『 𝔫𝔬 𝔱𝔢𝔞𝔯𝔰 𝔩𝔢𝔣𝔱 𝔱𝔬 𝔠𝔯𝔶 』

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29 Maggio 2017

Ariana's pov.

Sentii il rumore di tacchi echeggiare nel corridoio adiacente alla mia stanza, presi un grosso respiro e mi preparai, per quanto potessi, a quello che stava per accadere, era l'ennesima volta che succedeva e ancora non riuscivo a gestire l'immenso dolore che provavo.

La stessa donna che vedevo ogni giorno entrò dalla porta e si avvicinò a me con cautela, quest'oggi non aveva con se il carrello di ferro con il quale portava quella strana sostanza, entrò a mani vuote lasciandomi sorpresa.

Si spostò in avanti verso il mio viso e inclinò la testa per guardarmi negli occhi, non sapevo cosa volessero da me ma avevo come l'impressione che temessero la mia morte, venivano a qualsiasi ora del giorno per guardarmi negli occhi e vedere se nel mio sguardo era cambiato qualcosa, come se fosse la conferma che stessi bene. Anche se era impossibile.

Dopo aver constatato che fossi sveglia staccò le catene dal muro dandomi la possibilità di toccare terra con i piedi dopo parecchi giorni.

Caddi in ginocchio a peso morto facendomi male alle gambe, non riuscivo a reggermi in piedi perché non ne avevo la forza. Tastai il suolo e cercai invano di mettermi seduta ma la donna mi prese rudemente per un braccio, mi legò i polsi con uno straccio sporco e strinse bene la stoffa, accertandosi che non potessi sciogliere il nodo.

Mi appoggiò le braccia sulle sue spalle e tirò finché non mi alzai, mi condusse fuori dalla stanza e percorse il corridoio frettolosamente facendomi perdere l'equilibrio più volte. Caddi nuovamente e ricevetti un calcio nello stomaco già dolorante a causa delle catene troppo strette.

"Alzati puttana, il capo vuole svolgere dei test su di te, di persona." Sputò acidamente.
Mi alzai a fatica e la seguii appoggiandomi alla sua spalla fino a raggiungere una porta di ferro arrugginito, la aprì con forza facendo si che sbattesse contro il muro rumorosamente.

Sobbalzai dallo spavento e venni spinta all'interno, sbattei contro una sedia e mi dovetti appoggiare al muro per non finire nuovamente per terra.

Dovevo liberarmi, non resistevo più.
Sfregai istericamente i polsi arrossandone la pelle, avvicinai la bocca all'estremità della stoffa che mi teneva le mani legate e tirai una volta stretti denti attorno ad essa. Non feci altro che peggiorare la situazione, nodo si strinse maggiormente impedendomi di muovere i polsi con una certa velocità.

Sbuffai e mi accasciai a terra, misi la testa fra le gambe nude e chiusi gli occhi. Sarebbe mai finito quell'incubo?

Sentii il cigolio della porta e una persona mi prese saldamente per un braccio alzandomi dalla mia posizione, mi soffió a denti stretti sulle guance e mi diede uno schiaffo.

"Alza la testa quando ti parlo!" Gridò.
"Il capo ha chiesto di poter assistere al tuo miglioramento, io sono qui solo perché devo preoccuparmi che tu non dia di matto durante la performance, infondo, sei pazza, come potrei dargli torto."

Riconobbi subito quella voce rauca, era lo stesso uomo che il giorno precedente mi aveva quasi soffocata. Iniziai a tremare dalla paura e ricevetti una manata sulla coscia, la mia pelle si arrossò lasciando il segno ben definito delle mani colpevoli dei peccati di questo sudicio essere umano, sempre se così poteva essere chiamato.

Mi fissò insistentemente facendomi spaventare, suoi occhi verdi con delle sfumature grigie mi ricordavano una foresta buia, mi incutevano paura. Così come la sua intera faccia ricoperta da rughe poco pronunciate e una barba sottile che contornava il suo volto corrucciato in un'espressione crudele. Le sopracciglia folte non facevano che accentuare la mia paura dato che lo facevano sembrare un mafioso famoso e ricco, anche se doveva essere abbastanza giovane e a dir la verità, se l'avessi incontrato fuori di qui non avrei mai pensato che potesse essere così cattivo.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jan 20, 2019 ⏰

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