifico contemplando la stanza grande il doppio della mia.
«E perche questa non può essere la mia?», le chiedo.
«Beh, questa è accanto alla mia», mi risponde e alzo gli occhi al cielo.
Chiude la stanza e guarda il suo orologio.
«Direi che è ora di pranzo, ti va di mangiare qualcosa al fast food qui vicino?», mi chiede.
«Ci sto», rispondo.
«Però, per favore, prima cambiati», dice e si allontana portando i suoi capelli indietro.
Alzo gli occhi al cielo prima di camminare verso la mia stanza, quando mi viene in mente che non ho nemmeno uno straccio di mia proprietà in questa casa.
«Samantha!», la richiamo e sento il rumore dei suoi tacchi avvicinarsi.
«Dimmi», mi risponde appena è sufficientemente vicina a me.
«Non è che per caso, avresti dei vestiti da prestarmi?», le chiedo con aria speranzosa.
«Seguimi», risponde dopo aver alzato gli occhi al cielo.

«Ecco, tieni», mi porge un paio di pantaloni neri, una maglia rosa e un paio di scarpe con i tacchi.
«Anche quelle?», chiedo con aria supplichevole osservando le scarpe.
«Se vuoi uscire con una scarpa blu e una gialla, fai pure», risponde facendomi notare le mie scarpe.
«Vanno bene i trampoli», risponde sorridendo un sorriso falsissimo.
«Magari sembrerai più alta», aggiunge trattenendo una risata e alzo gli occhi al cielo.

Angolo autrice
Ciao amici!
Come state? Spero bene.
Spero tanto che vi sia piaciuto questo capitolo anche se un po' di passaggio.
Vi aspetto nei commenti per sapere cosa ne pensate :)
A presto!

La ragazza strega.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora