Scontro

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Fonte immagini e GIF: Google immagini.

Sulla via del ritorno il silenzio è rotto solo dai rumori circostanti: le auto che passano, le persone dentro i bar, i gruppetti di ragazzi che bighellonano nel parco cittadino.

Marte si ferma davanti a un negozio aperto ventiquattro ore e mi dice di aspettare fuori. Che voglia comprare da bere? Magari è il suo modo per festeggiare. Ma sbaglio la previsione; difatti esce con in mano una stecca di sigarette.

Riprende a camminare con me che lo seguo silenziosa. Non so che cosa dire, anche se lo conosco da quasi tutta la vita.

«Domani, dopo aver fatto compere, svuoterò l'armadio e i cassetti, così potrai mettere le tue cose. E prima che tu mi svenga per strada, non dormiremo assieme. C'è il divano letto, per te.»

Beh, di certo non mi sarei offesa a dividere il letto con lui, ma non è a conoscenza dei miei sentimenti, ed è naturale che pensi così.

«Il divano letto va più che bene, non devi preoccuparti. Mi so adattare. E per quanto riguarda i vestiti, potrei sempre metterli dentro ad un contenitore di plastica», si volta con in faccia una strana espressione, «non voglio crearti più disturbo di quanto non te ne abbia già causato. Non devi mettere tutto a soqquadro, o rinunciare ai tuoi spazi per me.»

Con movimenti esperti si accende una sigaretta; il riflesso della fiamma fa ardere i suoi occhi così maledettamente azzurri.

«Non è poi questo gran caos, Nikky, si tratta di un cassetto e di un po' di spazio. Non devo arredare da capo la casa. Tu ti fai troppi problemi, baby» sogghigna.

«Uhm, hai ragione. Sono sempre un po' cervellotica. Comunque sia, grazie mille per tutto. So che lo sto ripetendo in continuazione, ma non so come altro ringraziarti.»

«Puoi cominciare col metterti dietro di me e chiamare questo numero. Dì che ho bisogno di rinforzi immediati e che sei... mia moglie» mi passa il telefono, io mi rifugio dietro il suo corpo. Non so per quale ragione agisca così, ma è meglio non ficcare il naso. Premo il tasto di invio della chiamata, risponde un tizio sconosciuto qualche secondo dopo.

«Che succede?»

«Ciao, sono... la moglie di Marte, mi ha detto di chiamarti e di inviare subito dei rinforzi. Siamo tra la Mason e Charter, all'angolo con la tabaccheria» sparo tutto così velocemente da dubitare che abbia capito anche solo una parola.

«Cazzo, arriviamo, tenete duro» riaggancia subito, io gli rimetto il telefono nella tasca della felpa grigia.

«Mars, che succede?» lo chiamo involontariamente col nomignolo che gli detti quando eravamo bambini.

«Un contrattempo, niente di irrisolvibile.» Ma questa replica non mi rassicura per niente. Faccio capolino da dietro la schiena e vedo un gruppo di delinquenti che marcia verso di noi. Il loro capo ha un'aria così sinistra da farmi pensare di essere precipitata in un thriller.

«Bene, bene, bene, guarda un po' chi si rivede. Come va, Marte?» il tono di sfida non passa inosservato.

«Tutto liscio, fino ad adesso. Che cosa vuoi Steel?»

Adesso capisco, so chi è Steel: il più pericoloso individuo del nostro quartiere. È partito dalla classica gavetta, come militante di un boss locale, fino a prenderne il posto un paio di anni più tardi. E se pensavo che Kallan fosse cattivo, devo ricredermi; lui lo batte su tutti i fronti.

«Niente altro se non fare due chiacchiere con vecchio amico e... la sua nuova puttanella.»

Anche se non gli sono davanti posso sentire il rumore dei denti che digrignano.

SIAE Tutto in una notte [STORIA BREVE] SU AMAZONDove le storie prendono vita. Scoprilo ora