Quella scuola deve essere stata ristrutturata da poco, non hanno fatto grandi lavori: una mano di bianco ai muri esterni e una riverniciata di verde e azzurro agli stipiti delle porte.
E' una costruzione bassa, circolare, con una grande apertura come ingresso, senza portone o cancello. Un giardino la circonda, verde e rigoglioso; di terra rossa e pietre bianche con palme nane e cocchi alti dieci metri è invece il patio interno.
E' orario di lezione ma una decina di ragazzi e ragazze chiacchierano, scherzano, passeggiano tra le panchine e la fontana, mangiano, fumano.
Sono già dieci minuti che Laura sta cercando una certa professoressa per parlare di Fernando Josè Gonzales Cavalcante, un tredicenne piccolo e cicciottello, taciturno e malinconico, che frequenta un giorno sì e due no il Progetto Beija Flor.
Vuole capire come va a scuola, come si comporta in classe e cose del genere. Non sa però se nello Sato dell' Acre esista qualcosa di simile al ricevimento degli insegnanti: oggi lo scoprirà.
Un essere umano capitato dall'altra parte del mondo si trova spiazzato: poco di quello che vede è familiare e conosciuto. Poco di quello che sa o ha imparato è utile in quella situazione. Niente di quel che a casa è automatico, funziona.
- Lei è venuta a parlare di Fernando Josè? - chiede la professoressa sulla soglia di una classe con dentro trentacinque adolescenti. L'uniforme che portano, azzurra e bianca, non riesce a nascondere le differenze tra di loro, una varietà che a Laura sembra bellissima. Pochi ragazzi si sono accorti della sua presenza. La maggioranza chiacchiera e ascolta musica.
- Sì, ma non la voglio disturbare mentre fa lezione. Mi dica quando ha orario di ricevimento e io torno -.
- Non esiste orario di ricevimento, signorina - risponde quella, sempre sulla porta della classe dove sta iniziando a salire il volume del rumore.
- Ho capito. Non so bene come fare, allora...- risponde Laura che non ha capito se è stata congedata oppure no.
- Non c'è problema, se mi deve dire qualcosa lo faccia ora, un momento vale l'altro. Si sbrighi però, per favore, entro pochi minuti il caos ci sommergerà -.
Parlare: ora è il momento. Sì, certo. Ma: come? E di che cosa? In due minuti, in piedi? Parlare di un ragazzino di dieci anni che conosce solo da qualche settimana. Una sensazione di estraneità è tutto quello che prova ora, mentre parla con quella professoressa brasiliana, con la quale dovrebbe essere professionale. E invece, blocco totale: non ce la fa proprio a parlare di Fernando perché, in realtà, non lo conosce.
Se lo conoscesse le verrebbero alle labbra parole facili, veloci, immediate, pensate e usate già altre volte. Fernando è pigro, Fernando è sveglio, Fernando soffre per la mancanza del padre. Fernando mangia schifezze.
Ma, invece, lei non sa niente di lui, pensava di sapere almeno qualcosa. Invece non sa niente, dovrebbe inventare e non vuole. Allora va sul generico e racconta alla professoressa del suo Progetto Beija – flor, per il quale è arrivata addirittura dall'Italia. Un progetto dell'Unione Europea: "Unione Europea?" Sì, certo, fino lì è arrivato il vecchio continente, in uno dei luoghi più nuovi del mondo.
Parla del fatto che Fernando frequenta il Centro e siccome così, a occhio, le sembra un tipo sveglio si chiede perché ha così brutti voti a scuola e se loro, del Progetto, possano fare qualcosa per aiutarlo a migliorare.
La professoressa, impressionata dall'Unione Europea che è venuta a bussare proprio alla sua porta, presa alla sprovvista e per fare bella figura, racconta che Fernando è intelligente, ma svogliato e non c'entra niente il padre lontano. Lo conosce poco anche lei, confessa, d'altra parte in classe sono trentadue e la scuola è iniziata da poco. Forse è meglio se si rivedono tra qualche settimana.
Laura guarda quella giovane donna, grata per la via di fuga che le sta offrendo.
- D'accordo professoressa, mi sembra giusto. Torno io, fra qualche settimana -, poi saluta con un sorriso e se ne va.
La professoressa chiude la porta, il rumore in classe cala, di poco.
Fuori, parcheggiato nel cortile c'è il vecchio Kombi della Wolksvagen con cui fece il suo primo viaggio dall'aeroporto a casa.
Salta sopra e mette in moto diretta verso il Centro.
Al suo arrivo i ragazzi stanno facendo merenda, zuppa di verdura e carne, l'unica carne che mangeranno nella giornata, cucinata dalla cuoca Isabel, in una cucina in fondo al cortile. La stessa cosa uguale per tutti, non ci sono allergie o preferenze.
I ragazzi chiacchierano e mangiano, seduti sui muretti o per terra con i piatti in mano
Se i ragazzi sono in pausa anche i colleghi staranno facendo pausa.
Osvaldo però la sta aspettando in piedi sul ciglio della strada. Hanno un appuntamento per andare insieme a cercare una ragazza che non si fa vedere da qualche giorno. Non appena Laura ferma il furgone lui apre lo sportello e salta su.
- Sei in ritardo - le dice - dai veloce andiamo all'algação -
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Sebastiano e il mare
General FictionSebastiano ha tredici anni e raccoglie alluminio alla periferia di Rio Branco, capitale dell' Acre, un piccolo stato nell'Amazzonia brasiliana dove incontra Laura che viene dall'Italia per realizzare un progetto di cooperazione internazionale. Laura...