Christmas chances

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Il freddo pungente di Novembre, cominciava a farsi sentire nonostante il clima non poi così rigido di San Francisco, il vento che spirava dalla baia però, portava con sé il gelo fino al centro della città. I turisti infreddoliti girovagavano ugualmente per le strade, osservando i grandi palazzi, i tipici Sali e scendi delle strade della città, e prendendo lo storico tram aperto, che dal centro, portava ancora in un paio di punti sulla costa dove visitare il mercato, osservare il Golden Gate, e l'isola di Alcatraz.

Quel giorno, come tanti altri, mentre la gente comune approfittando della pausa pranzo, si ammassava nei negozi a fare compere Natalizie, Lexa, se ne stava nel suo ufficio a studiare la difesa per il tribunale di un nuovo caso. Lei e Anya dopo il college e gli anni di tirocinio, avevano aperto con successo uno studio associato proprio a due passi dal centro della città, e da allora, grazie ad alcuni clienti importanti, avevano avuto la fortuna di farsi un nome come legali, e costruirsi il loro piccolo grande impero. Il caso su cui stava lavorando però, non le dava davvero appigli, per di più, il server dell'ufficio si era bloccato per l'ennesima volta, e stavano attendendo l'arrivo del tecnico per la sostituzione dell'intera macchina, e la migrazione di tutti i loro documenti, perciò presa dallo sconforto del momento, aprì la finestra per prendere una boccata d'aria fresca. Non era solita a farlo, non era solita a prendersi del tempo, a staccare un po', e a distrarsi. Quando era al lavoro, era sempre determinata e concentrata, e non si permetteva mai di fermarsi fino a sera, a meno che, non fosse la sua socia ad irrompere nel suo ufficio e a tirarla fuori a forza.

Ma quel giorno in particolare, il suono di una chitarra di qualche artista di strada attirò la sua attenzione, e la voce ruvida e sporca della musicista, la portò addirittura a voler uscire per la pausa pranzo, per scoprire a chi diavolo appartenesse. Lasciò la finestra aperta, ed oltrepassò la porta con rapidità infilandosi il suo cappotto pesante. Ignorò le imprecazioni di Anya provenienti dall'ufficio accanto al suo, oltrepassò la scrivania della segretaria, che richiamava la sua attenzione per passarle una telefonata, ed in tutta fretta uscì dalla porta, scontrandosi con l'informatica della Polaris Tech.

- Mi scusi Avvocato Woods. – Disse la donna ispanica in arrivo con un carrellino pieno di attrezzature nuove.

- Nessun problema Reyes, ma cambia quel dannato server prima che la Forest ammazzi qualcuno. – Rispose Lexa ridacchiando. Anya era così furibonda quel giorno, che di certo non avrebbe mai voluto essere nei panni di Raven a sopportare le sue lamentele.

- Più che altro spero di riuscire a sistemare tutto prima che ammazzi me. – Ci scherzò su l'informatica, conoscendo il carattere dei due Avvocati di quello studio, e ricordando perfettamente tutti i battibecchi già avuti con l'avvocato Forest. Non che la donna fosse una cattiva persona, anzi dopotutto alla Reyes non dispiaceva il suo temperamento, si divertiva a vederla imprecare contro la tecnologia quando le cose non funzionavano.

- Buona fortuna. – Augurò con gentilezza la Woods per poi sparire velocemente.

Lexa corse fuori dall'ufficio, lasciando la ragazza appena arrivata, in balia della frustrazione della sua socia, che, a giudicare dal suo continuo gridare, doveva essere piuttosto arrabbiata con tutta la tecnologia del mondo. Notò però il sorrisetto divertito sulle labbra della latina, quindi l'Avvocato non si preoccupò più di quel tanto, ed uscì senza perdere altro tempo prezioso.

Scese velocemente in strada, ed il vento gelido subito scompigliò qualche ciocca dei suoi capelli sempre ordinati, ma ancora una volta quel giorno, non di preoccupò di perdere tempo risistemandoli, piuttosto si strinse nel cappotto chiudendone i bottoni, ed avanzò imperterrita seguendo il suono di quella voce che tanto l'aveva colpita. Arrivò quasi correndo fino al largo sul fondo di Powell Street, e proprio lì, a pochi metri dal chiosco degli hot dog, una giovane ragazza seduta su un cajon usurato e malconcio, imbracciava una chitarra acustica, e graffiava con la voce in modo piuttosto affascinante, le note di quel classico rock degli anni 80'.

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