Si era addormentato sulla spalla di Jolanda. I suoi ricci solleticavano il collo della sorella, ma il disagio che lei provava era per via della mobilità: era stata così tanto tempo immobile, sotto il peso di lui, da aver perso la sensibilità al braccio. Lorenzo, accortosi della situazione, scosse Irama svegliandolo. Iniziava a vedere Jolanda sofferente, con il viso solcato dalle rughe. Il cantante aprì gli occhi di scatto guardandosi attorno. L'amico sorrise a quella sua reazione: sembrava un bambino beccato con le mani nella marmellata, più osservava le sue movenze e più si rendeva conto di quanto fosse puro ed ingenuo. Gli piaceva perdersi nei particolari, era ciò che di più bello poteva offrire Irama; non era il tipo di persona che lasciava le persone indietro, che aspettava di essere cercato o che ti chiamava solamente per parlare dei propri problemi. Tutt'altro. Irama era quel ragazzo che, puntualmente, ogni mattina gli mandava un messaggio del buongiorno chiedendogli come stava. Non aveva mai saltato un giorno.
Quando si riprese e vide che a svegliarlo fosse stato Lori alzò il sopracciglio in una richiesta muta.
«Bello, sei collassato su tua sorella, non prendertela ma riccioli d'oro era sofferente!» si difese Lorenzo alzando le mani in segno di resa. Irama si girò verso la sorella osservandola; per quanto fossero esteticamente simili, avevano due modi di fare totalmente differenti. Dopo aver incendiato con lo sguardo Lorenzo, Jolanda sorrise al fratello accarezzandogli un braccio.
«Non ascoltare questo coglione, Fil. La verità è che ti cercava Rosa, ti ha visto e voleva salutarti. Le abbiamo detto che saresti andato da lei tra cinque minuti, dice che ha bisogno del tuo aiuto un'ultima volta. E riccioli d'oro ci chiami il tuo cane, idiota!» inveì la sorella contro Lorenzo, superando il fratello con un bacio e tirando un pugno sul braccio al moro che in tutta risposta urlò un "Ahi!" di protesta.
Irama era troppo preso da quello che gli aveva riferito Jolanda per badare a quei due che litigavano. Con Rosa era sempre così, per lei era un'eterna ultima volta. In passato, ogni volta che tornava nel posto in cui era nato tutto, gli affidava continuamente compiti struggenti affibiandogli sempre la stessa scusa: "Dai, ti giuro che è l'ultima volta, poi non ti chiedo più niente!" e invece era come prendere una penna, infilarla nel foro della musicassetta portando il nastro al punto d'inizio. Rosa aveva l'assurda convizione, secondo lui, che in quel modo non solo avrebbe aiutato delle famiglie a capire come gestire la situazione, ma avrebbe aiutato in primis se stesso affrontando quel demone interiore che si divertiva a torturare il ragazzo.
Prese un profondo respiro prima di varcare quella soglia che aveva creato dissapori tra lui e la Turci. Sorpassò i suoi compagni andando incontro a Rosa, che stava poggiata al muro nella stanza dopo. Si scambiarono un abbraccio pieno di parole. Abbracciare Rosa completamente era un obbietivo difficile da raggiungere viste le sue dimensioni. Era una donna bassa e ben piazzata; secondo Irama la sua circonferenza equivaleva all'amore che era in grado di dare alle persone. Fare l'infermiera era il lavoro adatto a lei, la grinta che metteva nell'aiutare gli altri non aveva eguali: trattava le persone come se le conoscesse da tutta una vita, come se condividessero le stesse origini, gli stessi genitori. Aveva un'empatia e una sensiblità che poche al mondo erano in grado di provare.
«Ultima volta. Questa volta per davvero!» l'ammonì lui con dolcezza prima di entrare nella stanza. Il problema di quel reparto, secondo Irama, era che le stanze erano divise in due parti da una parete di vetro in modo da permettere alle famiglie di tenere sotto controllo i propri figli a pochi metri di distanza: mentre la parte di sinistra era adibita interamente ai vari macchinari, lettini e incubatrici, la parte destra era vuota. Delle sedie grigie e un tavolo bianco erano gli unici arredamenti. Entrando nella 631/1, la prima cosa che fece fu guardare dall'altro lato della vetrata. C'era Emma, la ragazza maltese, che stava cantando. La maggior parte dei compagni volsero lo sguardo verso di lui deconcentrandosi dalla lezione che si stava svolgendo.
STAI LEGGENDO
Che Vuoi Che Sia || Irama
Fanfic"Il cantante sentiva di stare per esplodere, aveva bisogno di allontanarsi da tutti quegli occhi indiscreti per almeno dieci minuti; doveva sfogare il dolore a modo suo!" Nessuna descrizione, nessuna sinossi, nessuna storia d'amore. Questa è una st...