pluie

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Si spostava freneticamente passo dopo passo.

Diretta verso la scuola, avanzava con premura, più agitata che nell'ordinario. La mente e il cuore erano in tumulto. La testa quasi le scoppiava dalle troppe supposizioni degli ultimi tre giorni, e sebbene tentasse di calmare quel fastidioso mal di testa, non ci riusciva. Ci aveva già provato, ma sembrava impossibile, dal momento che, ogni qualvolta sembrava essersi sbarazzata delle continue riflessioni che la impensierivano, di nuovo facevano capolino, persistenti.

Si era anche chiesta perché non l'avesse notato prima, o non ne avesse neanche avuto il dubbio; ma non se lo spiegava mai.

Neanche una volta, nella sua mente, c'era stata traccia del minimo sospetto, della minima sfiducia, semplicemente perché non se n'era mai preoccupata. Ma in quei suddetti, maledetti tre giorni, aveva iniziato a pensare che il suo cervello fosse in realtà uno dei vagoni delle montagne russe. Primariamente, si poteva definire solo una "pulce nell'orecchio", che però, nell'arco di poco tempo, era diventata qualcosa di più grande, qualcosa di enorme, che non poteva più ignorare.

C'erano tanti, tantissimi fatti a testimoniarlo, a sottolineare che non era impazzita da un momento all'altro. Per esempio i suoi modi di fare, le sue abitudini, i suoi difetti, e sotto un punto di vista più banale, il suo stesso aspetto. Non poteva vantarsi di conoscere tante persone, ma quasi mai, in tutta Parigi o addirittura in tutto il mondo, aveva visto un ragazzo con i capelli biondi e gli occhi verdi. Quella combinazione un po' particolare, era solo una delle tante realtà che aveva trascurato fino a quel momento.

Eppure, in quell'andirivieni di operazioni mentali, qualcosa l'aveva compreso. E cioè che quel ragazzo aveva un qualcosa in più, era un qualcosa in più.

E no, la questione non si riduceva al suo aspetto: non si giudicava così superficiale da considerare quello uno dei cardini del suo stato d'innamoramento, né tantomeno credeva che qualcosa sarebbe cambiato se fosse stato meno avvenente. No, no, non era quella, la cosa per cui stava smaniando tanto.

Nei giorni precedenti, aveva notato fatti la cui evidenza non poteva esser messa in discussione.

Nel primo dei tre giorni, Adrien si era presentato in classe con un'enorme impronta, dai toni del blu, sulla guancia destra. Aveva cercato di celarlo con l'ausilio del trucco, ma non aveva avuto successo. Era un ematoma, diceva lui, che si era procurato a lezione di scherma, e che aveva minimizzato, dicendo che non era grave. Una domanda era saltata subito nella mente di Marinette: quale caduta aveva mai potuto compiere, per procacciarsi un simile livido? Inoltre, appena l'aveva visto, poteva giurare che un'immagine della lotta del giorno prima le fosse apparsa in mente, come a ricordarle quando, lo stesso Chat Noir era stato scaraventato, suo malgrado, dalla vittima akumizzata, per poi sbattere a terra di faccia, e più precisamente dalla parte della guancia destra. Effettivamente, Chat Noir non l'era sembrato molto concentrato per tutta la battaglia. Così aveva fissato il ragazzo con intensità, avvolta nei pensieri, per cogliere un minimo di cedimento da parte sua, ma quello che aveva ricevuto in compenso, era stato un sorriso sghembo.

Poi, gli usi inequivocabili del giovane, sembravano sempre suggerirle qualcosa, ché quei gesti già li aveva notati in qualcuno. Il suo grattarsi la nuca, il sedersi a gambe incrociate quando aveva pensieri per la testa, il suo modo di alzare il sopracciglio sinistro nel momento in cui era perplesso; le sue mani che gesticolavano quando faticava a esprimere un concetto. Non era cosa da poco conoscere tutti quei particolari che passavano inosservati per il resto, ma non per lei. Lei li conosceva, molto, molto bene.

È impossibile- quasi- notare le peculiarità, i comportamenti, le fobie di una certa persona, se non si passa tempo con essa: non si finisce mai di conoscere chi si ha accanto. E questo Marinette l'aveva appreso con sorpresa: non pensava di conoscere tutto del ragazzo, ma non si sarebbe mai immaginata di arrivare a un punto del genere, a una svolta del genere.

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