Capitolo quarto

902 91 34
                                    

Sono seduti al tavolo, chiacchierano ormai da un'ora, ma dalle loro labbra non è ancora uscito nulla di rilevante.

Non sono abituati, le loro conversazioni sono state tanto frivole neanche appena conosciuti che è quasi difficile crederci.

Hanno parlato del tour di Ermal, delle sue emozioni, del suo entusiasmo, delle sue aspettative; hanno parlato del lavoro di Fabrizio, di come si trova in Portogallo.

Il romano gli ha raccontato del suo arrivo, degli impedimenti con la lingua, degli strafalcioni che commetteva nei primi mesi. Gli ha raccontato del ruolo fondamentale che Emilia ha avuto nella sua vita, di come ha cercato di tirarlo fuori da quel baratro della disperazione e di come ha tentato, invano, di farlo andare avanti.

Tuttavia, nessuno dei due ha davvero sentito quello che in realtà vorrebbe sentire. Fabrizio non ha parlato di quello che prova, non si è scusato per essere partito, ha fatto finta che in quei due anni ha solo cambiato mestiere ed Ermal non ha ancora vuotato il sacco.

Entrambi sanno che l'altro aspetta solo quel momento però.. Però hanno paura.

Non sanno cosa verrà buttato fuori, non sanno come verrà presa. Non sono pronti, non si aspettavano potesse succedere così.

Ma, alla fine, dopo l'ennesimo inutile dialogo sul tempo, i nervi di Fabrizio crollano.

Guarda la porta, mentre i palmi si riempiono di sudore. Tutto quello sta iniziando a stancarlo.

Questa notte non è riuscito a dormire, troppo preso dagli avvenimenti della serata. Non è riuscito a smettere di pensare a quanto successo.

Vorrebbe risposte, davvero, ma sa che non l'avrà. Piuttosto, preferisce ricordare quello che l'albanese non ricorda da solo, nella speranza di interrompere quella tortura. E come al solito basta un nome per riportarli a quella realtà che disperatamente cercano di cancellare.

«Silvia.»

Non dice altro, non ce n'è bisogno.

Ermal ha capito e lui lo sa.

«No.» risponde allora il cantante più giovane, scompigliandosi i capelli e cercando di nascondete il sorriso triste che è nato sentendo la sua voce spezzata. «Non devo tornare da lei» precisa. Gli stringe la mano abbandonata sulla cerata. Fabrizio non ricambia il gesto, ma non si sottrae alla stretta e questo è già abbastanza, considerata la sua fragilità. Quella che lui stesso ha causato.

Sente i suoi occhi addosso, bruciano come fiamme mentre cercano di indagare sempre più nel profondo, forse per illudersi che quello che ha sentito in realtà implica quello che desidera o forse per ricordare a se stesso che per quanto possano piacergli quelle parole il passato non si cambia.

«Fab.» lo richiama per cercare di levare dal suo volto quello sguardo ferito, ma non funziona.

Fabrizio sta guardando altrove, adesso i suoi occhi sono puntati sulla finestra.

L'odore di Ermal è inebriente e gli è mancato, dannazione se gli è mancato. Vorrebbe stringerlo come ha fatto prima, davanti gli occhi di Emilia, che ha lasciato la casa subito dopo. Vorrebbe baciarlo, perché quelle labbra un po' screpolate e rovinate da morsi lo attirano come miele. Ma non può. E non può, perché nonostante tutto c'è sempre lei di mezzo. Non importa quello che l'altro può dire: si è presentato comunque con Silvia lì, in Portogallo.

«Fab.»

Il romano finalmente si costringe a guardarlo, e quello che trova... Oh, quello che trova è quanto di più delizioso esista.

Ermal ha gli occhi velati di lacrime e sorride, poco, pochissimo, ma sorride e non c'è niente di più bello.

«Non devo tornare da Silvia.» lo scandisce per bene, per far penetrare il messaggio all'interno della sua mente. «Né ora, né mai.» precisa stringendo ancora di più la sua mano, prima di avvicinarla alla sua bocca per lasciarci un dolce bacio.

La Strada || MetaMoro Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora