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«VI SEMBRA NORMALE AVER RIDOTTO UN RAGAZZO IN QUESTO MODO? VERGOGNA! VERGOGNA!» Ripeté il preside su tutte le furie ai due bulletti che se l'erano data a gambe pochi istanti prima che l'uomo furioso di mezza età entrasse in bagno. Si credevano salvi dalla sospensione ma non avevano calcolato che in quel disastro che avevano combinato ci fosse anche Yoongi, che da bravo qual era aveva fatto da spia.
Così eccoli là. Tutti e tre alle "grazie" del nemico in persona nonché il tanto amato dirigente scolastico.
Due le vittime e uno spettatore che se la rideva sotto i baffi.
«YOONGI RAZZA DI DISGRAZIATO! SONO VECCHIO MA LA VISTA MI FUNZIONA ANCORA DECENTEMENTE! Ridi che poi tocca a te, questi due non sono gli unici ad aver creato caos»
in quell'istante si creò subito un ghigno di soddisfazione sul volto dei due malcapitati che Yoongi fece spegnere all'istante con un'occhiata glaciale nei  loro confronti.

Scontato dire che la ramanzina fu prolungata per altri venti minuti abbondanti dei quali il biondo era davvero stufo.
«Va bene, con voi ho concluso, potete uscire. Aspettate il verdetto finale per la vostra punizione in segreteria dalla signora Park. Forza andatevene MARCH!»
I due saltarono per l'ultimo urlo e lasciarono svelti la stanza lanciando occhiataccie a Suga.
«Yoongi avvicinati forza»
disse l'uomo ormai affannato una volta che i due scomparirono.
Dopo si buttò stanco sulla poltrona di pelle posta dinanzi alla scrivania.
«Signore lo sa, ho solo cercato di proteggere mio fratel-»
cercò di difendersi la vittima.
«Sì Yoongi, ne sono consapevole»
Lo interruppe
«So che non sei quel tipo di ragazzo violento, ma cosa pensi che dovrei dire ai genitori di quei due incoscienti? Se decidessi di dare una settimana di sospensione solo a loro sembrerebbe alquanto ingiusto non credi?»
Sospirò. Il ragazzo sapeva già dove l'uomo voleva andare a parare, così non la tirò per le lunghe e andò subito al sodo
«Vuole dare anche a me la settimana di sospensione non è così?»
Si fece scappare uno sbuffo. Se non fosse stato così testardo e non avesse attaccato briga con quei due ora di certo non sarebbe qui a subirsi una punizione e Jimin non si sarebbe ferito. Era tutta colpa sua e ne era consapevole.
«Sì purtroppo, avrai una settimana di sospensione, ma non ti preoccupare non sarà grave come per gli altri due che in più avranno anche altre conseguenze che influiranno sulla condotta attualmente già troppo bassa per essere promossi»
Yoongi annuì in silenzio. Era fortunato che quel vecchio fosse in grado di capire la "difficile gioventù d'oggi"
«Grazie infinite Signore»
disse grato.
«Ma di cosa giovanotto»
sorrise appena.
«Ora vai, tuo fratello ti starà aspettando, era ridotto abbastanza male, spero si riprenda al più presto e che in questa settimana di assenza tu ti prenda cura di lui, visto la temporanea mancanza dei vostri genitori»
«Certo»
fece per alzarsi ma la voce del preside lo fermò d'un tratto.
«E vedi di non saltare più le ore di ginnastica, il corpo dei giovani ha bisogno di forza»
se ne uscì alla fine con una grassa risata. Il ragazzo nascose una piccola smorfia ed uscì finalmente da quell ufficio diretto con passo spedito all'infermeria.
"Jimin sto arrivando"

Ed eccolo li, fermo davanti a quel vetro nell'attesa di poter entrare.
Yoongi era come ipnotizzato da ciò che stava accadendo aldilà di quella lastra sporca di impronte.
Le movenze delicate dell'infermiera sul viso non più niveo e sul corpo tumefatto del fratello lo incantavano.
Quelle dita che passavano delicatamente  sulla pelle di Jimin mentre questo reprimeva delle piccole smorfie di dolore lo ammaliavano.
"Come poteva essere così Bello suo fratello anche ridotto a quel modo?" Pensò senza malizia.
Dopo un altra quindicina di minuti gli fu dato il permesso di entrare e un po' esitante si diresse verso la porta in mogano.
Il più piccolo accortosi della sua presenza, anche se ancora leggermente tramortito, alzò lo sguardo dalle sue mani dando la visione al fratello dei cerotti che portava sulla fronte e sulla guancia lì dove l'anello aveva graffiato.
Si poteva ancora notare il segno rosso che aveva lasciato lo schiaffo.
Guardando il marchio delle dita il maggiore si perse nei pensieri, gli sembrava che avesse ancora le sue mani addosso.
Il moro accortosi dello sguardo accigliato del fratello decise di rompere il silenzio che ancora non era stato scalfito.
«Yoongi»
lo chiamó semplicemente.
Non ottenendo alcuna reazione da parte dell'altro che anzi rese il suo sguardo sul fratellino ancora più fitto ritentò con sempre minor sicurezza.
«Yoongi, non guardarmi così ti prego» si ritrovò a supplicare incapace di decifrare quello sguardo.
«Come desideri che ti guardi allora?» chiese con voce chiara e sottile. 
E finalmente i loro occhi si incontrarono.
Vi si poteva chiaramente leggere tutto dentro quindi ancora una volta rimasero in silenzio lasciando che altro comunicasse per loro.
Una donna sulla trentina spezzò bruscamente le loro "parole" aprendo senza preavviso la porta e annunciando ai due di poter tornare a casa.
Così Jimin si alzò dal lettino su cui era seduto e al fianco di Yoongi si diressero fuori dall'edificio.
Cos'altro poteva andare storto in quella giornata oltre al fatto che i due fossero stati mal menati e che per di più nessuno potesse riportarli a casa?
Il più piccolo radunando quante più forze cercò di muovere dei passi, ma il dolore e la stanchezza lo costrinsero a rallentare la sua cosiddetta "corsa".
Il maggiore allora gli si pose davanti di spalle e si abbassò un po'.
«Sali» fu tutto ciò che proferì come se stesse parlando al vento.
«Cosa?» chiese non capendo.
Senza replicare il biondo lo prese per le gambe cercando di fargli meno male possibile e se lo caricò sulle spalle mantenendo lo zaino nella mano destra.
Preso alla sprovvista Jimin sussultò sorpreso ma dopo di che non si lamentò. La schiena del suo hyung era cosi calda e confortevole a parer suo. Poteva sentire, dopo molto tempo il profumo familiare del maggiore. Dio se gli era mancato. D'un tratto pervase dentro di sé una sensazione di nostalgia così forte che causò bruciore ai suoi occhi.
Si stava trattenendo dallo scoppiare da un momento all'altro.
Intanto Yoongi si beava delle braccia del fratello strette alle sue spalle e le gambe intorno alla sua vita che creavano quel tranquillo tepore anch'esso nostalgico per il biondo.
Arrivarono a casa dopo venti minuti e il maggiore aveva seriamente la schiena a pezzi, ma ne era valsa la pena.
Fece scendere lentamente il piccolo da sé il quale si posizionò al suo fianco aspettando che quest'ultimo aprisse la porta.
Dopo aver girato le chiavi nella serratura i due entrarono.
La signora Kim ancora non aveva terminato le sue commissioni importanti quindi non era potuta andare a prenderli e pertanto non era in casa. Mentre invece Taehyung si trovava ancora a scuola, occupato dai corsi pomeridiani, nonostante fosse stato informato dell'accaduto.
Erano completamente soli in quella enorme casa.
Una volta chiusa la porta Yoongi smise di dare le spalle a Jimin e lo guardò non sapendo minimamente cosa fare.
Il moro ancora più in soggezione parlò per primo.
«Grazie... e scusa se ti ho fatto stancare» continuava a fissare il pavimento mentre parlava.
«C-credo che andrò a fare una doccia»
Alzò inconsciamente gli occhi nocciola e lì incateno a quelli del fratello.
Subito se ne pentì avvertendo ancora quei fastidiosi brividi a cui non sapeva dare spiegazione.
Forse perché aveva paura di Yoongi? No... lui era la persona che più adorava sulla Terra e non avrebbe mai avuto paura di lui.
Allora non riusciva a darsi una spiegazione.
Evitò lo sguardo del maggiore e proferì le ultime parole dette in quella stanza
«Allora i-io vado»
Nella mente del biondo si creò una scena che per quanto potesse sembrare un cliché gli sarebbe piaciuta riprodurre.
Jimin in cima alle scale e lui che si affrettava a prenderlo per il polso e ad abbracciarlo chiarendo tutti i loro problemi, ma tutto ciò rimase una fantasia poiché il maggiore non si mosse di un passo mentre vedeva il fratello risalire le scale conducenti al piano superiore.
Il moro arrivò zoppicando in camera e si fiondò il più veloce possibile nel bagno per aprire l'acqua della doccia per farla arrivare alla temperatura desiderata quanto prima. Quando tornò nella sua stanza per recuperare il necessario per lavarsi si accorse di Yoongi sdraiato sul proprio letto ad occhi chiusi. Pensò si fosse addormentato quindi iniziò a muoversi in modo più sciolto per camera.
Il maggiore che intanto aveva aperto un occhio osservava di nascosto i suoi goffi movimenti. Era così carino, pensò.
«Perché non me lo stai rinfacciando?» si decise a fiatare.
«Cosa intendi?»
chiese Jimin realizzando che fosse ancora sveglio.
«Perché non sei arrabbiato con me? Perché non mi rinfacci quello che è successo?» spiegò il maggiore.
«Perché dovrei? Non è colpa tua quello che mi hanno fatto»
«Ah quindi non sarebbe colpa mia? E allora di chi è la colpa? Forse e dico solo forse è tua?» si alzò dal letto mentre faceva la sua accusa.
Il moro corrucciò la fronte
«Ah si? E sentiamo quale sarebbe?» rispose a tono.
«Essere egoista, questa è la tua colpa.
Sei terribilmente egoista Jimin»
«Cosa diavolo dici?!»
si alterò il più piccolo.
«Dico che se tu non fossi stato così stupido da prendere DA SOLO la decisione di ignorarmi, forse non sarei stato una testa di cazzo e non mi sarei messo contro quei tizi»
I loro occhi erano in fiamme mentre si stavano squadrando.
«Quindi davvero sarebbe colpa mia? Sei tu che sei un idiota! Se non fossi così cocciuto tutto questo non sarebbe accaduto. Se avessi rispettato la mia decisione senza far arrabbiare quei due perché in realtà eri arrabbiato con me non mi sarebbe successo questo! Non avrei avuto le loro sudice mani addosso!»
rivelò i suoi pensieri il minore.
«Allora sei arrabbiato! Forza, sfogati dimmi tutto quelli che pensi, non nasconderti dietro quella faccia da angelo a cui va sempre bene tutto e niente può farlo alterare perché troppo buono»
buttò fuori il biondo.
«Cosa vuoi sentirti dire Yoongi? Che ti odio? Perché dovrei?! Sei mio fratello» Il moro non riusciva a comprendere dove volesse arrivare.
«Si! È questo quello che voglio! Almeno ci sarebbe una spiegazione per come ti stai comportando, perché io non l'ho trovata, preferisco sapere che mi odi, perché allora potrei fare qualcosa per rimediare, per farmi perdonare, ma come posso riparare a qualcosa che non so? Perché non ho idea di cosa ti passi per la testa Jimin!»
Gli venne su in un vomito di parole.
Il suo nome pronunciato dal maggiore suonava così tremendamente triste.
«C'è che non voglio dirtelo! Smettila di fare il bambino e rispettami»
disse con l'amaro in bocca.
Yoongi perse le parole ma continuò a guardare imperterrito il minore.
Jimin si accorse dei lampi che gli stavano mandando gli occhi del biondo.
«A-allora...i-io sono stanco, per favore puoi chiudere la doccia e lasciarmi riposare?»
Tentò il minore con la voce che tremava. Si avviò verso il letto e vi si ci accomodò sopra chiudendo gli occhi ma restando in guardia nel caso il maggiore avesse voluto tirargli un brutto colpo.
Tutto ciò che udì però fu il terminare dello scorrere dell'acqua e una porta chiudersi. Suppose fosse quella della camera perciò si rilassò pensando che Yoongi fosse andato via sistemandosi meglio sul materasso.
Dopo vari istanti sentì un tonfo sordo e una figura schiacciata contro il suo corpo. Rimase immobile, paralizzato nonostante il leggero dolore che lo richiamava a causa delle ferite.
Percepiva il suo respiro sulle guance ormai di un colore rosso porpora.
Sentì i capelli accarezzargli la guancia destra, segno che il maggiore si fosse sporto verso il medesimo orecchio.
"Tra noi due il bambino sei unicamente tu Jimin" sussurrò con respiro caldo che gli solleticava la pelle.
Una corrente di freddo improvvisa gli attraversò le ossa ancora una volta.
Sentì il maggiore alzare il capo e fissarlo.
Involontariamente aprì gli occhi per incontrare i grigi di Yoongi, residui di piogge, e si perse in quel tiepido temporale.
Entrambi realizzarono dopo un lasso di tempo la situazione scomoda in cui si trovavano ma non accennarono a muoversi. Videro passare nei rispettivi occhi miliardi di emozioni, si sentivano lontani anni luce e più vicini di quanto il potere di risoluzione potesse impedirgli.
Che le labbra fossero diventate calamite? Che fossero diventate incapaci di sottrarsi le une alle altre mentre invece avrebbero fatto due poli negativi?
Nessuno dei due riuscì a spiegarselo quando i papaveri rossi di Jimin e i gigli bianchi di Yoongi si sfiorarono.

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