Capitolo 1: il fumetto

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Aleksandra's P.O.V.

Sono 2 giorni che Ruslan non torna a casa.
Aleksej piange perché vuole vedere il padre ed io sono disperata.
Mi alzo dal letto e decido di farmi una doccia prima di svegliare Aleksej per portarlo a scuola, fa la prima elementare e si lamenta continuamente dei compiti che gli assegnano, proprio come faceva suo padre...

Entro in doccia e dopo un 15 minuti esco e mi asciugo.
Vado in camera per vestirmi.
"Lëša, svegliati..." gli sussurro all'orecchio scuotendolo un po'. Lui si gira verso di me e mi guarda con i suoi occhioni azzurri.
"Mamma... Non voglio."
Rido per la sua espressione.
"Lëša dai... Muoviti." Si alza sbuffando e va in bagno.
Intanto io mi vesto optando per una semplice maglietta nera, una felpa bianca ed un paio di jeans, come scarpe metto le mie Superstar bianche e nere.

Che dopo cosa mi ci impegno a fare se poi devo mettermi un giubbino che mi fa sembrare una mongolfiera?

Aiuto Lëša a lavarsi e poi lo vesto.
"Dai Lëša andiamo che è già tardi" gli dico mentre prendo le chiavi e il cellulare dal comodino.
"Va bene..." Sbuffa mettendo il broncio.
"Dai che ora al bar ti prendo una bella ciambella al cioccolato, quella con gli zuccherini sopra" gli dico aspettando la sua reazione.
Si gira di scatto verso di me e mi dice
"Mamma, dai, andiamo!"
Rido come una stupida guardandolo...
Usciamo di casa e ci incamminiamo verso il bar.

Arriviamo ed entriamo e come ogni mattina c'è Anastasija, la barista, che sorride vedendo Aleksej entrando.
"Buongiorno Nastja, il solito" le sorrido.
"Subito!" risponde prendendo una ciambella e dandola ad Aleksej e preparando un caffè per me.
Faccio sedere Lëša ad un tavolino affianco al bancone e guardo il cellulare scrivendo l'ennesimo messaggio a Ruslan.

A Ruslan:
Dove sei??! Sono due giorni che manchi, Lëša ti vuole a casa ed anch'io.
Ti amo...

"Aleksandra!" alzo la testa sussultando. È Nastja.
"Dimmi."
"Il caffè... -lo indica- Ruslan non si è fatto ancora sentire eh?"
Scuoto la testa "No. Non risponde né ai messaggi né alle chiamate. È come se non volesse più parlarmi. Non so cosa fare..." Faccio l'ultimo sorso di caffè.
Nastja vedendomi un po' giù mi sorride "Dai, andrà tutto bene... Ne sono sicura"
"Speriamo... Ora dobbiamo andare -prendo Lëša per una mano e lascio i soldi sul bancone- ci vediamo!"
"Sì! Ciao Aleksandra, ciao Lëša!" Nastja ci saluta e noi usciamo dal bar.

Arriviamo a scuola e accompagno Lëša dalla maestra.
"Ci vediamo dopo, ciao amore!" gli bacio la guancia.
"Ciao mamma!" mi saluta con la mano ed entra insieme alla maestra e i compagni.

Io torno a casa e inizio a pulire quando sento il telefono squillare.
"Pronto?"
"Aleksandra, sono mamma, come va?"
"Bene, stavo pulendo e a te e papà?"
Sorrido pensando a mio padre che sicuramente in questo momento starà lavorando, come sempre.
"Bene, Lëša come sta? Gli è passata la febbre?"
"Sì, oggi infatti è tornato a scuola."
Mi appoggio al bancone della cucina.
"Mh, va bene. Senti, io devo andare che devo andare a fare la spesa. Ci sentiamo amore mio" sorrido e la saluto anch'io.
"Ciao mamma, ci sentiamo. Un bacio." riattacco.

2 ore dopo...

Mi butto sul divano dopo aver pulito tutta casa. Ad un certo punto sento bussare alla porta.
Vado ad aprire e mi ritrovo un Ruslan pieno di ferite in faccia.
"Ruslan! Che cosa cazzo hai fatto? -urlo allarmata- hai fatto a botte?"
Lui scuote la testa ed entra.
"Non urlare per favore, ho fatto una semplice rissa ieri sera. Niente di che..."
Io scuoto la testa velocemente.
"Ma come "niente di che"?! Sei pieno di ferite sulla tua cazzo di faccia" urlo ancora di più perché mi dà un fastidio enorme quando sminuisce una cosa.
"ALEKSANDRA! CAZZO! HO DETTO CHE NON DEVI URLARE!" urla lui ancora più forte.
"Scusa... È solo che mi fai incazzare tantissimo quando minimizzi tutto... Fammi disinfettare le ferite." vado a prendere del disinfettante e dell'ovatta mentre lui si siede sul divano.
"Dove sei stato?" mi siedo accanto a lui e inizio a passare il disinfettante sulle ferite.
"A casa di mio fratello -fa una smorfia di dolore quando passo l'ovatta sulla ferita più grande- sono andato a trovarlo." lo guardo fisso negli occhi.
"Non potevi dirmelo?! Sono stata in pensiero tutto il tempo pensando che ti fosse accaduto qualcosa di brutto."
Lui mi guarda e mi accarezza una guancia.
"Tranquilla. E se ti stai chiedendo il perché delle mie non risposte alle tue chiamate o ai tuoi messaggi -caccia il cellulare dalla tasca e me lo mostra, è tutto crepato e ha lo schermo tutto bianco a causa dei cristalli liquidi rotti- eccolo!"
"Come si è rotto?" aspetto la sua risposta.
"Mi è caduto e si è completamente rotto ecco perché non ti ho risposto. Tranquilla, non mi è successo niente a parte questa rissa che è scoppiata perché uno stronzo mi ha accusato di guardare il culo alla sua ragazza. Ma non glielo stavo guardando. Te lo giuro" mi guarda, sorride e mette una mano sul cuore.
"Farò finta di crederti -rido- ora però lasciami andare a preparare qualcosa da mangiare." mi alzo ma lui mi tira per un braccio e mi bacia.
"Cucina qualcosa di buono -si alza- vado a farmi una doccia" mi tira uno schiaffo sul culo e sale di sopra mentre alzo gli occhi al cielo e vado in cucina a cucinare.

Ruslan's P.O.V.

Salgo di sopra e metto la pistola, che nascondevo dietro la schiena, nella parte alta del mio armadio.
Questi due giorni hanno fatto abbastanza schifo, ho bisogno di una doccia ghiacciata.
Entro in bagno, mi spoglio ed entro in doccia mettendomi sotto il getto d'acqua fredda.
Sento tutti i muscoli che si tendono e ripenso a quello che è successo in queste 48 ore e voglio solo che il mio cervello dimentichi...

Dopo una mezz'oretta esco dalla doccia, mi asciugo e mi vesto.
Non vedo l'ora di rivedere il mio piccolo ometto.
Mi stendo sul letto e guardo il soffitto.
Dopo un po' scendo di sotto e mi metto sul divano, accendo la TV e fumo una sigaretta.
"Rusja?" sento Aleksandra che mi chiama.
"Che vuoi?" rispondo un po' scazzato.
"Dopo vai tu a riprendere Lëša?"
"Va bene!" non vedo l'ora di rivederlo, quel bambino è una delle poche persone che amo veramente.
"In questi due giorni non la smetteva mai di chiedermi dove fossi... Quando ti vedrà farà un sorriso a sessantaquattro denti" sorrido e faccio un tiro dalla sigaretta.
"Anche a me è mancato... Tanto." sono sicuro che lei starà sorridendo come una stupida in questo momento.
"Mh... Comunque oggi cucino della pasta con i pomodori perché non ho per niente voglia di impegnarmici." spengo la sigaretta.
"Per me va bene, ma stasera andiamo al ristorante. Non ti faccio cucinare proprio." vado in cucina.
"E con quali soldi?" mi guarda inarcando il sopracciglio sinistro.
"Fidati. Io soldi ce li ho, tu non devi preoccuparti di niente." la bacio.
"Va bene... Come vuoi tu." torna a tagliare i pomodori e cerca di nascondere un sorrisetto.
"Voglio il vino bianco questa sera però... Sennò restiamo a casa eh!" mi sorride e fa un risolino.
"Anche se non sono molto d'accordo pur di non mangiare qualunque cosa strana tu abbia intenzione di cucinare accetto." la guardo fissa negli occhi e lei mi tira uno schiaffo sul braccio.
"Ma vaffanculo... Vuoi vedere che non cucino più veramente?" mi guarda come se volesse uccidermi e io le scoppio a ridere in faccia.
"Faresti un favore a tutti -mi allontano piano piano- il tuo boršč fa abbastanza schifo!" dico tutto velocemente e corro chiudendosi in sala.
"Io ti ammazzo brutto stronzo..."
Rido e la sento mentre sclera come una pazza contro di me, maledicendomi in tutti i modi possibili.

Sono le 13.00 e decido di incamminarmi verso la scuola di Lëša, che non è molto lontana.
"Vado a prendere Lëša!" urlo ad Aleksandra che è ancora in cucina.
"Ok, vi aspetto." risponde affacciandosi dalla porta.
"Ok, a tra un po'." esco e chiudo la porta alle mie spalle.

Mentre sono quasi di fronte la scuola di Aleksej ricevo una telefonata.
"Pronto?" aspetto una risposta che ci mette un po' ad arrivare.
"Ruslan, buongiorno, sono Evgenij. Come va?" questo nome già basta a rovinarmi la giornata...
"Cosa cazzo vuoi? Ci eravamo accordati per domani." rispondo con un tono di voce molto infastidito.
"Calmati, calmati... Oggi non devi fare niente di speciale. Devi portare solo un avvertimento, devi intimidire qualcuno per noi. Gennadij Varnov, devi solo farlo affrettare a pagare. Mi raccomando, conto su di te... Buona giornata e salutami Aleksandra." fa un risolino e riattacca.

Cazzo!!!
Doveva proprio rompermi i coglioni oggi...
Ho voglia di spaccare qualcosa per il nervoso...

Arrivo davanti la scuola di Aleksej e dopo cinque minuti lui esce insieme ai suoi compagni e alla sua maestra.
Mi avvicino e mi faccio vedere dalla maestra che dice ad Aleksej di venire da me.
Lëša si gira all'improvviso verso la mia direzione e mi corre incontro.
"Papà!!! Mi sei mancato!" mi sorride e mi salta addosso.
"Anche tu, ometto, mi sei mancato!" lo metto a terra e gli prendo lo zaino.
Cerco di farmi vedere felice almeno per lui, ma quel bastardo sapeva che volevo stare con la mia famiglia oggi e invece ora devo andare a casa di un tossico pieno di debiti e farò anche ritardo alla cena fuori che avevo promesso ad Aleksandra.

"Papà, mi compri un fumetto all'edicola? La maestra ha detto che dobbiamo esercitarci a leggere." mi guarda in attesa di una risposta.
"Lëša oggi no. Dobbiamo andare." lui mi guarda male ed inizia a frignare.
"Ma papà dai... Lo ha detto la maestra." insiste ancora.
"Lëša ho detto di no. Domani te lo compro." rispondo restando calmo.
Odio i piagnistei...
"Papà ti prego!" inizia a tirarmi dal giubbino verso l'edicola.
"Lëša ho detto di no! Ora zitto, smettila di frignare e cammina!" perdo la pazienza, gli urlo contro e lo tiro per una mano mentre lui mi guarda impaurito.

Dopo una decina di minuti siamo a casa.

Aleksandra's P.O.V.

Sento la porta aprirsi mentre apparecchio la tavola quindi suppongo che Ruslan sia tornato con Alëša.







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⏰ Ultimo aggiornamento: Apr 04 ⏰

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