3. incendio di petali di rosa.

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Son la stanchezza reincarnata a persona,
davvero merito ciò?

Urla crucce di una gola sanguinante,
occhi di carbone e lacrime di carta.

Sto piangendo a bocca chiusa, perchè nessuno ode il rammarico che queste quattro mura hanno ormai assorbito da mesi e mesi?

Prego sempre in un tuo perdono, hai lasciato che rose velenose sbocciassero dentro di me, ferendomi con quegli interminabili rovi, e facendomi sanguinare dall'interno.

È questo l'amore?

Mi stai per caso offrendo in sacrificio? Io, son già figlio d'un sacrificio?

Ingravidato dalla disperazione di due dita negli occhi e sgambetti improvvisi.

Odiami con tutta la tua anima,
deglutisci davanti ai miei occhi,

voglio vederti fremere.

°

Mr. Min aveva appena completato, da solo, l'intera sorveglianza dell'ala ovest; arrivando alla conclusione che, sì, quella parte della villa era apparentemente inaccessibile: molteplici lucchetti a tenerlo separato dal proprio tesoro, ma non ancora per molto.
D'altronde, la villa adesso apparteneva a lui, e si era mai visto prima d'ora un marinaio inconsapevole del mare in cui stesse navigando?
Yoongi conosceva la risposta al quesito, ed era un secco no.

Continuava a ripetersi, convinto come mai prima, che lì avrebbe trovato grandi ricchezze.
E chi pensava stesse parlando di denaro, si sbagliava.
Volere così frivolo, infondo.
Spilorcio,
e pietoso.

Yoongi non era nulla di tutto ciò,
e anche se poteva sembrarlo - e lo sembrava eccome - mai se ne sarebbe curato.

E in quel momento, trovandosi nuovamente davanti la grande entrata arcuata di quella villa misteriosa, sguardo socchiuso e labbra strette da un inspiegabile sentimento, sembrava stanco.
Così stanco.

Erano le 04:12 di una calda notte, e lui, si trovava lì.

Attratto dalla curiosità e da un pericolo di cui ancora non era cosciente; imprudente.
E poi,
un rumore fra i cespugli che tutto circondavano,
un'ombra,
e un sussulto da parte di essa. Probabilmente pensando che ormai più nessuno potesse interessarsi a questa struttura.

"Chi va là!"
E la possente voce di Yoongi, al massimo della sua profondità a causa dell'inutilizzo, non tardò a fare il suo ingresso mettendo in fuga quello che sarebbe forse potuto essere un ladro.

Una forte confusione s'impossessò della sua mente: cosa avrebbe mai potuto rubare? Tutto ciò che quella villa conteneva al suo interno, e che ora si trovava nei magazzini della sua azienda, era completamente bruciacchiato.
La villa, non troppo tempo fa, fu ospite di un grande incendio che avvolse la maggior parte di essa.
Quest'ultimo portò con sè tredici vittime e quarantasette feriti, fra cui, la scomparsa di una delle persone più importanti presenti quella sera.

5 ANNI PRIMA, ANTE L'INCENDIO.

"25 dicembre, la sera di Natale.
Non ho mai visto la villa addobbata in questo modo, le luci sono ovunque! Mai viste essere così magnetiche.

Yorin dice di non andare, di restare con lei, che ha paura.
Ma per quante volte io l'abbia portata a ripetermene il motivo, non ne capisco il perchè, tantomeno lei lo ha rivelato.

Ho... faticato così tanto per arrivare fin qui, per esibirmi davanti ad un pubblico pensante.
Perchè tirarmi indietro adesso?

Il suo viso è contorto da un'espressione così preoccupata da far sentire scosso anche me, ma non vuole parlarmi, non vuole rivelarmi ciò che la turba.
Questo mi ferisce.
Pur non essendo consanguinei, l'ho sempre ritenuta una madre; sempre stata più come un'amica e confidente che come una badante, e sapere mi reputi ancora troppo giovane per condividere con me i suoi timori, mi fa stare male.
Io che invece l'ho sempre fatto.

Attualmente sta stringendo il bianco corsetto in pizzo attorno al mio esile corpo con cui tanto ho lottato.
sento l'addome pregare di fermarsi, che è troppo stretto e fa male, ma sopporto trattenendo un ringhio.

Poso lo sguardo su Yorin, e le sorrido,
ma quando vedo una lacrima scendere giù dalla sua pallida guancia, il mio sorriso si appresta a sparire.

Lei ridacchia imbarazzata e mi accarezza i capelli ormai d'un grigio sbiadito, coccolandomi e complimentandosi dolcemente dei miei sedici anni appena compiuti e di come io mi sia fatto così bello, così simile a mia madre.

Ma qualcosa non va.

Ad interrompere quel momento così intimo, è un uomo sulla cinquantina, che con fare sbrigativo ci dice di muoverci, che il pubblico sta aspettando e
vuole vedere Park sul palco.

Sento le farfalle nello stomaco, l'adrenalina mi rapisce.

Mi giro per cercare l'incoraggiamento pre-esibizione da parte di Yorin, ma vengo accolto solo da una scena che fa spezzare il mio piccolo cuore.

Entrambe le sue piccole ed esili mani si apprestano a coprire quello che è un disastro di emozioni sul suo viso. Tristezza, ansia, angoscia...

Ma io non potevo saperlo.

Come avrei potuto?

Da quel giorno, la colpa divenne mia per sempre."

°

Yoongi, ancora confuso dallo strano incontro con quella presenza, semplicemente decise che ci avrebbe pensato l'indomani.
Per ora, i suoi unici pensieri andavano ai cinque diversi mazzi di chiavi che egli teneva fra le lunghe dita affusolate.
Passò quest'ultime lungo la propria cute in modo stanco, in cerca d'un effetto quasi catartico, e facendosi scappare un lungo sbadiglio si azzardò a chiudere gli occhi per un secondo.
E fu proprio in quel breve istante che percepì un leggero spostamento d'aria al suo fianco, petali di rosa bagnati, proprio lì, accanto a lui.
Si girò freneticamente attorno, ma, suo malgrado, i giardini della villa ospitavano solo margherite, niente rose.
Piegò le ginocchia, e abbassandosi all'altezza di quei petali, ne prese uno fra le mani.
Era palesemente secco, seppur bagnato, e portandoselo vicino al piccolo naso dai tratti fini, l'inconfondibile odore di rose rosse pervase le sue narici facendogli socchiudere gli occhi assieme ad un altro che in quel momento non seppe distinguere.

"È tutto così bizzarro..."
Mormorò fra sè e sè.
Le palpebre ricadevano ancora pesanti, nascondendo i suoi piccoli occhi color pece.

Nonostante le stranezze non mancassero, lui era lì, calmo, ma non paziente.
E proprio con questo pensiero, si alzò di scatto, avvicinandosi a passo spedito verso quell'entrata che ormai conosceva a memoria.

Rumori di passi leggeri si potevano udire di sottofondo.
Ciò non allarmò Yoongi: aveva già compreso che qualche sciocco si fosse introdotto nella propria villa.
Ma forse, questo sciocco, stava cercando ciò che, anche per lui era irraggiungibile.

E allora lo lasciò fare.

Quell'individuo, lo avrebbe portato al tesoro.

E per Yoongi, non c'era nulla di meglio che vincere una partita con l'astuzia.

Si sentiva così bene, in quel momento.

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